3 giugno 2015

Non mi mancherete. (di Rafa Benitez)

E dunque io sarei il chiattone, il panzone,
quello a cui piace il vino.
Anzi, com'era quella cosa? Pall' 'e sivo?
Bravi, continuate. Continuate pure.

Quando son salito sul jet privato,
da Capodichino, direzione Madrid,
mi son sentito leggero, e solo per un attimo
avrei voluto affacciarmi dal finestrino
per sputarvi in testa, non a tutti. S'intende.

E dunque io sarei 'o 'nzallanuto
che non capisce il calcio italiano.
"Il-calcio-italiano", manco fosse una specialità.
Il vostro calcio puzza di merda.
Come gli organismi in putrefazione.

Pareggi, difese a cinque se non a otto.
Stadi decadenti e tifosi che si sparano
Cialtroni a commentare negli studi televisivi
Un presidente di federazione mortificante solo a vedersi.

Che magnifica terra Napoli, dall'alto.
Quante cose straordinarie da vedere e da vivere.
Le mie figlie sbalordite per il San Carlo, Pompei
il Golfo, il Vesuvio. Un vero paradiso.
Finché non conosci il peggio.

Il Napoletano supponente e giornalista,
e qui tocchi veramente il fondo.
Tutti a seguire il sandalo, nessuno mi ha capito.
Mediocri siete, mediocri rimarrete.

Com'era la cantilena?
'O chiattone se n'adda ij. Eccovi serviti.
Me ne sarei andato comunque, anche gratis.
Anche solo per non rivedere Massimo Mauro.
Farabutto e in mala fede.

Avete pure il coraggio di dirmi
che la stagione è stata fallimentare.
A me che avevo chiesto Mascherano
E mi son ritrovato un David Lopez.

La mortificazione di insegnare calcio
a delle capre. Inler, Britos, Jorginho, Gargano.
A Liverpool pulirebbero le scarpe ai giocatori.
Quelli veri. Ho fatto miracoli. Ho cercato la quadra.

Non mi mancherete. No, per nulla.
Non mi mancherà Aurelio e le sue promesse vane.
Non mi mancherà il tifo "contro" del San Paolo.
Specialmente non mi mancherà Castelvolturno.

Pensavo, sbagliando, di poter fare bene.
Di avviare un progetto vincente.
Mi son scontrato con tutti i limiti di una città,
di Aurelio e di mediocri giocatori.
Forse mi sono sopravvalutato.
Forse vi ho sopravvalutati.

Adesso sto per entrare al Santiago Bernabeu,
la storia del calcio. Quello che conta.
Florentino Perez mi presenta, flash, applausi.
Io mi commuovo, non mi trattengo. Piango.

Piango perché mi sono liberato. Libero.
Piango perché l'incubo è finito.
Sono a casa mia. Dove sono Rafa.
Rafa e basta. E se perdo non sarò "El gordo".

Sono il nuovo allenatore del Real Madrid.
I Galacticos. Più trofei che posti a sedere.
Il chiattone vi saluta, adagiando la mano sinistra
nell'incavo del gomito destro. Toh!!!
('afancul...questo l'ho imparato bene)

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