28 novembre 2015

La tolleranza dei laici nella scuola pubblica italiana

Leggo di questa (ennesima) polemica innescata da una scuola in provincia di Milano (Rozzano, per la precisione) in cui il preside avrebbe negato, in nome della laicità e del rispetto di tutte le altre etnie presenti nella platea scolastica, l'usuale concertino di voci bianche a base di cori natalizi. La scia di sangue colata dalla barca ha fatto impazzire gli squali i quali si sono avventati con le fauci spalancati attorno alla notizia. Troppo gustosa in tempi di tifo e poca ragione.

La lettura immediata è stata Islamismo contro Cristianesimo, dobbiamo difendere la nostra tradizione, perché rispettare loro quando loro non rispettano noi?
Rispetto? Volete parlare di rispetto?
Voglio allora raccontarvi una storia.

La mia famiglia è laica. Nel senso di "aconfessionale". Io e mia moglie siamo sposati con regolare rito civile. Le nostre due figlie non hanno ricevuto alcun rito battesimale. Siamo in buona salute, viviamo felici e siamo degli ottimi cittadini rispettosi di chi non la pensa come noi.
La nostra storia ha inizio con l'iscrizione delle figlie all'asilo comunale di Nola. Struttura ottima e con maestre molto brave e dolci. All'iscrizione nessuno ci chiede se e quale religione professiamo. All'ingresso una statua della madonna ci chiarisce le idee. "Bambini, salutate la madonnina prima di salire". "Cantiamo tutti la canzoncina di San Paolino". La preghierina e il segno della croce prima del pranzo.
Ci siamo detti, suvvia, sono piccole, non facciamo polemiche. Adattiamoci. 
E ci siamo adattati.

Arriva la scuola materna pubblica. Finalmente possiamo compilare il modulo sull'esonero dall'ora di religione cattolica (per approfondire, qui). La prima cosa che ci viene chiesto è se siamo Testimoni di Geova.
No, non lo siamo. Sappiamo però che ci dovrebbero essere attività alternative da far svolgere alle nostre figlie. Apprendiamo che la carenza di fondi (versione ufficiale) e una disorganizzazione e noncuranza (nostra impressione), non consente di avere alternative. "Signora se vuole durante quell'ora vostra figlia la possiamo mandare in un'altra classe o tenerla in corridoio".
Ci siamo detti, vabbè, non ci sembra il caso di far diventare le nostre figlie il calimero di turno. 
E ci siamo adattati.
Ingenuamente, focalizziamo la nostra attenzione sull'ora di religione. Ci accorgiamo poi che, quantunque avessimo ottenuto l'esonero dall'ora di religione, ci avrebbero comunque pensato le maestre ufficiali con una didattica completamente sintonizzata sul cattolicesimo (poesie di natale, canzoncine, disegni, racconti).

Alla scuola elementare (sempre pubblica) le cose non cambiano. Nonostante la compilazione (inutile) dell'apposito modulo, non esiste alcuna attività alternativa. Abbiamo aspettato (invano) che la docente di religione cattolica (presa visione dell'esonero) ci contattasse. Nulla. Andiamo noi. Apprendiamo che non esiste alcuna alternativa. "Però vi assicuro che parleremo di religioni in generale".
Voi ci avreste creduto? Noi no, ma ci abbiamo sperato. 
E per la terza volta, ci siamo adattati.
Ma non è andata affatto così. Le mie figlie sono state anche interrogate in classe dando per scontato che loro avessero fatto il catechismo per la prima comunione. Siamo intervenuti per ricordare la nostra scelta alla (smemorata?) maestra di religione cattolica. Quest'anno abbiamo chiesto e ottenuto che la secondogenita vada in un'altra classe durante l'ora di religione ad anticiparsi i compiti per casa.

Intanto la primogenita è giunta alle scuole medie. Modulo di iscrizione: vuole avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica? No. No!! Nooo!! No!
Tutto inutile anche questa volta. Chiediamo, ormai giusto per curiosità, l'esistenza di attività alternative. Nulla. Non ci sono fondi (ma va?). Parliamo con il docente di religione. "Ma non vi preoccupate, parleremo di tante cose interessanti, anche di altre religioni".
Vaglielo a spiegare che a noi non interessano proprio le religioni. Insomma, nessuna alternativa. Qui inoltre non c'è manco l'opzione "altra classe" o "corridoio", tassativamente vietate.
Unica soluzione è restare in classe come "uditore". 
Adattiamoci, anche questa volta, tanto ormai siamo diventati un lenzuolo.

A rileggere questa nostra storia, c'è un filo conduttore che è la tolleranza. La nostra, però.
Abbiamo e stiamo tollerando con estrema educazione e rispetto (e tanta rassegnazione) questa pervasività della religione cattolica nella scuola pubblica. Religione verso la quale, badate bene, noi non abbiamo nulla e che anzi rispettiamo profondamente. Ci piacerebbe però che lo stesso rispetto venisse riconosciuto a chi non è cattolico (magari perché musulmano, testimone di geova, pastafariano o laico come noi).

