28 aprile 2013

Ma Napoli, non c'è

Oh, io questa classifica l'ho letta e riletta tre volte, ma il nome di Napoli e della sua mirabile pista ciclabile, non c'è. Proprio nulla.
Ecco la classifica completa delle dieci migliori città per ciclisti compilata da Active Times
1. Amsterdam, Paesi Bassi.
2. Portland, Oregon Capitale statunitense delle biciclette, grazie a decenni di politiche e progetti a favore delle due ruote (il 10 per cento degli spostamenti totali si fa in bici e ci sono più di 400 chilometri di piste ciclabili). Ha vinto la medaglia di platino della Lega dei ciclisti statunitensi.
3. Copenaghen, Danimarca Il 32 per cento degli abitanti va al lavoro in bici. I ciclisti percorrono in tutto 600mila chilometri ogni giorno e hanno una segnaletica pensata apposta per le ciclabili. Ci sono perfino dei poggiapiedi per i ciclisti fermi a un incrocio. La spesa per le infrastrutture utili alle bici è di 10-20 milioni di euro all’anno.
4. Boulder, Colorado Trecento giorni di sole all’anno e quasi 500 chilometri di percorsi ciclabili, oltre a un programma che promuove l’uso della bicicletta per andare a scuola.
5. Davis, California Città di riferimento per i ciclisti statunitensi, la prima degli Stati Uniti a promuovere le piste ciclabili (nel 1967), che oggi sono presenti nel 95 per cento delle strade cittadine. Negli ultimi dieci anni ha speso 14 milioni di dollari per progetti legati alle due ruote. Oggi ospita la U.S. Bicycling Hall of Fame.
6. Trondheim, Norvegia Ogni giorno 32mila persone usano la bici. C’è anche un ascensore per bici (il primo al mondo, sul modello dello skilift) che permette di salire sulle colline della città senza pedalare.
7. Minneapolis, Minnesota Un programma di bike-sharing, cittadini pazzi per la bici e percorsi per le biciclette dentro e fuori la città (incluso il Cedar Lake Trail, considerato il più bel tragitto per ciclisti degli Stati Uniti).
8. Berlino, Germania Più di 400mila berlinesi percorrono ogni giorno 620 chilometri di piste ciclabili per andare al lavoro e il governo investe ogni anno 3 milioni di euro per la mobilità su due ruote. Si può consultare il sito dei trasporti della città per capire come spostarsi in bici.
9. Barcellona, Spagna Ha un “ring-verde” di cento chilometri pensato solo per le biciclette, un efficiente programma di bike-sharing, Bicing, e percorsi ad hoc anche per i turisti. Barcellona ha installato su una delle vie principali un “contabici” che segna quante ne passano ogni giorno e quanto manca per raggiungere il numero di tragitti in bici fissato per quell’anno.
10. Basilea, Svizzera Piste ciclabili in tutta la città, corsie di svolta a sinistra per i ciclisti e percorsi da fare in bici anche fuori la città.  

(via Internazionale)

The Hole

Se dovessimo misurare e definire il grado di emancipazione della comunità di Napoli e Provincia dallo stato e manutenzione della rete viaria, credo di non correre alcun pericolo di smentita nel prospettare un nostro collocamento tra le civiltà paleolitiche.
E badate bene. Qui non centra nessuna politica o partito.
Questa è gestione ordinaria. E' pura amministrazione. Esercizio ordinario.
Lo stato della nostra rete viaria è uno dei motivi per cui le compagnie assicuratrici applicano tariffe altissime per gli abitanti della cerchia vesuviana.

Da qui sorge ovviamente il dubbio e l'interrogativo sull'utilizzo e destinazione dei soldi che ogni anno paghiamo sotto forma di "bollo auto" e sulla gestione della manutenzione viaria da parte di Comune e Provincia di Napoli.
Ma a queste, come a tante altre domande, è diventato sempre più difficile trovare risposte tanto da far sembrare le domande o terribilmente sbagliate o terribilmente retoriche.

Intanto io sto seriamente pensando di cingolare le ruote della mia auto.

Festival

Ho deciso di giudicare questo nuovo governo Letta esclusivamente sull'operato dei vari ministri. Dare dei giudizi adesso solo in base al nome, all'appartenenza o alla storia pregressa, sarebbe come giudicare una squadra di calcio in base alla campagna acquisti e senza averla mai vista giocare.
Detto questo, un personale giudizio politico sulla scelta di questa compagine di governo me lo son fatto.
Ed è il seguente: il metodo col quale son stati opportunamente selezionati i vari ministri è stato mutuato dal Festival di Sanremo di baudiana memoria. Una spruzzatina di giovani, una poco di vintage, la fuoriclasse, il tocco etnico, un poco di gnocca e di gaio. Il successo è garantito. Un Governo Nazional-Popolare.

