20 luglio 2013

A Genova c'erano



C'era un estintore rosso
a terra, un ragazzo
23 anni e passamontagna.
C'era una camionetta
un ragazzo in divisa
21 anni e una pistola
C'erano le Tute Bianche
la Zona Rossa e il Blu del mare.
Genova satura di fumo,
satura di manifestanti.
C'erano i Grandi,
si dichiaravano otto.
Uno però era Corto.
Pelato e legava limoni
di plastica ai rami.

C'era un ministro
degli interni, a sua insaputa
che voleva il morto
C'era un super poliziotto
a capo delle forze dell'ordine
Con l'ordine di sparare
Con l'ordine di macellare
Con l'ordine di umiliare
C'era il Vice Presidente
quello che parla bene
a dirigere l'orchestra
ma dietro le quinte

C'era il blocco nero
i disobbedienti e i lillipuziani
Il forum e la gente ai balconi
C'erano striscioni e bandiere
colori e speranza
da tutto il mondo, a Genova.
Stazione Brignole, Corso Torino
Via Tolemaide, Piazza Alimonda.
Le cariche, i sassi,
lacrimogeni e molotov

C'era un estintore rosso
in aria, un ragazzo
23 anni e un foro in testa.
C'era una camionetta
un ragazzo in divisa
21 anni e una pistola.
fumante.
C'erano le speranze
i sogni e un altro mondo
possibile.
C'era il sangue a terra
i manganelli e le cariche.
C'era il terrore, portato a casa.
A Genova c'era l'inizio
A Genova c'era la fine.

A Genova c'erano
tutti e tutto
E qualcuno ancora c'è
Il super poliziotto, ora premiato
Il nano pelato, ancora votato
Il Vice che parla bene, oggi esiliato
nessuno responsabile,
tutti innocenti.
Solo Carlo, oggi
non c'è.

14 luglio 2013

La tortura svedese

Non ci andiamo spesso. Per fortuna. Non è in cima ai miei desideri. Ma manco nel mezzo. Fortuna che quelle poche volte che ci andiamo, tutto sommato, mi piace pure.
Quando io e Giovanna camminiamo lungo gli showroom, ci piace fare progetti per la nostra casa, discutere delle cose che andrebbero cambiate, curiosare nelle novità e, perché no, regalarci qualche oggettino nuovo.
Già. Sto parlando di Ikea.

E quando vado da Ikea mi capita spesso di fare una cosa. Ascoltare. Gli altri.
Mi avvicino con fare disinvolto ad un mobile facendo finta di interessarmi all'oggetto. Tipo che batto le nocche sul pannello di legno (gesto antico la cui origine si è persa nella notte dei tempi e la cui utilità oggi è nulla, ma fa tanto intenditore) o apro e chiudo le ante a cazzo, così.
Insomma faccio il tipo disinvolto. E intanto ascolto.
Lui e lei.

La scena di solito è sempre la stessa.
Lei. Armata di metro di carta, matita e foglietto. Sguardo fisso, pupille dilatate, agguerrita, assertiva, decisa. Lei, vuole.
Lui. Sfessato, ricurvo, monosillabico, spaesato, si vede lontano un miglio che nella sua testa stanno andando in onda in sequenza Birra-Poltrona-Mutanda-Rutto-PES-FIFA-Calciomercato-Motomondiale. Solo queste cose innescano in lui il rilascio di serotonina. Ma lui sa bene che c'è anche un rapporto con la sua donna da salvaguardare. E allora va a traino. Attento, o finge benissimo. Annuisce. E si prepara, ormai disilluso, alla successiva fase del martirio-montaggio di quelle trappole infernali che sono i mobili di Ikea.
Alcuni frammenti di dialoghi rubati:

Lei: "No perché io vorrei risolvere"
Lui: "...eh, vabbè. Ma proprio oggi..."
Lei: "No, perché risolviamo, capito?"

Lei: "Che ne dici, a me piace. Rosso. Lo prendiamo?"
Lui: "Ma forse il Verde..."
Lei: "Rosso"

Lei: "...perché così nella stanzetta questo lo mettiamo sulla parete della porta e poi portiamo quello in camera da letto così ci avanzano settantotto centimetri in cui io ci metterei questa colonnina da quaranta. Capito?"
Lui: "'ntottocentimetri..."

Lei: "Uh, guarda questo pensile che bello. Potremmo pensare di...mah...mi ascolti??"
Lui: "Guarda questo televisore!!"

Perché da Ikea ogni giorno va in scena un dramma. E non bastano tutte le polpette svedesi di questo mondo a placare la fame di giustizia di tutti questi uomini vessati e violentati dalle proprie compagne. Costretti a malavoglia ad imparare nomi astrusi tipo VITTSJÖ, LÖVBACKEN, STÅLSVIK, TRAÅTÅR (*).
Terrorizzati nello scoprire, dopo essersi smazzati sei ore di montaggio per una scaffalatura 100x40, che avanzano bulloni e viti (prontamente occultati pur di millantare un lavoro perfetto).