Vietare una tradizione natalizia in nome della laicità, forse è eccessivo. Credo che la scuola debba essere un luogo aggregante per tutti e che le tradizioni di un territorio vadano sempre e comunque rispettate. Nel caso della scuola di Rozzano il preside ha avuto sicuramente un eccesso di zelo.
Però è evidente che nella scuola pubblica italiana non esista minimamente il problema della pluralità di confessioni, del laicismo e del multiculturalismo. E' tutto completamente appiattito e appaltato alla chiesa cattolica.
Qual è l'alternativa?


16 novembre 2015

Parigi e l'UE che non c'è.

Dov'eri e cosa stavi facendo. Le due domande che ci faremo tra qualche anno.
Così come ricordiamo ancora dove eravamo e cosa stavamo facendo la mattina dell'11 Settembre 2001.
Io la sera del 13 Novembre 2015 stavo ripristinando un pc (quello di mia suocera).
Ore 22:14 sul mio stream twitter cominciano ad arrivare notizie non buone da Parigi.
Dopo un'ora, quando ancora la situazione non era chiarissima e per le strade di Parigi si continuava a sparare, nella trend list di twitter cominciava a fare capolino "Oriana Fallaci".

Ore 00:10 Hollande parla in tv e annuncia la chiusura delle frontiere.
Ore 11:00 del giorno dopo Hollande a reti unificate annuncia alla nazione che l'attacco terroristico è opera dell'ISIS e che la Francia non avrà alcuna pietà.
Stasera, ore 21:41, France Press annuncia che aerei francesi stanno bombardando Raqa, roccaforte dell'ISIS in territorio siriano.

C'è qualcosa che manca in questa sequenza di accadimenti (a parte la ragione).
L'UE. Manca l'Unione Europea.
Uno dei più importanti paesi dell'UE viene duramente attaccato dal terrorismo jihadista e la sua prima risposta è la chiusura a riccio. Unilaterale. La seconda risposta è una dichiarazione di guerra della Francia all'ISIS anch'essa unilaterale. La terza risposta della Francia sono dei bombardamenti in Siria.
Nel giorno in cui il terrorismo colpisce nel cuore dell'Europa, l'unica voce che si sente forte e chiara è quella francese. L'Unione Europea dimostra di essere unita solo nel nome.

E non è la prima volta. 27 Settembre 2015. La Francia annuncia una sua personale iniziativa di bombardamenti in Siria orientale (sotto controllo dello Stato Islamico) giustificandola come necessaria per la sicurezza nazionale francese. Gli altri paesi dell'UE storcono il naso. In particolare l'Italia impegnata a trovare con la Russia di Putin una soluzione in Siria che vede un ritorno "morbido" di Assad.
Addirittura il nostro Primo Ministro rinfaccia ad Hollande il "capolavoro" francese in Libia.

Insomma. Sulla questione mediorientale l'Unione Europea è coesa quanto un foglio attaccato al muro con uno sputo, la politica estera francese ha più di qualche lacuna e non è esente da clamorose cazzate.

Stamattina Facebook mi chiede di cambiare la mia immagine profilo con i colori francesi per "sostenere la Francia e i cittadini di Parigi". Mi devo schierare. Con chi stai?
No. Io non mi schiero. Ho pietà e provo dolore per i morti di Parigi. Maledico chi in nome di un fanatismo religioso semina morte e terrore.
Ma ho più di un dubbio sull'operato in politica estera del governo francese.
Stasera la Francia ha bombardato un territorio siriano senza interpellare l'ONU e il famoso Consiglio di Sicurezza, senza interpellare l'UE ma soprattutto senza interpellare il governo di Damasco che fino a prova contraria ha sovranità in Siria.
Non nel mio nome. La mia empatia col popolo francese non può arrivare fino ad avallare scelte autonome e unilaterali di un governo che io non ho votato e che per giunta si fa beffa dell'Unione Europea. 

Con chi stai? Con la ragione. Ogni santa volta che vengono riesumate le parole di Oriana Fallaci , parole contro tutto il mondo islamico, parole di odio e di intolleranza senza distinzione alcuna, mi vengono in mente i cani che mangiano il proprio vomito.


3 novembre 2015

Beneventum, 1985

3 Novembre 1985.  Fa freddo a Benevento. Pioviggina e fa freddo. A Benevento fa sempre freddo. Credo che sia un fatto mentale. Per chi viene, come noi, da Napoli, la città di Benevento è "'ncopp' 'a muntagna". Quindi fa freddo, a prescindere.