Se volete seguire i ministri su Twitter, ecco il link alla lista: https://twitter.com/gditom/i-ministri-governoletta
In bocca al lupo (augurio rivolto a noi, ovviamente)

27 aprile 2013

Barabba??

Oggi nasce il Governo Letta e intanto Beppe Grillo continua a dare segnali di forte dissociazione cognitiva.

21 aprile 2013

La responsabilità dei centenari

Voglio dire. Non solo sei arrivato a varcare la soglia dei cento anni. Che già questo, diciamocelo, è un'impresa. Cento volte il giro attorno al sole. Trentaseimilacinquecento albe. Trentaseimilacinquecento tramonti. No, non è da tutti. Oh, non voglio dire che chi si è fermato a novantasette sia da meno. Figurarsi.
E vogliamo parlare di quei poveracci che a novantanove tirano le cuoia? I Pete Best della longevità. Massimo rispetto, ma novantanove non è cento. La cifra tonda è tonda. Quella che conta.

Quando arrivi a quel traguardo devi capire che hai una grande responsabilità.
Sei arrivato a vivere cento anni, oltre tutte le aspettative di vita del mondo occidentale.
Ti sei fatto gioco degli istituti di previdenza e anche di quello stronzo di tuo genero che ogni giorno aspetta la telefonata di annuncio decesso per poter finalmente vendersi la tua casa.
Adesso hai gli occhi di tutti addosso.
La domanda è una sola.
Come hai fatto ad arrivare a questo importante traguardo? Quale stile di vita, quale abitudini?

Jeanne Louise Calment, donna francese che visse 122 anni e 164 giorni, ha fumato fino a 118 anni.
Sarah Knauss, supercentenaria statunitense di 119 anni e 97 giorni invece amava sgranocchiare cioccolatini, anacardi e patatine fritte.
Ergo, non rompetemi più le palle sulle mie sigarette o quando mangio patatine fritte.

Vedi? Hai una responsabilità.
Se domani un ultra centenario dichiarasse che da quando ha memoria ogni mattina appena alzato ha sempre piantato il pollice della mano destra nell'orifizio anale per circa un quarto d'ora, statene pur certi che stringere la mano alle persone diventerebbe un momento terrificante e pieno di pensieri oscuri.

Quindi, caro centenario. Prima di fare le tue dichiarazioni e rispondere alla famosa domanda, pensaci bene.

(...ma poi perché il pollice e non il mignolo??)

Un Partito sull'orlo di una crisi di nervi

Assistere in diretta all'implosione di un Partito.
Sì, quei grandi geni del PD hanno scelto il palcoscenico dell'elezione per il Presidente della Repubblica per mettere in scena un meschino regolamento di conti interno.

C'avete presente quando una coppia di vostri amici davanti ai vostri occhi si sfancula e si mena a vicenda magari perché lui ha sbagliato ad ordinare la pizza di lei. E tu li guardi, pensi che esagerazione, che sarà mai.
E poi capisci che il problema non è la pizza. O meglio, la pizza è stato il detonatore. Ma l'esplosivo è stato silenziosamente accumulato nel tempo. Fuoco che cova sotto la cenere.
Ecco. In questi due giorni il PD ha messo in scena questo psicodramma

Facciamo qualche passo indietro.
La sera del 25 Febbraio 2013.
Il PD non vince le elezioni. Pierluigi Bersani non si dimette.

Adesso. Se ho capito una cosa della politica è che la gente ti segue e ti lecca il culo finché sei vincente.
Appena ti si appiccica addosso quella puzzetta di perdente e sfigato, automaticamente quelli che il giorno prima ti osannavano adesso a stento ricordano il tuo nome.
Bersani, dopo il 25 Febbraio, più che una puzzetta ormai c'aveva addosso un persistente tanfo di stracotto.

A questo punto saltano gli argini. Comincia la conta e si avvia un regolamento di conti tra Bersaniani, Lettiani, Dalemiani, Giovani Turchi, Bindiani, Cristiano Sociali, DemoSocialisti, Socialisti, Franceschiniani, Fassiniani, Veltroniani, Fioroniani, Gentiloniani, Ecologisti Democratici, Liberal, Renziani, Teodem, Ulivisti.

Una Royal Rumble del PD.
Il risultato più eclatante di questo cappottone correntizio è stata la mancata elezione di Romano Prodi con circa 100 voti mancanti all'appello.
Un vero capolavoro. La madre che uccide il suo miglior figlio (tra l'altro l'unico che è riuscito a vincere ben due volte le elezioni contro Berlusconi).