Prometto, uomini, amici, che quando diventerò Presidente della Repubblica farò inserire un articolo supplementare, nuovo, nella Costituzione, principi fondamentali.
Una cosa del tipo: L'Italia ripudia e ritiene incostituzionale portare il proprio marito o compagno da Ikea la domenica pomeriggio, specie se c'è il campionato di calcio o motomondiale, ritenendo tale atto una palese violazione dei diritti fondamentali dell'uomo. Medio.

(*) i nomi sono stati gentilmente offerti dal generatore casuale di nomi di Ikea

7 luglio 2013

6 luglio 2013

Il Social Reality

Si salva miracolosamente in un atterraggio di emergenza all'aeroporto di San Francisco. La prima cosa che fa è fotografare l'aereo e condividere.


Innovazione a Cipro e Malta

Ogni anno INSEAD pubblica il Global Innovation Index, un documento che analizza 142 paesi e misura la loro capacità di innovazione (misurata in termini di investimenti tecnologici, fondi per la ricerca, qualità della scuola pubblica e dell'università).
Il risultato di quest'anno per i primi dieci è il seguente (tra parentesi la posizione nel 2012):


Se volete leggervi tutto il documento, lo trovate qui:
http://www.wipo.int/econ_stat/en/economics/gii/index.html

Ah, già. L'Italia.
Dunque. Siamo 29esimi. Con un netto miglioramento (7 punti) rispetto al 2012.
Ottimo piazzamento anche perché sopra di noi abbiamo potenze mondiali quali Malta, Estonia, Cipro e Repubblica Ceca...

Regolamentare Internet?

Invece no, non c’è nessun problema di regole. Non c’è per il semplice motivo che nella valutazione etica dei contenuti la usuale metafora della rete Internet come luogo che tutti abbiamo usato almeno una volta, non funziona troppo bene. Se Internet fosse un luogo forse, entro certi limiti, avrebbe ragione Saviano: nei quartieri malfamati dove tutti possono finire, forse qualcosa si potrebbe/dovrebbe fare. Invece Internet per quanto riguarda i contenuti non è un luogo ma il risultato di una cartografia personale. Internet, come dicono alcuni fra quelli più colti di me che Eco Saviano e soci non hanno comunque mai letto, è il filtro. Più avanti si potrà discutere delle caratteristiche (e dei rischi) di questo filtro ma per ora accontentiamoci del fatto che la Internet che guardiamo, che seguiamo, le pagine che ci interessano, sono il risultato di una nostra personale scrematura. Lo sono, inevitabilmente, non potrebbe essere diversamente data la vastità dei contenuti disponibili. Se la Internet di Massimo Mantellini fosse un luogo, semplicemente i vicoli malfamati che tanto preoccupano i nostri migliori intellettuali non sarebbero segnati sulla mappa. In quella Internet lì, mi spiace, ma non c’è bisogno di alcuna nuova regola. In quella Internet, che è spesso la rete delle persone che la conoscono e che la amano, le parole di Eco, Boldrini e Saviano assomigliano ogni volta alla carezza del dittatore. Per questo causano sempre reazioni scomposte e automatiche.

Ogni volta che qualche intellettuale, politico, giornalista o conoscente, se ne uscirà con l'ormai diffusa filastrocca dell'Internet da regolamentare, voi andatevi a rileggere questo post di Massimo Mantellini che per quanto mi riguarda, sottoscrivo in pieno.

2 luglio 2013

San Caldoro e il Beato Vetrella

C'è un fantasma che si aggira per la Campania. Il fantasma di Stefano Caldoro.
I più fortunati lo hanno visto aggirarsi di notte nelle stanze della sede in Via Santa Lucia con una calcolatrice in mano e il patto di stabilità tatuato sul petto a sangue.
Altri, invocano disperatamente la sua apparizione alle fermate dei mezzi pubblici.
Pare che i pendolari stiano organizzando dei gruppi di preghiera ad hoc per invocare il suo avvento e chiedere lumi sul destino del TPL in Campania.

Alcuni cittadini dell'area vesuviana hanno testimoniato di averlo visto camminare sui binari della Circumvesuviana con in mano un cartello recante la scritta "Vendesi". I testimoni giurano di aver avvertito nell'aria un fortissimo odore di garofano rosso.

Gli abitanti della provincia a nord di Napoli, hanno dichiarato di aver visto con i propri occhi Caldoro apparire dal nulla accompagnato dal Beato Vetrella, portarsi sui binari della MCNE e, con la sola imposizione delle tre dita della mano destra, fermare gli unici due treni in dotazioni .

Un utente della linea Cumana-Circumflegrea ha giurato di aver intravisto, dopo ben due ore di attesa sotto il sole, la sagoma di Caldoro apparire sul muro della stazione di Montesanto che esortava gli astanti, muovendo indice e medio della mano destra a mo' di passo di gambe, a trovare più sicure alternative per tornare a casa.

Considerando che i pendolari della regione Campania non sanno più a che Santo votarsi, si è deciso di comune accordo e considerando i fatti prodigiosi accaduti in questi mesi, di inoltrare al Sant'Uffizio la pratica di santità per San Caldoro e il Beato Vetrella.
La speranza è che una volta santificati, li si possa riprodurre in santa effige e riporli in apposita teca con tutti gli onori degli altari. Fermi, immobili.
Aspettando che vengano tempi migliori per il vituperato trasporto pubblico campano.
Amen.