25 novembre 2013

Loro di Napoli

racconti minimi metropolitani. Parte 1.

- "Se ne vanno sempre i migliori".
- "Sempre".
Nella sala da pranzo di un appartamento al terzo piano di via Foria 142, le sedie sono state disposte a circolo. Tutte attorno alle quattro pareti della stanza. C'è già un odore di fiori marci.
La porta d'ingresso è aperta. La gente arriva già stretta nelle spalle, saluta i presenti seduti nello stanzone con impercettibili movimenti del capo e frasi smorzate in bocca. Poi con lo sguardo cercano un parente o un conoscente a cui poter dare le giuste e sentite condoglianze.
L'appartamento al terzo piano di via Foria 142  stamattina è un via vai di gente.
L'appartamento è, o meglio era, del Professore Augusto De Carolis di anni settantanove, passato oggi a miglior vita dopo una lunga ed inesorabile malattia.

- "Se ne vanno sempre i migliori".
- "Sempre".
Alfonsino e Carmine sono seduti da mezz'ora in quello stanzone dal pavimento di marmo tirato a cera con un lungo tavolo al centro e una cristalliera in fondo alla parete che sembra una teca da museo del settecento. Il colore predominante del legno è un nero scuro lucido.
Alfonsino è seduto su una sedia stile trono; schienale, braccioli e seduta imbottiti e rivestiti di un broccato amaranto. Ha lo sguardo basso, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani giunte quasi come se stesse pregando. Alza la testa ogni volta che entra qualcuno e risponde ai saluti borbottati con un altro borbottio.
Carmine è in piedi vicino ad Alfonsino, con le braccia incrociate sul petto e l'espressione pensierosa mentre osserva distrattamente una gouache napoletana appesa alla parete.
E' raffigurato un porto con una barca di pescatori che lascia la riva. E' Napoli. Il profilo del Vesuvio fumante sullo sfondo non lascia dubbi in merito.
"Ci devo andare sul Vesuvio uno di questi giorni" pensa Carmine mentre si porta l'indice della mano destra in bocca per rosicchiare quel poco che gli resta delle unghie.

- "Prendetevi un poco di cafè".
La signora Teresa, sorella della vedova De Carolis, entra nel salone con un vassoio d'argento pieno di bicchierini di plastica riempiti per metà da un fumante e denso cafè. E' in pantofole. Le calze scure e pesanti.
- "Grazie signora". Con voce roca e bocca impastata di quando parli dopo un lungo silenzio, Alfonsino allunga la mano e sceglie il bicchierino con il livello più basso di liquido nero.
- "Siete stati alunni di Augusto, vero?" chiede la signora Teresa con uno sguardo pieno di dolcezza.
- "Sì" afferma Carmine aiutandosi con un deciso cenno del capo. Poi, schiarendosi la voce con una grattugiata alle corde vocali, continua - "eravamo alunni del Professore. Ci dispiace assai".
- "Eh, sì. Augusto si faceva voler bene da tutti" sospira la signora Teresa con gli occhi lucidi e la voce tremolante.
- "Se lo sapevamo prima che il professore stava malato, venivamo a trovarlo"  afferma Alfonsino posando sul vassoio il bicchierino vuoto.
- "Che bravi ragazzi". La signora Teresa allunga una carezza sul volto liscio di Carmine che le sussurra quasi imbarazzato:
- "Signora, scusate, mi dite dov'è il bagno per piacere?"

- "Oh! Fa' ambress, che tra mezz'ora chiude 'a Snai"
Carmine si accende una sigaretta, fermo, in sella al suo scooter. Aspetta Alfonsino.
Ha gli occhi incollati sul culo sagomato da un leggings leopardato di una biondona che rovista dentro una cesta di un venditore ambulante di biancheria.
- "Bella...bella...ccc...comm' te chiamm'?"
La biondona non si gira. Carmine si porta la mano sul cavallo del pantalone e si massaggia i genitali con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
- "Ch'è...nun rispunn'?? Fai-la-difficile?".
Intanto Alfonsino esce dal negozio di ComproOro dall'altra parte della strada.
Attraversa la strada saltellando, sale in sella sullo scooter dietro a Carmine e gli da una pacca sulla spalla.
- "Quant' 'e fatt?"
- "Centodieci euro e l'aggia avut' pure pria'...'sta latrina"
- "T'aggio ditt' che era meglio portarli a chill' 'ncopp 'a Duganell...'"
- "Tu però 'a prossima volta...'e penne d'oro lasciale stare. Piglia solo catenell' o 'e ricchìn'"
Carmine mette in moto lo scooter. Scende dal marciapiede e con un colpo deciso di acceleratore si porta nella carreggiata centrale. Si volta indietro e manda un bacio plateale alla biondona e poi le grida contro:
"Zoccol'!!"

- "Oggi pomeriggio andiamo a Piazza Nazionale"
- "Aspè, famm' fernì 'a bullet'...'"
- "No, ascolta. Il morto si chiama Gennaro Spagniuolo, faceva l'impiegato alle poste di Via Poggioreale. Se qualcuno ce lo chiede noi siamo dei suoi colleghi di un altro ufficio postale. 'E capit'?"
- "Sì, però 'sta volta tocca a te..."
- "Vabbuò, tocca a me. Mo' però muoviamoci altrimenti arriva troppa gente"
- "Aspè, Napoli-Parma che ce mett'??"
- "E che ce vuò metter'?!. E' uno fisso!"

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