11 gennaio 2014

e-nvasati


Prima di Facebook (e in generale della massificazione dei socialnetwork), io avevo una ottima opinione dell'umanità in genere e in particolare dei miei concittadini (intendo connazionali).
Negli ultimi anni ho scoperto invece  (proprio grazie ai socialnetwork) che siamo circondati da persone molto strane.
Per comodità li chiameremo d'ora in poi gli e-nvasati.


Ma chi sono questi e-nvasati? Non è facile definirli. Tipicamente sono quelli che condividono immagini (tipo tramonti) su cui campeggiano frasi banali spacciate per citazioni di poeti, scrittori o cantanti. La stessa gente che ha l'indignazione facile (EISW) e condivide notizie non verificate magari trovate sul sito www.lagazzettadipeppapig.net (avete già cliccato? eh, no. Non esiste. Però è libero. Potreste registrarlo).
Gli e-nvasati hanno introiettato un'estetica e una forma di espressione su internet abbastanza standard. Scrivono "Ka$ta", PDmenoL, Gargamella, Morfeo, Rigor Montis, Bilderberg.
Sanno tutto. Hanno capito. Sveglia! E' tutto un complotto. Sveglia! Vergogna (aaaaaa!!11!!1!!).

Poi accade un giorno che un noto politico italiano (manco dei peggiori, eh) ha un malore e rischia seriamente di morire.
Questa notizia scatena una strana reazione negli e-nvasati. Tutti ad augurare la morte di questo signore.
Nei modi più coloriti e violenti.
Una cosa da isteria collettiva. Tipo quando decade un dittatore.
Da qui vorrei partire per alcun riflessioni lette in questi giorni:

Il tono di rete
[...] Mi spiace dirlo ma il tono di rete soffre degli stessi fenomeni imitativi che ha il linguaggio in genere. Dico mi dispiace perché una parte rilevante dei commenti sguaiati e offensivi che è possibile rintracciare in rete oggi vengono da simpatizzati di Beppe Grillo (o da suoi imitatori con differenti casacche politiche). Grillo in questi anni, al di là dei contenuti, ha affinato una vera e propria Accademia della Crusca del malparlare digitale. I fenomeni imitatori del gergo astioso, urlato e canzonatorio del comico genovese sono una conseguenza probabilmente non intenzionale; resta il fatto che Grillo stesso per primo e da sempre ha scelto di non mitigare simili eccessi. Centinaia di persone che in rete parlano come Grillo, ne imitano i tic e le figure retoriche, ma in una maniera più grossolana ed astiosa e che supera spesso i limiti della decenza e talvolta della diffamazione. [...]
(da: La rete e gli imbecilli di Massimo Mantellini)

L'augurio di morte
Dopo l'esperimento che fece Radio Radicale mandando in onda i messaggi ricevuti nella sua segreteria telefonica (nel 1986 e poi nel 1993) ogni sgomento su quanto un cittadino possa dire, quando sente di poter parlare liberamente e avere ascolto, risulterebbe se non ipocrita almeno di maniera. Le interpretazioni possibili sono variegate: volontà di sfregio, goliardia, satira, occasione di dirla grossa, sfogo di "vera rabbia " (da comprendere, se non giustificare), fino all'ovvio "colpa di Internet".[...] Il vero salto di qualità, però, consiste nel coro di invocazioni di morte su un avversario, nel momento in cui egli rischia effettivamente la vita. Lì siamo arrivati, qualche gradino sopra ai "devi morire" per il centravanti che mugola in area falciato da un difensore, o ai cappi sventolati in Parlamento. Oggi siamo alla morte augurata a chi la sta effettivamente rischiando, e il fatto è che il caso di Bersani non è neppure il primo. Di poco lo ha preceduto, ed è forse ancora più impressionante, quello di Caterina Simonsen, la giovane studentessa di veterinaria che una settimana fa ha difeso le ragioni di una corretta sperimentazione animale (a cui, malata, deve personalmente svariati anni di vita) e di conseguenza ha ricevuto insulti e soprattutto schiette dichiarazioni il cui senso era: meglio che morissi tu, piuttosto che innocenti cavie di laboratorio. In questo caso opera un rancore puro e impersonale. Questo significa che oggi, in Italia, l'augurio di morte può saettare, e da un numero significativo di tastiere, in maniera paradossalmente spassionata. [...]
(da: Quegli insulti a Bersani: il problema non è solo internet di Stefano Bartezzaghi)

Più che violenza, è maleducazione.
La violenza politica in Italia è ai minimi storici. Sembra incredibile, in un momento tanto difficile, in cui gli uomini politici godono di universale discredito. Eppure tutti i “muori” o i “crepate” che ci è capitato di leggere in calce agli articoli on line di alcuni quotidiani non ci devono far scordare che oggi i politici non li ammazza più nessuno. Ancora trent’anni fa non era così. Oggi, nel mezzo della crisi economica più grave dalla fine della guerra, qualche centinaia di dimostranti con forconi di cartapesta e qualche cartello trucido ci fanno sudare freddo. Quarant’anni fa in mezzo a cortei di migliaia di persone non era difficile intravedere qualche p38. [...] Quella che si scatena su Internet, più che violenza, è maleducazione. È comunque irritante, quando non lascia semplicemente sbigottiti: il buon padre di famiglia che, tra un commento sulla partita e un autoscatto-ricordo della settimana bianca, sente la necessità di infilare qualche augurio di morte a Bersani, non sta offendendo tanto Bersani quanto sé stesso. [...]
(da: La faccia che abbiamo perso su Facebook di Leonardo Tondelli)

Ci proviamo?
E' vero. La situazione economica e sociale del nostro paese in questo momento non è delle migliori.
Il sottoscritto è un campione mondiale di salti mortali della quarta settimana (che sta sempre più diventando terza).
Alle volte fa veramente rabbia subire ingiustizie e vedere l'inesistenza di un'azione governativa tesa a riequilibrare le sperequazioni di questo sistema economico fallace.
Però proviamoci. Sforziamoci. E ogni volta ripetiamoci quella bellissima frase di Vittorio Arrigoni:
Restiamo umani.

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