5 marzo 2013

E' sempe sera

Chi ha frequentato La Città della Scienza di Bagnoli, ricorderà sicuramente BIT.
Le mie figlie lo adoravano. Un omino a molla virtuale che intratteneva gli ospiti all'ingresso.
Buffissimo, si trasformava, cambiava voce, parlava, domandava, irriverente, giocoso.
BIT riusciva subito a rompere il ghiaccio, a far superare le timidezze iniziali dei bambini che all'ingresso si trovavano innanzi ad una struttura enorme piena di luce e macchinari infernali.
Quella struttura, bellissima, esempio di recupero di archeologia industriale, ieri sera è andata in fumo.
Bruciata. Pare con dolo.
In quel fuoco color arancio che ieri sera ha rischiarato tutto il lungomare di Coroglio, c'era anche BIT.
E c'era anche un pezzo dei miei ricordi più belli legati alle mie figlie, alla mia famiglia.
Di quelle giornate trascorse alla Città della Scienza. Una festa.
Unico posto a Napoli a misura per piccoli gnomi curiosi e con voglia di scoprire cose nuove.
"Maestra vogliamo organizzare una visita didattica a Città della Scienza?"
Ricordo che queste furono le mie prime parole rivolte all'insegnante di Caterina al primo incontro con noi genitori.
Volevo che anche i compagni di classe delle mie figlie conoscessero quel posto speciale; BIT, il planetario, gli esperimenti sui fluidi, le leve e l'energia elettrica.
Le fiamme son state più solerti delle insegnanti.

Alla Città della Scienza si respirava un'aria diversa. Te ne accorgevi appena entravi. L'aria di una Napoli mitteleuropea. La Napoli che ogni giorno sogniamo tutti noi cittadini che non ci arrendiamo allo squallore e al degrado. La Napoli che sogna il riscatto culturale.
Ieri sera a Coroglio si respirava solo l'odore acre del fumo denso sprigionato dalla combustione dei capannoni avvolti dalle impietose fiamme. L'odore dell'ennesima sconfitta. Ho guardato con occhi lucidi le immagini dell'area dei capannoni avvolti dalle fiamme.

Tocca ancora una volta fare appello a tutta la forza e all'orgoglio per rialzare la testa. Per riuscire a guardare lontano. Ci tocca sperare. Nonostante tutto. Tocca asciugarci ancora una volta le lacrime, tirare su col naso e ricominciare a combattere per la città che sogniamo per noi e per i nostri figli.

Chisst’anno nun se po’ scurdà / avuote ‘e gira è sempe sera / ma c’amma fà’ pe’ avè nu poco ‘e bene / e sempe ‘ncuollo a voglia ‘e dà’ / ma i’mo’ nun ‘ngarro cchiù / ma i’mo’ nun’ngarro cchiù a sunà
(E' sempe sera - Pino Daniele - 1981)

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