7 dicembre 2016

Il PD e i cacamenti di cazzo (15 consigli non richiesti)


1) I cacamenti di cazzo. 
Amici del PD, i cacamenti di cazzo sono necessari. Il PD è diventato il partito per chi non vuole cacamenti di cazzo.
Tornate tra la gente. Sporcatevi le mani. Ascoltate. Capite. E' un cacamento di cazzo, ma è necessario.

2) Toglietevi quell'aria di saccenteria e di snobismo. Se questi atteggiamenti possono entusiasmare i salotti buoni, è invece palese che irritano un paese che viene da 10 anni di impoverimento.

3) Lo Storytelling ha rotto i cojoni. Ha funzionato con Obama in USA. Qui non siamo in USA. Semplice.

4)  Basta con queste "Lady like" tutto stile e contenuti zero. Moretti, Boschi, Picierno. La politica è idee, agire, costruzione di consenso, non una rivista patinata o comparsate in televisione.

5) Il PD attuale è un carrozzone che consuma denari pubblici, non produce consenso e sta affossando la sinistra. E' ancora una scelta giusta?
Perché non ripensare questo esperimento di OGM politico?

6) Il socialismo affogato e annacquato nel calderone del PD, siamo proprio sicuri che non abbia più nulla da dire al paese?

7) Alfano, Lorenzin, Verdini. Non è stata una grossa idea, suvvia. Se voglio la merda me la vado a comprare dallo specialista di Arcore, non certo dai suoi surrogati.

8) I social network. Che disastro. Seguire i grillini sul terreno dell'idiozia non è stata una scelta felice.
I social network funzionano quando sei opposizione. Quando governi, lascia perdere.
(Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.)

9) Siete un partito con una storia sociale, fatto di impegno e persone. Con Renzi avete perso il messaggio sociale e regalato il voto popolare al M5S (che campioni che siete).

10) Claudio Velardi. Per favore, anche basta. Sono anni che non ne imbrocca una manco per sbaglio eppure continua a pontificare e a disegnare scenari politici.
Avete veramente bisogno di questi "Guru"?

11) Perché questo bisogno dell'uomo forte, del decisionista? Tutti all'epoca ad applaudire il capolavoro "elezione Mattarella", di quanto era stato astuto e figlio 'e 'ntrocchia il ragazzo di Rignano.
Adesso ne vediamo i risultati disastrosi. 

12) In questo paese c'è tanta richiesta di politica dal basso, di impegno, di esempi positivi.
Ripeto, di esempi. Bisogna essere esigenti e rigorosi prima con se stessi per poterlo poi pretendere dagli altri.
Il PD in questo momento non ha nulla e dico nulla da poter insegnare e di conseguenza nulla da poter pretendere da questo paese.

13) Non conosco, nel mio piccolo mondo (manco tanto piccolo), alcun giovane tra i 20 e 30 anni che voterebbe per il PD e Renzi. Tutti hanno votato No.
Se io oggi avessi 20 anni (magari!) starei nei movimenti autonomi o nel M5S. Non nel PD.
Vi volete domandare il perché siete diventati il partito geriatrico e dei dipendenti pubblici?

14) Il Sud. Alzare il tappeto e buttarci la polvere sotto non è una grossa strategia. Capisco lo Storytelling (vedi punto 3),  ma continuare a negare un problema acclarato di povertà, di infrastrutture inesistenti, di precariato e disoccupazione, continuando a destinare risorse al Nord, alla fine poi ti si ritorce contro.
C'è una Nuova Questione Meridionale. Chi non la vede, o è cieco o è in mala fede. 

15) Da dove ripartire? Avete un vantaggio. Basta prendere Gennaro Migliore e fare l'esatto opposto. Tutto sarà perfetto.


19 novembre 2016

ZenFone 3 (ZE520KL) La recensione di Pinellus



Premessa:
Non ho capito, in rete ci sono cani e porci che fanno recensioni di tutto e io non potrei farle?

Svolgimento:
Da due settimane sono un felice possessore di un Asus ZenFone 3 (ZE520KL) modello con schermo da 5.2 pollici.
Brevemente: eccezionale, perché non mi aspettavo tanto.

Nel dettaglio parliamo di un OctaCore Snapdragon 625 a 64bit con GPU Adreno 506, ben 4Giga di RAM e 64Giga di Archiviazione, fotocamera posteriore da 16MP con sensore Sony IMX298 apertura f/2.0, sensori a strafottere, Radio FM (ormai quasi rara), led di notifica RGB e sensore di impronte digitali.

Di come giunsi all'acquisto:
Sono nerd. In quanto tale prima dell'acquisto ho creato una mia matrice di comparazione in base a quelle che erano le mie esigenze:
  • DualSim (ho un numero aziendale e uno personale che secondo me è l'unico modo professionalmente valido di vivere felici, solo che questo comportava l'avere due telefoni sempre appresso. Ecco perché l'idea di un telefono con doppia Sim)
  • Android (anche perché il primo requisito mette fuori gioco gli altri competitor e anche perché io ho creduto molto in Windows10 Mobile, ma non sono stato corrisposto)
  • Fotocamera buona (ormai ti rendi conto che la tua compatta prende polvere nel cassetto e che tutto, album e condivisioni, parte ormai dallo smartphone)
  • Memoria RAM (tanta, perché fa la differenza)
  • Spazio Archiviazione (tantissimo, perché molte app, tipo GMap e Facebook, col tempo fanno asso piglia tutto)
  • Prezzo (basso, sotto i 300Euro)
Alla fine del mio giro di ricognizione, i finalisti erano due: ZenFone 3, Honor 8 (c'era anche il OnePlus 3, scartato per mancanza di garanzia italiana)
Ha vinto ZenFone per tre motivi: 
  1. Il prezzo (preso sul sito http://www.stockisti.com/ a 290 Euro).
  2. Le foto viste in giro scattate dai tre dispositivi in cui primeggiava ZenFone specialmente in scarsità di luce.
  3. La UI. Perché Honor (essendo Huawei) monta la Emui che è una personalizzazione di Android fatta dalla casa cinese cercando di scimmiottare iOS di Apple. No, io amo Android e il Material Design penso sia la cosa migliore vista negli ultimi anni. Asus infatti implementa la ZenUI che non tradisce il lavoro di Google ma anzi, cerca di valorizzarlo (forse anche un poco troppo per i miei gusti).
Dopo due settimane
Detto questo, vengo da due settimane "VERE" di utilizzo sul campo (lavoro e vita privata), e posso darvi le mie impressioni di questo telefono che mi ha davvero sorpreso in positivo.
(ecco, anche io avrei voluto leggere una recensione di questo tipo e non le solite solfe di quelli che scartocciano, lo usano uno, massimo due, giorni e poi ti buttano le loro impressioni così a cavolo)
Batteria al 50% alle 19:00
  • Bello. E' proprio bello. GorillaGlass davanti e dietro. Smussature ai bordi che ricordano l'iPhone 6. Ben assemblato. Solido. Ha il difetto dei tasti fisici di navigazione sotto lo schermo che non sono retroilluminati (come quelli dei Samsung), ma francamente non è un problema. La batteria non è removibile, ma ormai è un trend costruttivo per ridurre lo spessore.
  • Dual Sim. Sono commosso. Un telefono e due numeri. Il tutto gestito bene. Ricevi con entrambi. Quando sei in chiamata su un numero risulti occupato sull'altro. In qualsiasi momento scegli con quale Sim scaricare i dati internet (lo slot della seconda Sim è anche quello per un eventuale scheda di memoria aggiuntiva, in pratica o metti la Sim o SD Card, ma avendoci 64giga di spazio...)
  • Schermo nitido, risoluzione perfetta, un IPS LCD che fa la sua porca figura, neri non perfetti ma non vanno mai nel grigio. I 5,2 pollici sono "importanti". Forse avrei preferito una misura minore come presa, ma i miei occhi ringraziano.
  • Altoparlante nitido e al massimo volume non gracchia mai.
  • ZenUI, troppe app per i miei gusti, alcune utili, altre no (c'è ad esempio un metro laser che misura la distanza dal telefono all'oggetto che inquadri, non la userò mai se non per bullarmi di avere la messa a fuoco laser). Per il resto il sistema è fatto molto bene ed in linea con gli standard della distro stock di Android. Per gli appassionati, ci sono parecchi Temi con cui potersi divertire.
  • Batteria. Capolavoro. Lo stacco dalla carica alle 6:45, vado a lavoro, ricevo e faccio svariate telefonate, ricevo posta (3 account), social (ce li ho tutti) e alle 19:00 ho ancora il 50% di carica. Col 9% di batteria, metto in ricarica e in un'ora è già arrivato all'89%. 
  • Foto. Il sensore è lo stesso montato dal OnePlus 3, la qualità è alta. Stabilizzatore ottico, mica cotiche. Messa a fuoco rapida. Modalità manuale completa. Fotocamera frontale grandangolare per agevolare gli autoscatti. Le foto sono belle e molto naturali. (ovviamente riportando il tutto ad una fotocamera grande quanto la capocchia di uno spillo montata su uno smartphone di fascia media).
  • Rilevatore impronte velocissimo. Appoggi il dito ed è subito riconosciuto.
  • Uso. Una scheggia (badate bene, io col telefono non faccio gaming). Le app si caricano subito e i 4giga di Ram si fanno sentire quando si passa da un'app all'altra senza attese.
  • Sia per il Nerd che per la Nonna. Un telefono versatile che può arrivare a personalizzazioni spinte oppure diventare tipo il SalvaLaVita Beghelli con la modalità semplificata.
  • Leggero e solido. L'ho portato con me in una uscita di running, l'ho collegato in auto tramite bluetooth (provate Andorid Auto, bella!), grazie a Parallel Space ho anche la gestione del doppio account WhatsApp (quello sul numero aziendale e quello sul privato). Ricezione delle due Sim molto buona.
E' sicuramente un telefono fascia media, andando più su col prezzo si può avere uno schermo e una fotocamera migliori. Per il resto, fidatevi di un Nerd, questo telefono, per il prezzo che ha, non ha concorrenti.


