12 marzo 2015

Dieci.

Il consuntivo, secondo me, va fatto oggi. Se proprio vogliamo tirare una riga, credo che oggi sia il momento giusto. Non l'ho fatto manco quando sono arrivato io a cifra tonda col quattro davanti e lo zero, inesorabile, a seguito.
Oggi, invece. Ché la cifra è tonda, piccola anche se doppia, appena un uno con alle spalle un tondo tondo zero. Dieci.
Dieci anni fa. In questo giorno. Erano le dieci (ricorsivo) e trentaqualcosa della sera. E arrivò alla terza e decisiva spinta. Che ricorderò per sempre per il concomitante maciullamento della mia mano sinistra (ad una donna in travaglio non date mai una mano con anelli). Poi, eccola. Sul ventre di Nina venne adagiato un ammasso di carne rossa e urlante. Credetemi, aveva già i capelli ricci. Dissi proprio queste parole a Nina "E' riccia!".

Quei momenti che non dimentichi. Forse, e soprattutto, perché ho fatto una cosa rara. Ho pianto. Ma tanto. Quei pianti di liberazione e felicità. A ripensarci adesso un poco mi vergogno. Ma non per il fatto in sé. Perché tutte le infermiere, l'ostetrica e il dottore mi consolarono. Ero nudo. Vulnerabile. In quel momento mi avrebbero potuto fare o vendere qualsiasi cosa. Mancava poco che si alzasse anche Nina dal lettino per consolarmi.
"Dai Papà! E' andato tutto bene. Ecco, prendi il braccialetto e mettiglielo tu. Come si chiama questa bella bimba?"
Ecco. Lì ripresi contegno, riempii i polmoni di aria e orgoglio. Mi voltai verso l'infermiera e chiamai per la prima volta mia figlia col suo nome. 

Dieci anni. Non tanti. Ma manco pochi. Da quel giorno la mia vita e quella di Nina sono cambiate per sempre. E facendo la tara di nottate, ansie, privazioni, arrabbiature e scojonamenti vari, posso affermare che è cambiata decisamente in meglio.
Auguri Riccia. Ti guardo, oggi, che stai quasi per sbocciare e il ricordo va a quando ti tenevamo in grembo con un solo braccio. Spero di essere stato un buon padre  nonostante tutte le insicurezze, incertezze, inutili irrigidimenti, assenze e contraddizioni. Del resto abbiamo imparato insieme. Con te è stato tutto e sarà sempre "la prima volta".
Celebriamo te e noi. Auguri a te, auguri a noi. Con una sola preghiera. Cerca di non crescere così velocemente. Specialmente il numero di piede. Ché le scarpe costano un occhio della testa.


0 commenti:

Posta un commento