10 febbraio 2015

Quella poveraccia della Storia.

Bello il giochino della storia "ad usum delphini" e del calendario infarcito di giorni dedicati ad ogni cuollo di cazzo.
Oggi, ad esempio, abbiamo la giornata per commemorare le Foibe. 
Dalle stessi menti che hanno partorito una giornata dedicata ai Nonni, di cui sentivamo una necessità impellente, ecco una giornata di memoria strategicamente proposta a ridosso di quella sulla Shoah.
Che poi, ammettetelo, nessuno ha mai capito cosa siano, queste Foibe e cosa sia accaduto.
La cosa importante è che rappresenti un bel secchio di merda da tirare in faccia ai quei tronfi e atteggiati di sinistra, col passato comunista, che per anni hanno rotto le palle con quella prosopopea della Lotta di Resistenza.
"Non fu tutta gloria!" vanno gridando questi eroi della sineddoche storiografica. Ed ecco riportare alle cronache il dannunziano irredentismo di Fiume, Istria e Dalmazia. Gli stessi che poi te li ritrovi sotto braccio ai leghisti.
La memoria collettiva è un atto fondante di una comunità. Questa giornata, che si distingue per l'incipit "Ma anche", a voler includere nei nostri manuali di storia accadimenti tesi a gettar qualche ombra sulla Resistenza antifascista (Ma anche) e quasi a riabilitare "i vinti", offre una fotografia impietosa del nostro essere oggi comunità coesa.
I morti delle Foibe e il susseguente esodo istriano, meritano rispetto e pietas per quello che sono, episodi assurdi in tempi assurdi. Così come tutte le vittime di guerra.
Ma c'è un punto fermo, signori. La Resistenza non si discute, l'antifascismo è l'unico valore repubblicano sano e questa giornata andrebbe dedicata alla commemorazione della Storia, quella che cerca la verità, che spesso, come in questo caso, viene maltrattata e tirata per la giacchetta allo scopo di raccontarci quel che ci fa più comodo. Poveraccia.

p.s.
Ad esempio ditemi quello che volete ma per me nel 1997 a San Remo ha vinto Carmen Consoli con Confusa e Felice. Altro che Jalisse!


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