23 ottobre 2016

Io voterò NO, ma mi dissocio da voi.

Voterò No. Convinto.
L'ho spiegato qui (Pinellus, 6 ottobre 2016) e non vorrei ritornarci con tutto che ci sarebbe ancora da discutere (vabbè se proprio ci tieni, ci ritorniamo a fine post) (*)

Ma non era questo il punto del mio discorso.
Dicevo, voterò No. In nome dello spirito di unità nazionale e contro l'idea che la Costituzione possa essere trattata come una qualsiasi legge ordinaria.
Però mi preme qui lasciare per iscritto che il sottoscritto non condivide alcunché con gli altri schieramenti che sostengono il No.
Con sano snobismo e con la puzza sotto il naso, voglio marcare la profonda differenza tra il mio pensiero e questa Armata Brancaleone di analfabeti costituzionali e in alcuni casi anche funzionali.

Cominciando da quella banda di musica che va sotto il nome di MoVimento 5 Stelle.
Questo assembramento di mediocri frustrati si erge a paladini della Costituzione e difensori della democrazia contro il pericolo del mostro dittatore Renzi. Bene. Bravi. Poi al loro interno non c'è uno straccio di organizzazione democratica. Le decisioni vengono prese da una società privata (la Casaleggio&Associati di Milano) insieme a Beppe Grillo (mai stato votato da nessuno).
Morto Gianroberto Casaleggio gli succede il figlio Davide. Una successione dinastica. Manco in ForzaItalia si è assistito a tanta cialtronaggine.
Inoltre il M5S ha un grosso problema infantile; chi vota Sì è un nemico; chi vota PD è una merda; Renzi è un cretino.
Questa non è politica nuova. Questa è la riedizione dei cori che ogni domenica si ascoltano allo stadio. L'avversario politico visto come nemico e in quanto tale da dileggiare con giochini di parole da quattro soldi ("la schiforma", "la deforma" etc.). Suvvia, amici pentastellati, avete un'età.
Lasciate che le battute le faccia Grillo, lui sì che è abituato alle figure di merda.
 
Proseguo con l'imbarazzante duetto Brunetta-Salvini.
Brunetta, pitbull da competizione, lui che adesso parla di pericolo democrazia quando qualche anno prima sosteneva una riforma (quella Berlusconi) che ci avrebbe portato ad un premierato sul modello israeliano (il peggiore).
Salvini, uguale a Brunetta, con la differenza che lui di articoli costituzionali, doppi turni e bicameralismo, non ci capisce nulla.  A lui basta avere il suo bel faccione in televisione e gridare "eh! ma i 30euro al giorno! Coi soldi nostri! Prima gli italiani!"

Zagrebelsky. Un professore di 73 anni che ha partecipato alla vita istituzionale italiana negli anni in cui questo paese veniva distrutto, che oggi ci fa lezioni di morale e democrazia. Paradossale, Gustavo, non trovi? Tu dov'eri quando in questo paese realmente venivano messe in discussioni le basi democratiche con tritolo e servizi segreti? Forse eri impegnato a scrivere il tuo libro. Lo stesso che, penosamente, ti sei portato in televisione e con malcelato compiacimento, citavi come la Bibbia.
Ho letto persone inneggiare il tuo nome come quello di Ernesto "Che" Guevara negli anni settanta; "L'ha detto Zagrebelsky" is the new "L'ha detto Report". E a te, caro Gustavo, se ho capito bene il personaggio, la cosa non dispiace affatto.

In ultimo, lo schieramento dei panchinari. Quelli che per varie ragioni oggi si trovano non più sotto il riflettore della politica che conta. Fuori dai giochi di potere. Sono panchinari in attesa che il giocatore titolare si infortuni per poter ritornare a sentire l'odore dell'erba del campo da gioco. Il loro No alla riforma è solo un'opportunità, l'apertura di un nuovo spazio politico in cui infilarsi come un preservativo lubrificato.
D'Alema, Fini, Meloni, Gasparri, Mattioli fino ad arrivare a veri reperti archeologici come De Mita e Pomicino.

Voterò No, in compagnia di questo consesso imbarazzante. Ma con abbondanti due passi di distanza. Defilato e scontroso. Difendendo le mie ragioni, argomentando senza semplificazioni.

Lo richiede la mia vocazione minoritaria. Lo richiede la mia intolleranza.


(*)
Se sei arrivato qui, sei un eroe.
Quindi, ti dicevo, il fronte (altrettanto penoso) del Sì, sta portando avanti le sue ragioni ricordando a tutti che la riforma ci vuole perché in Italia i governi sono instabili.
Ciccini miei, i governi in Italia vanno valutati in due fasi. La prima pre-ReferendumSegni, l'Italia del pentapartito e sappiamo tutti come funzionava.
Dopo il Referendum del 1991 in Italia si introduce un sistema di voto maggioritario (legge Mattarella, 1993) ma senza cambiare nulla dell'impalcatura costituzionale.

Con questo sistema, sicuramente con qualche pecca, ma ben strutturato, abbiamo avuto il governo più longevo della Repubblica (Governo Berlusconi II, 11 giugno 2001 - 23 aprile 2005). Questo per dire che la governabilità non si ottiene certo abolendo una camera. 
La governabilità e la stabilità sono il contrario di "rappresentanza". E sono concetti da derubricare alla voce "Legge Elettorale".
Questa riforma senza l'Italicum è una riforma inutile. Il vero pezzo da novanta, con un premio di maggioranza al vincitore enorme, è proprio questa brutta legge elettorale che fa addirittura rimpiangere quella scritta da Calderoli.
Aggiungo in conclusione, 
Art. 56 (non toccato dalla riforma) recita: «Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno della elezione hanno compiuto i venticinque anni di età».
Bene. Il Senato, se va in porto la riforma, sarà formato da amministratori locali eleggibili al 18° anno di età.
Quindi in Senato potremmo avere il paradosso di vedere seduti negli scranni giovani di ben sette anni più giovani dei deputati.


20 ottobre 2016

La barchetta della speranza

Piove a Piazzolla di Nola. E fuori all'ingresso della Scuola Media Goffredo Mameli, in Via Vetrai, si ripete la stessa e identica scena che va in onda (è il caso di dirlo) da 30 anni.

Una pozza. Una piscina naturale. Larga. Enorme. Piena di acqua e fango. Lo specchio d'acqua piovana impegna tutta la sede stradale antistante il cancello d'ingresso dell'Istituto Mameli, strada, per giunta, sprovvista di marciapiedi. 

Arrivano gli studenti, ci si arrangia come meglio si può. Chi la attraversa inzuppandosi, chi cerca di andare raso muro sperando che nel frattempo non arrivi un’auto distratta a generare un mini-tsunami. 

