21 aprile 2013

Un Partito sull'orlo di una crisi di nervi

Assistere in diretta all'implosione di un Partito.
Sì, quei grandi geni del PD hanno scelto il palcoscenico dell'elezione per il Presidente della Repubblica per mettere in scena un meschino regolamento di conti interno.

C'avete presente quando una coppia di vostri amici davanti ai vostri occhi si sfancula e si mena a vicenda magari perché lui ha sbagliato ad ordinare la pizza di lei. E tu li guardi, pensi che esagerazione, che sarà mai.
E poi capisci che il problema non è la pizza. O meglio, la pizza è stato il detonatore. Ma l'esplosivo è stato silenziosamente accumulato nel tempo. Fuoco che cova sotto la cenere.
Ecco. In questi due giorni il PD ha messo in scena questo psicodramma

Facciamo qualche passo indietro.
La sera del 25 Febbraio 2013.
Il PD non vince le elezioni. Pierluigi Bersani non si dimette.

Adesso. Se ho capito una cosa della politica è che la gente ti segue e ti lecca il culo finché sei vincente.
Appena ti si appiccica addosso quella puzzetta di perdente e sfigato, automaticamente quelli che il giorno prima ti osannavano adesso a stento ricordano il tuo nome.
Bersani, dopo il 25 Febbraio, più che una puzzetta ormai c'aveva addosso un persistente tanfo di stracotto.

A questo punto saltano gli argini. Comincia la conta e si avvia un regolamento di conti tra Bersaniani, Lettiani, Dalemiani, Giovani Turchi, Bindiani, Cristiano Sociali, DemoSocialisti, Socialisti, Franceschiniani, Fassiniani, Veltroniani, Fioroniani, Gentiloniani, Ecologisti Democratici, Liberal, Renziani, Teodem, Ulivisti.

Una Royal Rumble del PD.
Il risultato più eclatante di questo cappottone correntizio è stata la mancata elezione di Romano Prodi con circa 100 voti mancanti all'appello.
Un vero capolavoro. La madre che uccide il suo miglior figlio (tra l'altro l'unico che è riuscito a vincere ben due volte le elezioni contro Berlusconi).

Inizia lo stillicidio. Tutti accusano tutti. La direzione del partito ampiamente sfiduciata. E' caos.
Il tutto amplificato dall'elezione presidenziale.

Il PD viene stritolato in una pressa mediatica senza pietà. Da una parte Grillo che propone l'ottima candidatura di Rodotà (nome molto gradito anche alla base del partito). Candidatura non gradita alla dirigenza del PD che però non spiega il motivo per cui non la appoggia celandosi dietro un "Non è maggioritaria".
Dall'altra parte Berlusconi che da sfoggio di responsabilità e affidabilità istituzionale nonché di compattezza all'interno della sua coalizione (accordo Marini e convergenza su Napolitano)
Il PD mostra confusione e incapacità di guidare la scelta per il prossimo Presidente della Repubblica.
Poi, arriva Re Giorgio a levare ancora una volta le castagne dal fuoco.

Risultato.
Ieri sera tutta la dirigenza del PD si è dimessa.
Manifestanti sotto Montecitorio che gridavano "Vergogna!!" ed era chiaro che il loro bersaglio era esclusivamente il PD che poteva essere artefice del proprio destino e invece si era sciolto in quello che la gente ha percepito come "Inciucio".
Grillo che grida al Golpe e si mette a capo di tutto il malcontento della base del PD.
Il PDL che con sorrisini di compiacimenti accusa il PD di incapacità. Ed ha pienamente ragione.

Adesso, su queste macerie c'è da ricostruire qualcosa di nuovo e all'orizzonte si intravede la Peste Nera, il flagello della sinistra italiana: La Scissione.
L'ennesima.

(Civati ce lo spiega abbastanza bene)

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