Stadio Santa Colomba. Sono con mio padre. Seduti sulle scomode gradinate della tribuna centrale. E' domenica pomeriggio e siamo qui per guardare un partita. Il Benevento, squadra locale, contro la Cavese, compagine salernitana. Quasi un derby.
In realtà a me e a mio padre non frega nulla di questa partita. Ma comunque siamo costretti a stare qui, su questi spalti, 'ncopp 'a muntagna. Amor familiare, come dice papà. Mia cugina, versante paterno, è sposata da qualche anno con un calciatore. Un difensore, mezza pippa, cresciuto nella primavera del Calcio Napoli con la speranza di fare il grande salto in Serie A. Oggi è seduto sulla panchina del Benevento Calcio. Noi da sopra lo salutiamo con la mano ogni volta che si gira o quando si alza per fare riscaldamento.

Sappiamo tutti che manco oggi giocherà, ce l'ha annunciato mia cugina venendosi a sedere sconfortata accanto a noi. Dice che l'allenatore è uno stronzo e che finita questa stagione il marito deve trovarsi un'altra squadra che non lo mortifichi come questa. Io ho solo undici anni ma mi è già chiaro che in realtà il marito di mia cugina è un pezzo di legno senza alcun talento e che il suo culo conoscerà tante e tante altre panchine.
Quindi siamo qui, in questo stadio mezzo vuoto a guardare uno schifo di partita tra due scarsissime squadre di serie C1.
Ma sia io che mio padre nelle nostre orecchie abbiamo un auricolare. Questo auricolare e collegato ad una radietta AM/FM. Questa radietta è collegata su "Tutto il Calcio Minuto per Minuto". Tutto il Calcio Minuto per Minuto ci sta raccontando "La Partita". "La Partita" è Napoli-Juventus.
Non siamo i soli. Attorno a noi quasi tutti guardano il campo del Benevento ma ascoltano la radiocronaca delle partite di Serie A. Tutti, non solo noi, attendono il miracolo allo Stadio San Paolo. Il miracolo di Diego Armando Maradona.

Inutile e superfluo ricordare cosa rappresenti per un tifoso meridionale la partita con la Juventus.
Ogni tanto un signore seduto sulla panchina del Benevento si gira, mi guarda e con le dita della mano racchiuse a cono mi fa cenno per sapere a che sta la partita del San Paolo. Io rispondo con due cerchi fatti con pollice e indice di entrambe le mani. Zero a zero.
Quasi alla fine del primo tempo mio padre smozzica una bestemmia. Espulso Bagni insieme a Brio. Sugli spalti dello stadio di Benevento si rumoreggia. Finisce il primo tempo al San Paolo. L'arbitro fischia anche qui. Sugli spalti dello stadio di Benevento si parla solo di Napoli-Juventus.
Comincia una pioggerellina più fitta. La temperatura si abbassa ancora. Mi stringo accanto a mio padre, legati dal filo degli auricolari. Ricomincia la partita qui e anche l'altra via etere.
Mia cugina ci informa di aver saputo da suo marito che forse l'allenatore del Benevento ha deciso di farlo giocare. Manco lo finisce di dire e il Benevento prende gol. Niente da fare. Mia cugina cade in depressione. Poco dopo il Benevento pareggia. Esultiamo un poco tutti applaudendo in modo composto, ma siamo tutti con la testa al San Paolo.

Arriva il settantesimo minuto. La radiolina ci racconta di Maradona atterrato in area. Rigore, urla qualcuno. No, punizione a due in area. Quello che è successo dopo è pura poesia.
Il ragazzo argentino di Lanus da posizione impossibile, su punizione, mette il pallone in rete. Dalla radio a stento si sente il commento del radiocronista coperto dal boato del San Paolo.
Tutto lo stadio di Benevento, appresa la notizia, si esibisce in un tremendo boato. Io grido istericamente abbracciato a mio padre.
In campo i giocatori delle due squadre si fermano. Guardano smarriti la panchina e gli spalti. Il pallone viene buttato fuori. Dalla panchina del Benevento si alzano tutti, girati verso di noi chiedendo cosa sia successo. Tutti gridiamo "Maradona!!". Abbracci e applausi anche dalla panchina. Attorno a me tutti in festa.
Intanto la partita riprende. Ma ormai non esiste altra partita all'infuori di quella di Fuorigrotta che volge al termine.
Triplice fischio. Benevento-Cavese, 1-1; Napoli-Juventus, 1-0.

Oggi son trent'anni esatti da quel giorno. Mia cugina in seguito divorziò dal calciatore, il quale calciatore si confermò una pippa, il Benevento finì terzultimo ma fu ripescato perché la Cavese venne retrocessa causa totonero, il Napoli finì terzo in campionato ma cominciò il cammino che portò due scudetti e una coppa Uefa sotto il Vesuvio, a Benevento fa freddo, Maradona è sempre meglio di Pelè.