L’amministrazione locale, più volte sollecitata sia dal Dirigente Scolastico che dai genitori degli studenti, ha finora praticato l’antica arte delle promesse vane. 

Allora, ecco l’idea. Per esorcizzare la sterile abitudine di lamentarsi dei problemi e pensare che il lamento abbia assolto la nostra coscienza di cittadini. Una provocazione. Un sussulto per le menti assopite. 

Una barchetta. Rossa. La barchetta della speranza. Che naviga nelle grigie acque dell’indifferenza a richiamare l’attenzione di cittadini e amministratori al loro dovere. 
Sperando di approdare ad una soluzione in tempi rapidi. 
Stiamo parlando del nostro futuro. Stiamo parlando dei nostri figli.







6 ottobre 2016

Perché voterò NO

Ho cercato con calma di elaborare una mia idea su questa riforma costituzionale e il relativo referendum.

Come sempre in un clima estremamente polarizzato e con presenza di ultras in entrambi gli schieramenti, ragionare e capire diventa impresa ardua.
C'è un pasticcio enorme. A cominciare da un dato di fatto. A tanti non è chiaro che il sistema elettorale è una cosa e le riforme costituzionali altro.
Ma andiamo con ordine.

Il Totem
La nostra Costituzione sta diventando, suo malgrado, un Totem. Un Totem brandito a convenienza dai vari schieramenti a seconda della convenienza contingente. Ad esempio in questo momento a schierarsi in difesa della Costituzione troviamo gente come Salvini e Brunetta che in legislature passate proposero modifiche molto simili e anche più estreme.
Anche il M5S si è speso in un lavoro di tutela della Costituzione riprendendo vecchi slogan sulla "Costituzione più bella del mondo" e la retorica della "democrazia" quando il loro movimento non ha uno straccio di organizzazione democratica e i rapporti interni sono demandati al diritto privato.
Il mio pensiero, da umile ex studioso di sistemi costituzionali, è che la nostra Costituzione non è perfetta, non è "immodificabile" e la sua stesura è avvenuta in un momento storico preciso (il dopo guerra post fascista) e con forze politiche ormai scomparse (DC, PCI, PSI).

La nostra Costituzione può essere modificata. Anzi, sarebbe auspicabile farlo, specie per la seconda parte riguardante l'ordinamento della Repubblica.
«Ho letto il progetto della nuova Costituzione. È una vera alluvione di scempiaggine. I soli articoli che meriterebbero di essere approvati sono quelli che rendono possibile emendare o prima o poi quel mostro di bestialità»
Gaetano Salvemini - 1947
Come modificare la Costituzione
Quindi, dopo 70 anni, è sicuramente buona cosa una revisione, fare un tagliando alla Costituzione.
Ma come? Non certo con una legge ordinaria votata a maggioranza assoluta da un solo partito.
Le regole repubblicane, che sono poi le regole del gioco politico. devono essere ampiamente condivise con il maggior numero dei partiti.
E quale cosa migliore di un'assemblea costituzionale di scopo, votata dai cittadini in base ad un programma di riforme definito? Oppure, non volendo esagerare, una commissione bicamerale ad hoc in cui non ci sia alcun diktat governativo (cfr. Boschi)

La Riforma «Renzi-Boschi»
L'impianto della riforma non è tutto da buttare. Il superamento del bicameralismo "simmetrico" è un tema discusso da almeno trent'anni. Oggettivamente avere due camere che fanno la stessa cosa (e si rimpallano il processo legislativo), è abbastanza inutile. Aggiungiamo che in questi ultimi anni l'instabilità politica e il "pork barrel" nostrano, è stato alimentato proprio da governi con maggioranze asimmetriche nelle due camere.
"Due Camere che la pensano in modo identico sono inutili, mentre due Camere che la pensano in modo diverso sono dannose" (cit. abate Sieyès)
Inoltre, rispetto alla Riforma Berlusconi del 2006 (quella sì, che virava pericolosamente nell'autoritarismo), questa riforma riguarda pochissimi punti.
Certo, c'è molto fumo sulla composizione di questo "nuovo" Senato, ma sostanzialmente la riforma va in una direzione giusta.
E allora? Qual è il problema di questa riforma?

Renzi
Il vero problema di questa riforma ha un nome e un cognome: Matteo Renzi.
Ha sbagliato tutto. Tutto.
Dalla forzatura in fase di votazione in parlamento al fatto di aver legato il destino del proprio Governo all'esito del Referendum confermativo. Dal non aver cercato il più ampio consenso nelle forze politiche al colpo di mano sull'elezione di Mattarella che di fatto ha fatto saltare il famoso Patto del Nazareno.
Il suo progetto sembrava perfetto. Cavalcare quel 40% delle europee che lo aveva accreditato anche senza passare da un tornata elettorale e intascarsi anche il merito di aver fatto le riforme.
Adesso, complice un palese fallimento delle sue politiche economiche che non hanno fatto registrare alcun miglioramento, ecco che il Governo Renzi è diventato il vero ingombro sulla strada delle riforme.

Italicum
Giusto per ribadire il mio pensiero. L'Italicum è una brutta legge elettorale e se possibile peggiore della legge Calderoli (aka Porcellum). Ma la legge elettorale non centra nulla con le riforme costituzionali (ricordo a tutti che la legge elettorale è decisa e votata dai parlamentari stessi e in Costituzione non vi è alcun accenno ad essa).

E dopo?
Il mio vero incubo è il dopo. Cosa ci aspetta in caso di (probabile) vittoria del No?
Sicuramente la sfiducia di un governo Renzi debolissimo e quindi o un nuovo governo provvisorio o probabili elezioni. Con uno scenario surreale.
Perché il Senato verrebbe eletto con il Porcellum e la Camera con l'Italicum. Un pasticcio enorme.
Che andrebbe sanato con una riforma dello Stato "organica" e "condivisa" portata avanti con lo stesso spirito unitario del dopo guerra.

La Costituzione non è la Panacea
Ovviamente qualsiasi buona riforma costituzionale con annessa ottima legge elettorale non ci mette a riparo da nulla.
La nostra Costituzione (quella che dite essere bellissima!) non ci ha messo a riparo dallo stragismo, dagli anni di piombo, da Gladio, da Tangentopoli, dalla P2, da Berlusconi e dalle altre assurdità del nostro paese.
Non ci ha messo al riparo dalla mediocrità imperante nel nostro parlamento. Mediocrità incarnata pienamente dal Movimento 5 Stelle e dal falso mito che tutti i "cittadini" possono sedere in parlamento (poi quando si devono scrivere le leggi, devono pagare un consulente in materia).
Non ci mette al riparo dai mostri creati da noi stessi.

No. Voterò No. Perché le regole si scrivono insieme e soprattutto con un mandato elettorale.
Perché in questo modo il fine ultimo è la vittoria di una parte, quella di Renzi, in un scenario di conflitto distruttivo permanente.
Voterò No. Senza fare drammi e senza la retorica "dell'ultima possibilità" o del salvacondotto dell'emergenza.


25 settembre 2016

Hanno vinto

Hanno vinto. E' evidente.
Ci dicono che dobbiamo fare figli, in fretta, che dobbiamo avere "stili" di vita come piacciano a loro, che dobbiamo comportarci in un certo modo.
E la risposta che viene, unanime, non è mica "fatevi i cazzi vostri", no. La risposta è "non facciamo figli perché non ci date lavoro e soldi per farli" nel più classico delle contrattazioni sindacali.
Ho provato tenerezza nel leggere tutte le paladine "anti-Lorenzin" che si giustificavano motivando il perché non avessero ancora fatto un figlio. Non dovete giustificare nulla, care mie.
E' affar vostro se e quando vorrete avere figli, o ubriacarvi, fumare, diventare lesbiche o maoiste.

La libertà è diventata un lusso. Hanno vinto.