Inizia lo stillicidio. Tutti accusano tutti. La direzione del partito ampiamente sfiduciata. E' caos.
Il tutto amplificato dall'elezione presidenziale.

Il PD viene stritolato in una pressa mediatica senza pietà. Da una parte Grillo che propone l'ottima candidatura di Rodotà (nome molto gradito anche alla base del partito). Candidatura non gradita alla dirigenza del PD che però non spiega il motivo per cui non la appoggia celandosi dietro un "Non è maggioritaria".
Dall'altra parte Berlusconi che da sfoggio di responsabilità e affidabilità istituzionale nonché di compattezza all'interno della sua coalizione (accordo Marini e convergenza su Napolitano)
Il PD mostra confusione e incapacità di guidare la scelta per il prossimo Presidente della Repubblica.
Poi, arriva Re Giorgio a levare ancora una volta le castagne dal fuoco.

Risultato.
Ieri sera tutta la dirigenza del PD si è dimessa.
Manifestanti sotto Montecitorio che gridavano "Vergogna!!" ed era chiaro che il loro bersaglio era esclusivamente il PD che poteva essere artefice del proprio destino e invece si era sciolto in quello che la gente ha percepito come "Inciucio".
Grillo che grida al Golpe e si mette a capo di tutto il malcontento della base del PD.
Il PDL che con sorrisini di compiacimenti accusa il PD di incapacità. Ed ha pienamente ragione.

Adesso, su queste macerie c'è da ricostruire qualcosa di nuovo e all'orizzonte si intravede la Peste Nera, il flagello della sinistra italiana: La Scissione.
L'ennesima.

(Civati ce lo spiega abbastanza bene)

14 aprile 2013

Domain Renewall Group: TRUFFA

Se vi dovesse arrivare una cosa del genere per posta (vedi immagine sotto) con l'indicazione del vostro dominio, sappiate che è una truffa. (è arrivata in ufficio per un dominio .com registrato da noi su register.it)
Questi simpaticissimi signori eseguono un WHOIS su vari domini in scadenza o scaduti, prendendo le info di registrazioni utilizzandole illegalmente per mandare queste lettere con le quali si chiede il pagamento per il rinnovo. Non date loro i vostri riferimenti di Carta di Credito. E' una truffa. Occhi aperti.




8 aprile 2013

Occhio per occhio, Hack per hack


Il gruppo di "Anonymous" ha sferrato un attacco hacker a molti siti governativi dello Stato di Israele con l'intento dichiarato di "cancellare Israele da internet". Alcuni siti governativi israeliani sono stati irraggiungibili nella giornata del 7 Aprile (vigilia dell'Holocaust Remembrance Day).

Bene, i servizi segreti israeliani hanno risposto all'attacco hackerando il sito di del gruppo promotore dell'attacco opisrael.com. Adesso all'apertura di questo link sentirete risuonare le note dell'inno nazionale israeliano.

3 aprile 2013

'O sparagno nun è maje guadagno

Mentre noi qui ci stiamo scannando sui centesimi, dall'altra parte dell'Oceano Atlantico il tema di discussione è il seguente:

[...]
Schuman sostiene una posizione dichiaratamente minoritaria: bisognerebbe aumentare ulteriormente gli stipendi dei parlamentari. Schuman spiega che i politici che fanno il loro mestiere seriamente sono oberati di lavoro, molti di loro si candidano pur non avendo idea di cosa li aspetti, e una volta eletti sono circondati da personale inesperto e non abbastanza qualificato in un ambiente avvelenato, continuamente sotto pressione. Senza contare che così facendo le persone più capaci e talentuose sono attratte dai molti altri lavori più appaganti e meglio remunerati. La maggior parte dei parlamentari finisce così per fare poco, nel migliore dei casi; per fare gli interessi delle lobby e delle corporazioni, nel peggiore. A fare le spese di questa situazione, secondo Schuman, prima ancora dei politici, sono gli americani stessi. «Otteniamo in relazione a quello che paghiamo, e non c’è dubbio che non stiamo pagando abbastanza per far sì che siano i migliori a ricoprire quel lavoro».
[...]

«Se vogliamo che i nostri rappresentanti lavorino per noi, dobbiamo pagarli a sufficienza perché siano concentrati sui problemi delle persone e non su altro. Dovremmo assicurarci che abbiano assistenti sufficientemente competenti ed esperti per fare le loro ricerche e tirare le loro conclusioni. Al momento non stiamo pagando per avere un lavoro di qualità, e si vede».

(via Il Post)