28 agosto 2016

Alfabeto delle vacanze (2016)

A come:
Almoetia, campeggio di Calatabiano che ci ha ospitato per la settimana dedicata alla zona etnea. Davide, figlio del vecchio proprietario, tifoso del Napoli e ottimo padrone di casa. Campeggio pieno di nord-europei tra cui uno che andava in giro per il campeggio anche di sera con una luce sulla fronte a tipo minatore. Memorabile la scena della sera prima della nostra partenza: entrando con l'auto mi premuro di informare il vecchio proprietario, seduto accanto alla guardiola di ingresso, della nostra partenza "Salve, allora noi domani andiamo via". Lui, serafico "E io invece resto qua!". 
Avola, città della mandorla pizzuta e dell'omonimo vino. Per noi invece resterà per sempre la città in cui per la prima volta abbiamo mangiato un panino con la carne di cavallo. Buonissimo (tra l'altro).
Arancino, perché in questa parte di Sicilia è maschio a differenza della palermitana "arancina". Cambia veramente poco, ne abbiamo mangiati tanti, di vari gusti e tutti buonissimi. I migliori a Noto da Arancina Planet.
Archimede, «Vectis mihi et ego commovebo mundi!» il più illustre cittadino di Siracusa. Tanto da dedicargli un bel parco scientifico "Tecnoparco Archimede". Siracusani anche un tantino permalosi. Se gli fate notare che, nonostante le genie di Archimede, comunque i romani conquistarono Siracusa, loro si risentono argomentando di inganni e complotti. Insomma non l'hanno ancora elaborata.

B come:
Brienza (F.lli) (soccorso stradale), perché il nostro viaggio è iniziato così. Copertone posteriore destro squarciato alle quattro del mattino tra Padula e Lagonegro Nord mentre percorrevamo la A3 direzione Sicilia. I F.lli Brienza ci hanno ospitato nella loro officina fino all'apertura del gommista (ore 8:30). La cosa buona è che abbiamo accumulato quasi tutti i punti sfiga qui.
Brioches, tante, buone, morbide, profumate, ripiene, di gelato, di granita, la mattina, il pomeriggio, sempre. Al rientro dalla Sicilia siamo dovuti ricorrere alla cure del SerT.
Barocco, strettamente legato al terremoto del 1693. Dalle macerie risorgono intere città, ricostruite con lo stile dell'epoca. Meraviglie architettoniche che oggi possiamo ammirare a Catania, Avola, Noto, Siracusa, Ragusa, Modica. Un nome in particolare ci ha perseguitato, Rosario Gagliardi che in pratica è stato il Santiago Calatrava della Sicilia di inizio settecento.
Baglietto (il) ristorante nei pressi dell'entrata per La Tonnara dell'Oasi di Vendicari. Posto incantevole con tavoli su un morbido prato, riparati da maestosi ulivi. Ambiente un pochino chic. Noi ci siamo presentati a cenare in costume e ancora pieni di sale (di ritorno da un bellissimo bagno serale). E' pur sempre vacanza. Ottima la pasta alla Norma.

C come:
Ciccio, amico, fratello, figlioccio. E' stato il nostro Virgilio nella parte di viaggio del siracusano. La dritta per la spiaggia della IX Strada (Cittadella dei Maccari) gli è valso il soprannome di "CiccioAdvisor". Primo incontro in quel di Calamosche con Ciccio che si presenta con tanto di turbante e maglietta di una squadra di calcio croata. Grazie a noi, però, finalmente ha fatto chiarezza a se stesso e a noi sulla pietra di Noto e quella di Modica.
Calamosche, una spiaggia di una bellezza unica. Dicono che sia una delle più belle d'Italia. Direi che è proprio vero. Peccato esserci andati di domenica con un afflusso notevole di persone. Ciò nonostante ci siamo goduti le acque cristalline piene di pesci racchiuse tra due promontori. A “Funni Musca” (come la chiamano i locali) le due minorenni non sono mai risalite dal mare. "Papà è meraviglioso!". Come darle torto?
Catania, le abbiamo dedicato forse poco. Non ci ha catturati. Oltre al saluto al mitico "u Liotru", resterà il ricordo della cena buonissima (e costosissima) al mercato del pesce.
Cirica (Punta), dopo una mattinata tra Ibla di Ragusa e Modica, ritornando per Ispica troviamo questa spiaggia. Cambio veloce in auto. Costume, occhialini e via. Calette stupende con grotte e faraglioni.
Cannolo, è vero, non siamo in zona "doc", ma vi assicuro che il cannolo assaggiato a Noto presso il Bar Sicilia sul corso principale ha qualcosa di sublime.
Cani, tanti, al Camping Da Vinci. Campeggio Freak. Meggy, Cris, Centodiciotto, Menta, Attila (Spinone nero Gigante) e tanti altri senza nome. Perché la regola era chiara. Se dai un nome ad un cane poi te lo prendi con te.
Cittadella dei Maccari, "Volevi i Caraibi? Eccoti i Caraibi" (cit. Ciccio). Spiaggia stupenda. L'unica in cui siamo anche ritornati. Resterà famosa anche per la pazza escursione alla "Trigona Bizantina di Vendicari" alle 11:30 sotto un sole africano. Se le figlie non ci hanno denunciato e non ci hanno tolto la patria potestà è solo per puro caso.
Crepes con gelato, il pranzo a Ibla di Ragusa "Papà è il pranzo più buono che abbiamo fatto!" (cit. LaBionda)
Carne di Cavallo, venduta, arrostita per strada, negli arancini e nel panino. Squisita.
Coltellino Svizzero, un must-have del provetto campeggiatore. Estrazione spina di Pesce Spada dalla gengiva de LaBionda, estrazione pietruzza dal piede de LaRiccia, taglio rami molesti in campeggio. Un amico fidato.
Circumetnea, che avrei voluto prendere a Linguaglossa per diventare utente premium delle linee ferroviare vulcaniche.

D come:
Duomi, quelli di Catania, Ragusa, Modica, Noto e poi il più bello, quello che ci ha impressionato per la sua bellezza: Il Duomo di Siracusa « Ecclesia Syracusana, prima divi Petri filia et prima post Antiochenam Christo dicata »
Da Vinci (Camping), prendete un centro sociale occupato e fatelo diventare campeggio, avrete il Da Vinci. Un enorme agrumeto al confine con l'Oasi di Vendicari. Musica reggae, erba mariana, amache, cucina in comune. La mattina uscire dalla tenda e cogliere i limoni per la spremuta.  I silenziosissimi vicini giapponesi in roulotte, il biondo Luke, Rebecca chiacchierona e gli altri ragazzini con cui le figlie hanno fatto amicizia e tirato tardi la notte a raccontarsi storie.
Valerio, Barbara, Irene e gli altri componenti di questa gabbia di matti (definizione data da loro stessi) cui alla fine non puoi far a meno di voler bene.
E come:
Etna, o come lo chiamano i catanesi “u Mungibeddu”. Maestoso tanto da farmi ormai vedere il mio Vesuvio come un nanerottolo. L'escursione fatta da Piano Provenzana fino al cratere dell'eruzione del 2002 (Monte Nero) è stata un'esperienza unica. Da 1800 metri fino a 2100 metri in un paesaggio lunare, tra vegetazione inaspettata e sentieri tortuosi. L'incontro con la solitaria ragazza svedese. Da due mesi in Italia e che già parlava perfettamente la nostra lingua. "Sono venuta quassù per trovare un poco di frescura, a Modica si muore dal caldo". La discesa con sosta in una bellissima pineta per un picnic.

F come:
Ferryboat, venti minuti. Ti imbarchi, una sosta, ammiri lo Stretto di Messina, e sei già arrivato. 
Fiumefreddo, paesino nei pressi di Taormina dove abbiamo mangiato una pizza. "Siete di Napoli? Com'è la nostra pizza?" "Eh, sì, buonina..."
Formiche (Punta delle), spiaggia vicino Pachino scelta per evitare l'unica giornata di vento forte. Acqua blu cobalto e sabbia dorata.
Foratura, vedi voce Brienza (F.lli)
Frigorifero, altro punto di sfiga della vacanza oltre alla foratura. Ennesimo frigo rotto. Forse noi e frigoriferi da viaggio non facciamo match. 
Farfalle, a Taormina. In una stanza con una umidità del 200% e con avanti a noi un signore con un odore stantio di sudore, abbiamo visionato queste farfalle vere ma mezze intronate. Attrazione turistica pessima per spillare soldi. Fessi noi che ci siamo cascati.
Fenicotteri Rosa, in volo, all'Oasi di Vendicari, al tramonto. Mozzafiato.

G come:
Gole di Alcantara, (mi raccomando, accento sulla seconda “a”, Alcàntara!) di mattina presto. L'acqua gelata, dicono intorno agli otto gradi. Io e LaRiccia che ci arrampichiamo sui costoni tra la corrente delle rapide. Le more e i fichi per colazione. Se ci andate, ricordatevi che esiste la discesa comunale. Diversamente c'è una macchina aspira soldi che vi propone cose inutili e costose.
Granite, corpose, dense, rinfrescanti. La migliore è stata quella ai Gelsi provata a Ibla di Ragusa.
Gallina (spiaggia della), ultima spiaggia prima della partenza. Mare di Avola. Le coreografie subacquee insieme a LaBionda.

I come:
Isola Bella, stiamo lasciando Taormina abbastanza delusi dal posto, quando, dopo una curva, davanti ai nostri occhi appare questo piccolo paradiso. Gustarsi il tramonto con i piedi nell'acqua. Ritornarci due giorni dopo (dopo Alcantara) per tuffarci in quelle acque cristalline e fare lo snorkeling più emozionante della vacanza, sembrava di guardare in uno di quegli acquari giganteschi. Isola Bella è uno di quei posti speciali che quando vai via ti giri l'ultima volta per guardalo ancora e per dire "Ci ritorneremo".
Ibla (di Ragusa), quartiere più antico di Ragusa. Il Duomo di San Giorgio e la bellezza del Palazzo Cosentini.
Iano (Panineria da), un furgoncino sul lungomare di Avola che sforna prelibati panini. (Sebast)Iano, titolare della ditta, è un maestro della guarnizione e della piastra. Folla a tutte le ore. La qualità premia.

L come:
Letojanni, il mare che ci ha ristorato dopo le fatiche della scalata sull'Etna.
Linguaglossa, bel paesino alle pendici dell'Etna da cui parte la strada per Piano Provenzana. In un bar accanto alla pro-loco ho bevuto un pregevole caffè freddo a granita.
Limoni, tantissimi, tutt'attorno la nostra tenda nel Camping Da Vinci. La mia colazione di quei giorni. Spremuta di limone e acqua.

M come:
Marzamemi, borgo di pescatori vicino Pachino. Una bella serata con Ciccio a spasso tra i vicoli del paese in festa per la serata conclusiva del Festival Internazionale Cinema di Frontiera.
Modica, un piccolo gioiello incastonato tra le montagne. Barocco&Cacao. I 250 gradini per vedere il Duomo. Salvatore Quasimodo e poi l'approvvigionamento di cioccolato.
Mandorle, bianche, profumate, granellate, nella pasta, nelle granite, nel gelato, nell'acqua, nei panetti. Quelle dolci. Quelle amare, col cianuro dentro. Poi se ci fai caso è proprio la Sicilia a sembrare una grande mandorla.
Mare, che è l'inverso della Sicilia. Mare che mai come quest'anno ne abbiamo fatto abuso. Ore passate in acque cristalline, calde. Mare nel naso, negli occhi, da attraversare e da costeggiare.
Multipla (Fiat), che quest'anno si è smazzata non solo circa 1600 km ma è stata sottoposta ad un vero e proprio maltrattamento facendola arrampicare su irte salite, scorrazzare in strade dissestate alla ricerca di spiagge incontaminate, impolverata come un fuoristrada. Povera amica nostra, Kudos per il supporto.
Metano (per auto), che in Calabria è praticamente inesistente. In Sicilia un poco meno. Fortuna che ho trovato l'app "definitiva" per trovare i distributori di Metano.

N come:
Noto, che per noi è "Casa di Ciccio". Sovrapponibili. Guidati dal nostro cicerone d'eccellenza, abbiamo camminato per le strade del centro storico sentendoci "di casa". La bellezza dei balconi di Palazzo Nicolaci, il teatro Tina Di Lorenzo, le tante chiese, la sosta per il the con granita, la scalinata della cattedrale, il tramonto perfetto nei pressi del Vescovado.

O come:
Ortigia (Isola di), l'antica Siracusa. Un groviglio di vicoli in cui perdersi con gioia. La bellezza del duomo, il palazzo del "lucertolone", i negozietti, i papiri, la galleria d'arte con i pesci. Nina e LaRiccia che vanno in difficoltà nel mangiare la loro prima brioche con gelato (gigante).
Orecchio di Dionisio, la più suggestiva grotta delle latomie siracusane. Sentire l'eco amplificato della propria voce in quello che più che l'orecchio di Dionisio a me è sembrato quello di Mr. Spock.

P come:
Pachino, più che il paese, il suo pomodorino. Rosso, dolce, succoso. Il vero oro di questa terra. 
Portopalo, il punto più a Sud della Sicilia. Più a Sud di Tunisi. "Benvenuti in Africa" (cit. Ciccio)
Pasta di mandorla, cibo di cui è composta Nina credo per il 70%. 
Pistacchi, che insieme alle mandorle formano un connubio perfetto di sapori per la pasticceria tipica siciliana.
Piano Provenzana, luogo di partenza per la nostra escursione sull'Etna. Il tetto dell'albergo Le Betulle, sommerso nel 2002, che fa capolino nel mezzo di un mare di lava.
Pescheria F.lli Vittorio, a Catania. Classica pescheria con banco vendita e cucina. Abbiamo mangiato un sarago alla brace molto buono, molto caro. Di particolare pregio la frittura di gamberi e calamari presa da LaRiccia.

R come:
Ragusa, che sta in mezzo ai monti iblei, e per arrivarci abbiamo attraversato viadotti spericolati e altissimi.
Rais, il capo della tonnara. L'ingegnere delle reti. L'intuito e la conoscenza. Figura ormai scomparsa. Come del resto i tonni.

S come:
Sole, sempre. Tanto. Tantissimo. Che meraviglia. Anche se 42 gradi all'ombra possono dare un poco fastidio.
Sassi, delle spiagge nel catanese. Che contribuivano a dare al mare quella trasparenza cristallina.
Stomàkion, gioco matematico e puzzle studiato da Archimede. Il tizio al Tecnoparco Archimede la faceva facile. Io sono una pippa.
Scaccia, un ripieno arrotolato buonissimo. Farcito in mille modi.
San Marco (spiaggia), la spiaggia vicino al campeggio Almoetia. Spiaggia enorme, mare bello e freddo. 
San Giorgio, il santo più gettonato della Sicilia orientale. Una specie di Super Eroe della Marvel [...] venne battuto, sospeso, lacerato e gettato in carcere, dove ebbe una visione di Dio che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la resurrezione. [...] Tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade, Giorgio resuscitò [...] entrò in un tempio pagano e con un soffio abbatté gli idoli di pietra [...] il santo, prima di essere decapitato, implorò Dio che l'imperatore e i settantadue re fossero inceneriti; esaudita la sua preghiera, Giorgio si lasciò decapitare.
Siracusa, che è la città più bella di tutta la Sicilia orientale (a mio modesto parere).
Snorkeling, attività che nelle acque incontaminate e piene di pesci della Sicilia è obbligatoria.
Spenny, il quinto componente del nostro equipaggio. Protagonista assoluto ed esclusivo del foto reportage più trandy degli ultimi anni: Spenny in Sicilia 2016.

T come:
Taormina, brutta, turistica, pleonastica. Eravamo andati giusto per vedere il Teatro Greco. Era chiuso in anticipo causa prove per un concerto serale. "Scusi ma dove sta scritto che oggi la chiusura era anticipata??" "E' scritto su Internet". Se avessi avuto i poteri di San Giorgio, li avrei polverizzati con lo sguardo. Per fortuna Isola Bella ci ha riconciliati col mondo intero.
Tecnoparco di Archimede, ci aggreghiamo ad un gruppo di russi che hanno la traduttrice, quindi ogni spiegazione della guida è interrotta da un momento di traduzione. Mi sembrava di stare nel finale del film Rocky IV quando il tizio sul ring traduce in russo l'ecumenico messaggio di Stallone.
Tonnara, tecnica di pesca del tonno. Quella di Vendicari, antichissima, con l'isolotto del Rais e l'edificio di terra con il pavimento rossastro, ormai impregnato del sangue dei tonni che qui venivano portati per la lavorazione.

V come:
Vendicari (Riserva di), ci dovevano fare una raffineria negli anni 60. Oggi è un paradiso di natura e oasi faunistica per migliaia di uccelli che qui trovano rifugio durante la migrazione. Spiagge stupende e mare caraibico. "Il tramonto a Vendicari, specie alla Tonnara è molto bello. Se non vi baciate in quel momento vuol dire che non sentite più niente". (cit. Valerio, proprietario del Camping Da Vinci).

Questo post è stato possibile grazie alla collaborazione e alla compagnia di tre persone molto speciali di cui una l'ho scelta come compagna di vita e le altre due sono arrivate di conseguenza.
P.S.
A Vendicari, guardando il tramonto, io e Nina ci siamo baciati.

Colonna sonora dell'estate:
#1 - Can't stop the feeling! di Justin Timberlake
#2 - Le Range Fellon' - Daniele Sepe & Andrea Tartaglia
#3 - Sugar - Robin Schulz
#4 - This Girl - Kungs vs Cookin’ on 3 Burners
#5 - Murder - BoomDaBash
Più ovviamente "Andiamo a comandare" di Fabio Rovazzi e "tutti" gli album (per fortuna solo due) di Lorenzo Fragola.


9 luglio 2016

Il Napoletano può solo emigrare (secondo Dolce&Gabbana)


Sono provinciale.
Non amo Napoli.
Mi lamento solamente.

Grosso modo questo è il quadro scaturito dal dibattito a cui ho (incautamente) partecipato in questo giorni sulla manifestazione di Dolce&Gabbana a Napoli.
Terreno scivoloso. Presenza di tifoserie. Avere un'idea sulla questione che non sia bianca o nera, ti mette comunque su un piano inclinato che a seconda dell'interlocutore ti porta ad essere assimilato con una delle due fazioni in gioco.

Io volevo scrivere un post molto più utile con le indicazioni per affrontare il percorso per la Baia di Jeranto, però voglio cristallizzare il mio pensiero qui, che poi magari mi rincojonisco.

Utilizzare Napoli, anzi, utilizzare il suo centro storico come scenografia per la campagna pubblicitaria della nuova linea di abbigliamento, scegliere Napoli come location per festeggiare l'anniversario di una delle case di moda più note del mondo, va benissimo.
Grosso modo l'uso che si sta facendo della città non è molto diverso da quello che ne avrebbe fatto un regista chiedendo l'autorizzazione a girare scene del suo film tra i vicoli del centro di Napoli.
Il risultato è anche bello. Dolce&Gabbana hanno tra l'altro pagato per il disturbo versando bei soldoni nella asciutte casse comunali (al netto del regalino sulla tassa Cosap).

Ma non è questo il punto. Proprio perché abbiamo orgoglio (perché ne abbiamo ancora, vero?) non possiamo fermare il tutto alla lauta mancia o al "ritorno di immagine" (poi qualcuno un giorno mi farà un calcolo?).
Il mio disappunto è per il tipo di narrazione proposta. Perché se è vero che D&G ci porteranno al centro del mondo, ci stiamo chiedendo anche "come" ci porteranno?
A me pare che la sceneggiatura ideata da Dolce&Gabbana sia essenzialmente il contrasto tra il "Glamour" (cacchio quanto mi fa rissa questa parola) e la decadenza/povertà del vicolo napoletano puntando un carico da cento sul più stantio dei folklorismi e luoghi comuni del nostro territorio.
Tutto bene? E' questa la nostra Napoli nel 2016?

Credo che questa rappresentazione abbia spazzato in un sol colpo quell'opera "enorme" fatta agli albori degli anni 80 da chi cercava di scrollare da dosso ai napoletani quella patina di "pizza, spaghetti, sole e mandolino".
- "Voi siete napoletano?"
- "Sì, ma non emigrante, eh! No, no, pecché ccà pare ca 'o napulitano nun po' viaggia', po' sulamente emigra'".
Questo era Massimo Troisi (dal film "Ricomincio da tre") che aveva un'idea di Napoli e della "napoletanità" molto più evoluta.
Ma non solo lui.
[...] E' il medesimo meccanismo che sollecita molti autori a scrivere su Napoli film o commedie che travisano il significato della napoletanità e portano in giro aspetti falsi o inesistenti, o forzati e caricaturali della vita dei napoletani. E il bello è che qualcuno, facendo questo, si è pure fatto i soldi.
Attori, cantanti, registi, scrittori: un piccolo esercito di persone che sfruttano quella che definiscono la "cultura" di Napoli e che invece altro non è che folklore, o peggio folklorismo... [...]
Chi scrive qui è invece Pino Daniele ("Storie e poesie di un mascalzone latino", 1994, Pironti).
Insomma, a me pare che in questi ultimi anni le uniche narrazioni di Napoli che abbiamo da spenderci fuori dalle mura siano due: quella di Tom&Gerry e del Topolino napoletano o quella della Serie TV Gomorra. "Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere".

Poi c'è chi, nella sua bravura e genialità, con fare sornione riesce in poche righe (non come il sottoscritto) a sintetizzare mirabilmente il tutto. Grazie Maestro.


E voi? Cosa ne pensate?


7 luglio 2016

Dov'è Fermo?



Io manco lo so dov'è Fermo. Ho due scelte. Me ne frego altamente di colmare questa mia ignoranza o approfondire, conoscere. Scelgo la seconda. E' una città delle Marche. E' stato semplice.

Il razzismo è un'ignoranza. Abbiamo due scelte. O fregarcene e vivere nella convinzione che i neri sono scimmie, che gli immigrati vengono qui per sport, che le nostre miserie quotidiane hanno nell'immigrazione il capro espiatorio, che i musulmani sono tutti terroristi. Oppure. Oppure capire. Ancora meglio, aiutare il nostro prossimo a capire. E' una questione pedagogica.

Indignarci per la morte di Emmanuel Chidi Namdi non basta. Non basta più. Sarebbe il solito narcisismo. Di idee e opinioni siamo strapieni. Del “fare” e dell’ agire, invece, le casse sono vuote. Quindi c’è da partecipare al gioco (gioco che abbiamo lasciato giocare per troppo tempo ad altri) se veramente pensiamo e "vogliamo" combattere questo subdolo e strisciante rigurgito di razzismo e ignoranza.

Come? Partendo da una cosa semplice.

Adotta un razzista. Quando sentiremo i soliti discorsi e lamentele a sfondo razzista (alzi la mano chi non ne sente almeno un paio al giorno anche nell’ambiente di lavoro), basterà intervenire e dire "No, non è così, ti sbagli, informati". Accettare un confronto e spiegare le nostre ragioni. Coraggio! Non arretriamo! Quando vediamo movimenti politici (come quelli a 5stelle) e partiti non avere una linea limpida su immigrazione e razzismo, contestiamoli, non li votiamo.

Vi appelleranno con "buonisti", e ne dobbiamo essere orgogliosi perché altra strada non c'è, perché l'opposto di "buonista" è "cinico ignorante". Io non chiamerò mai nessuno "scimmia", non picchierò mai nessuno fino ad ammazzarlo, esigo il rispetto della comunità per due persone dello stesso sesso che si amano, voglio che le mie tasse versate, frutto del mio lavoro, servano anche ad aiutare, accogliere e integrare chi per puro caso è nato all'ombra e non al Sole come noi.
Sono buonista, sì. E voglio essere contagioso.


24 giugno 2016

Brexit, il giorno dopo

Va bene, ma a parte i treni, lo spazzolino per i denti, i Beatles, la macchina a vapore, Shakespeare, gli pneumatici, IL CALCIO, gli estintori, IL CALCIO, la fibra di carbonio, IL CALCIO, ... che cosa hanno fatto questi Inglesi per noi?

18 giugno 2016

Caro Luigi, anzi, ciao Lewis

Caro Luigi,
anzi, ciao Lewis,
il mio rapporto con te è stato da sempre conflittuale.

Da quella bandana arancione in testa e quel verbo "scassare" che facevano già presagire i deliri politici di questi giorni. Dopo cinque anni, la tua gestione "politica" è a mio parere abbastanza criticabile. Dalla ciclabile disegnata per terra venduta come "la più grande d'Europa" al regalo di Edenlandia ai privati, dall'assenza di progetti incisivi e investimenti nelle periferie (mentre si investiva in grandi eventi sul lungomare) ad un uso troppo personale della carica (una delibera comunale per affermare il proprio “No” alla riforma costituzionale di Renzi, mi pare francamente eccessiva).

Diversamente la tua gestione "amministrativa" ha molti punti positivi. In primis una certezza che mancava da anni a Napoli. L'onestà. Che è un punto di partenza, non certo l'approdo. Ma è già tanto. In Asìa, ad esempio, Raffaele Del Giudice ha compiuto un piccolo miracolo in un zona grigia di servizio pubblico. La città ha trovato un equilibrio sul ciclo dei rifiuti anche senza costruire inutili inceneritori nella zona est. Napoli, inoltre, in questi utlimi anni ha potuto sperimentare una vicinanza delle istutizione nuova. Ed è questa, credo, la vera novità, la peculiarità dell'esperimento che hai voluto chiamare "Napoletanos" (per scimmiottare Podemos, ma perché poi?).

Quello che gli altri partiti e candidati non hanno capito. I cittadini hanno cominciato a incontrare persone del Comune che ascoltavano i loro problemi cercando di trovare tutti insieme una soluzione. A Napoli c'è stato una sorta di "sperimentalismo democratico" così come descritto da Sabel prima e ripreso da Fabrizio Barca negli ultimi anni. Dai Centri Sociali ai commercianti, dalle associazioni ai comuni cittadini. L'intermediazione "clientelare" dei partiti è saltata. Rapporto diretto con l’istituzione. Forse proprio per la tua carenza "politica" e di visione, è stato molto più semplice farti dettare le necessità dal basso. Creare questo rapporto diretto con associazioni di territorio e cittadini.

Essere rieletto dopo cinque anni di mandato (nel periodo del patto di stabilità, quindi senza possibilità di spesa al fine di consenso) significherebbe che i napoletani hanno ritenuto la tua gestione amministrativa quanto meno sufficiente e le alternative non appetibili. Si direbbe dalle mie parti, Peppe pe Peppe me teng' 'a Peppe mio. Diego Civitillo, in quota arancione, nuovo presidente della municipalità con Bagnoli, ci racconta di un territorio che vorrebbe partecipare al proprio futuro. Direttamente. Non vuole commissari governativi. Il decisionismo renziano contro la partecipazione.

Insomma, caro Luigi, hai avuto anche l'umiltà di capire che un lungomare totalmente pedonalizzato, questa città non se lo può ancora permettere. Kudos. Spero, allora, che avrai altrettanta umiltà nel capire che portare un successo essenzialmente amministrativo come piattaforma politica nazionale sarebbe quanto meno rischioso. Ti auguro di restare un buon amministratore. Lascia perdere "il popolo", "la rivoluzione", "lo scassare" e "il comune derenzizzato". Lo so. Questi temi sono di molto più affascinanti di appianare buche con l'asfalto, arginare cornicioni di palazzi, regolarizzare traffico e trasporti cittadini e tutte le altre problematiche del quotidiano.

Ma ricorda che il mandato che (molto probabilmente) ti verrà dato domenica sera, è per amministrare Napoli, non per contrastare il Governo o riunire i transfughi della sinistra italiana. In bocca al lupo (ne abbiamo bisogno).

Con ancora un poco di sana diffidenza. 
-- 
Pinellus


25 aprile 2016

Ecosistemi Software Napoletani ovvero l'incomunicabilità instituzionale.

Partiamo da una definizione tecnica.
Ecosistema Software. Cos'è?
defined as a set of businesses functioning as a unit and interacting with a shared market for software and services, together with relationships among them. These relationships are frequently underpinned by a common technological platform and operate through the exchange of information, resources, and artifacts.
In pratica è quella condizione secondo la quale un dispositivo elettronico lavora molto meglio (per volontà del produttore) se affiancato da altri dispositivi della stessa "famiglia".
Diciamo che il produttore agevola e ottimizza alcune funzionalità se queste sono consumate da dispositivi "amici".
Ovviamente questi agevolazioni sono alle volte semplici leve commerciali per "favorire" l'adozione di un dispositivo rispetto ad un altro.
Esempi di ecosistema sono quelli creati da Apple (MacOS, iOS), Microsoft (Windows 10) e Google (Android e Google's App).

Da ieri, con la venuta a sorpresa del Primo Ministro Matteo Renzi a Napoli (terza volta in un mese, record), abbiamo anche un altro Ecosistema. Quello del PD.

Vi spiego. Ieri arriva a Napoli il nostro baldanzoso Renzi e si fionda direttamente in Prefettura per sottoscrivere tale "Patto per la Campania" con il governatore De Luca.
La comunicazione funziona benissimo tra MatteOS e VecienzOS essendo i due OS (Operating System) dello stesso produttore. Il PD.
All'incontro però manca una figura fondamentale. Non c'è il Sindaco di Napoli. Non è stato invitato.

Perché? Perché a Napoli i cittadini hanno deciso di adottare per il governo del Comune un altro sistema operativo. Il GiginOS basato su standard diversi e tecnologia più Open.
C'è da sottolineare però che l'adozione di un altro OS è consentito ed è documentato dalle specifiche funzionali di base chiamate CI (Costituzione Italiana).
Questo GiginOS però non è molto supportato (e sopportato) da MatteOS. I due sistemi non dialogano e non si scambiano informazioni e spesso e volentieri vanno in crash se li si mette in collegamento.

Alle lamentele dei cittadini napoletani di questi continui mal funzionamenti, il MatteOS risponde che per un corretto funzionamento di tutto l'ecosistema, anche il Sindaco dovrebbe essere dello stesso produttore, cioè il PD.
E per aiutare il concetto, il MatteOS ha invitato in Prefettura, senza alcun titolo, tale Valeria Valente attuale candidata a Sindaco di Napoli per il PD.
Come dire, MatteOS ha mostrato a noi comuni mortali come gli garberebbe che fosse la prossima riunione istituzionale a Napoli. Un suggerimento, via!

Agevoliamo la foto a corredo.

A questo punto, considerando che MatteOS si è autoproclamato candidato Primo Ministro dopo una mirabile scalata interna al PD ed è arrivato a Palazzo Chigi senza passare per le urne (come nel Monopoli), si potrebbe anche ipotizzare che il prossimo Sindaco di Napoli ce lo scelga a sua gusto e piacimento, tanto il voto sta diventando una fastidiosa perdita di tempo, su Bagnoli ci ha messo un bel Commissario con poteri esecutivi. Ma in fondo che problema c'è?
Ci pensa MatteOS.

Ah, buon 25 Aprile a tutti.


3 aprile 2016

No-Triv: Io voto e voto Sì

Non perdete tempo nel leggere complicate analisi su quante piattaforme ci sono in Italia, a quante miglia dalla costa, quanti barili estraiamo dal mare, se il quesito è posto correttamente o meno.
Non ci prendiamo in giro.
Non ci capiremo mai un cazzo. Non avremo mai tutte le informazioni a disposizione per poter giudicare e farci un'opinione seria al riguardo.
(se poi proprio volete, per approfondire qui ci sono i Pro http://www.fermaletrivelle.it/ e qui i Contro che in realtà sono per l'astensione http://ottimistierazionali.it/)
Allora?
Allora la questione, sempre a mio modesto parere, è abbastanza semplice.
Il referendum in questione ha un valore strettamente simbolico. Con due dimensioni di analisi.

La prima dimensione: Il Nostro Futuro.
Il punto non è tanto le trivelle, il mare e tutto il resto.
Stiamo parlando della politica energetica da adottare in Italia per i prossimi anni. Parliamo del futuro nostro (poco) e dei nostri figli (un poco in più).
L'Italia non è e non è mai stata energeticamente indipendente. Il petrolio e il gas lo importiamo e quel poco che riusciamo ad estrarre non basterebbe per il fabbisogno di una sola regione.
La domanda che ci dovremmo porre è quindi: continuiamo su questa strada o magari sarebbe il caso di cominciare ad investire su fonti energetiche alternative e su una politica di sostenibilità e risparmio energetico?
È fuori dubbio che una vittoria del "Sì" con numeri importanti, avrebbe un impatto altissimo sull'agenda politica del paese. Molti politici comincerebbero a sgomitare per cercare di occupare questo inaspettato spazio politico e di consenso; magari si potrebbe tornare a parlare di ambiente in un paese senza più un partito ambientalista.

La seconda dimensione: Il Nostro Voto.
Non è banale. Un referendum è sempre un momento importante. Far fallire una chiamata diretta è una implicita ammissione di delega. Significa "Non mi frega una fava, fate il cazzo che volete". Da quel momento in poi però non avete più diritto di lamentarvi. Il vostro posto è il vestibolo dell'Inferno, sede degli ignavi.
Non dovete votare nessuna persona. Dovete esprimervi, siete chiamati a rispondere. Sì o No. Non importa cosa sceglierete. Sì o No. Ma andate. Votate. Alzate il culo e votate.
Se c'è qualcosa che in questi ultimi anni è mancata nel nostro paese in termini di democrazia, beh, siamo proprio noi e la nostra voce.
Usiamola.


3 marzo 2016

Contro Natura


Ho letto molti commenti in questi giorni, da vero lurker, sulla notizia della paternità di Niki Vendola e del suo compagno ottenuta tramite surrogazione di maternità e fecondazione di un ovulo. C'è veramente di tutto. Si passa da "Dal culo di Vendola può uscire solo merda" alla denuncia dello sfruttamento della donna; dal legame del cordone ombelicale per poi arrivare ai più (pochi) possibilisti.

Molti si son cimentati a dare un giudizio. Forti delle proprie certezze. A gamba tesa in una sfera molto intima di una coppia e della loro decisione di avere un figlio. Io al riguardo non ho idee chiare e nette. Ma credo che si debba rispettare l'intimità delle persone, in primis, e che questo clima da eterna tifoseria per ogni fatto di cronaca, ci stia portando lentamente a smarrire anche quei pochi barlumi di ragione acquisiti.

Ma il punto su cui vorrei soffermarmi (e magari discutere pacatamente) con voi è quel "Contro Natura" che spesso vien fuori come Moloch discutendo di temi etici come aborto, fecondazione assistita, eutanasia etc.

E’ "Contro Natura"! Ma cos’è “Contro Natura”?

Nell'accezione più medievalista sarebbe l'introdurre il membro maschile in orifizi non deputati alla riproduzione. Pratica, peraltro, molto diffusa in monasteri tra monaci o da suore per conservare la verginità. Sinonimo di vizio e peccato.
Oggi lo utilizziamo per descrivere un qualcosa, come la maternità surrogata, che andrebbe contro il naturale stato delle cose, contro l'etica. Rifacendoci a quel poco di nozionismo biologico appreso con l'ape e il fiore, affermiamo che un bambino nasce solo se c'è un uomo (l'ape) e una donna (il fiorellino). 
(qualcuno sconfina mettendo in mezzo "l'amore", ma quello anche in natura c'è o non c'è, sempre ci si feconda)

Ok. Fermiamoci a questa cosa. La Natura.
Ma allora, vi chiedo, un uomo nato biologicamente con un difetto al cuore (eh, quella la natura è così) può o meno ricorrere alla scienza per ricevere un cuore nuovo? Oppure un uomo con la leucemia (anche questa un fatto naturale) può ricorrere al trapianto di midollo donato da altro essere? E la chirurgia estetica? E' naturale o cosa? Se perdo una mano, posso trapiantarmene una nuova? Posso usufruire di un arto bionico?Quando andate dal dentista vi fate fare l'anestesia? Sì? Eppure è una cosa "Contro Natura", perché la nostra natura è di sentire un cazzo di dolore atroce mentre un altro uomo ci infila un trapano in bocca. Usate preservativi? Contraccettivi? Vi accoppiate solo ed esclusivamente per procreare o fate sesso anche per piacere? La Natura vorrebbe ogni atto sessuale mirato alla procreazione.
Se tutto deve essere fatto secondo natura, allora per coerenza niente luce elettrica, spegniamo i condizionatori, chiudiamo Facebook e torniamo ad essere in balia degli eventi "naturali" come pioggia, vento, freddo e caldo. 
Esagero?

Qualcuno potrebbe obiettare che, nel caso specifico, c'è l'etica. Parliamo di bambini. Il diritto del bambino. (i bambini! i gattini! i cucciolotti! basta violenze sui cuccioli! Uh guarda, un bambino morto in un naufragio nel mediterraneo. Uh guarda che occhioni teneri quel cucciolo di foca!). 
Ma anche qui, permettetemi di obiettare che l'etica non è qualcosa di preordinato, ma semplicemente un codice comportamentale determinato a seconda dell'evoluzione della società (a testimoniarlo è la disputa filosofica tutt'ora in atto su cosa si debba intendere per etica).

I diritti del bambino, l'infanzia, sono tutti concetti relativamente recenti. Il tanto sbandierato "legame" tra la mamma e il bambino è una costruzione culturale contemporanea. Non c’è nulla di vero e misurabile. Basta leggere un qualsiasi trattato di etologia o di antropologia animale. Qualche anno fa (tipo un’ottantina) i bambini venivano concepiti in serie e non tanto per "amore" ma per garantire sussistenza e anche perché ne morivano tantissimi prima dei dieci anni (ah! i vaccini!!). Inoltre non essendoci contraccettivi le donne del ceto popolare erano perennemente gravide (pensate quanto tempo queste donne potevano dedicare alla cura amorevole dei loro pargoli e al legame instaurato). Di più. Le donne dell'alta borghesia affidavano l'allattamento dei loro rampolli alle generose tette di donne che venivano pagate per questa attività (mioddio! Strappati dal seno della materno!) 

Il dibattito in questi ultimi mesi su diritti, omosessualità, adozioni e metodi di concepimento, ha generato in me una forte depressione. Miei coetanei che ragionano con categorie di pensiero dell’ottocento. Impauriti da tutto, bigotti, ignoranti. Cosa più grave, spaventati dal progresso. Spaventanti da un omosessuale. Un paese che costruisce cimiteri per i bambini “mai nati”, che difende a spada tratta i diritti dei bambini ad avere un papà e una mamma ma che poi quando si tratta di investire in scuola e formazione, di premiare il merito e di progettare il futuro, tace, voltandosi da un’altra parte, ammazzando i propri figli. 
Questo sì che è Contro Natura.


28 gennaio 2016

Di marmi coperti e presbiopia

Nei primi giorni di Marzo del 2013, Mahmoud Ahmadinejad, il predecessore dell'attuale presidente dell'Iran Hassan Rouhan, viene ritratto in una foto mentre consola (con molta partecipazione) la madre dell'appena defunto presidente del Venezuela Hugo Chavez. 


La foto, se guardata con i nostri occhi, rivela un momento molto commovente di un uomo che consola una madre anziana che ha avuto la sfortuna di sopravvivere al proprio figlio. Ahmadinejad, inoltre, ci rivela un lato della sua personalità molto tenero. 

Riguardatela bene quella foto perché quello scatto ad Ahmadinejad è costato la non rielezione a Presidente dell'Iran. Motivo? Guardate le mani del leader sciita. Vengono strette da Angers Clerics, madre di Chavez, ma soprattutto "donna". 

Quell'immagine in Iran ha fatto letteralmente infuriare i conservatori religiosi che hanno immediatamente abbandonato il loro leader dichiarandosi non più disposti ad appoggiare la ricandidatura di Ahmadinejad affinché si comprendesse meglio quel che le leggi dell’Islam vietano. "Noi sappiamo che nessuna donna può essere toccata a meno che non stia annegando in mare o che abbia bisogno di cure mediche” ha dichiarato un membro dell'Associazione dei Chierici Militanti.
(fonte: http://iranpulse.al-monitor.com/index.php/2013/03/1506/iranian-media-clash-over-ahmadinejads-embrace-of-chavezs-mother/ )

Insomma pare proprio che il popolo iraniano abbia ancora qualche problemino con il genere femminile. Capirete allora l'incubo di Hassan Rouhan di vedersi immortalato con in secondo piano sode chiappe marmoree femminili o con lo sguardo rivolto ad ammirare la perfetta tenuta gravitazionale di due seni con in bella mostra irti capezzoli.
Per lui significherebbe ripercorrere la stessa sorte toccata al suo predecessore.
Il metodo Boffo non è nostra esclusiva. 

Adesso. Altra piccola nota a margine. L'Iran, con le dovute proporzioni (Castaldi docet), è una teocrazia così come lo è il Vaticano. 

Ad esempio "Le donne che entrano nella Città del Vaticano sono tenute ad indossare gonne nere che non espongano la zona sopra al ginocchio ed abiti scuri; la lunghezza delle maniche delle camicie dev'essere sempre oltre il gomito. È invece proibito alle donne indossare pantaloni, e sono consentiti solo gioielli "semplici" e non troppo vistosi. Le scarpe devono essere scure e chiuse, mentre sono libere di indossare o meno un cappello o un velo nero che copra i capelli e la parte superiore del viso. Non possono in alcun caso indossare abiti che tengano braccia e ginocchia scoperte.

Insomma, voglio dire, non è che da queste parti ci sia tutta questa apertura mentale. E se e per un atto di cortesia e "tranquillità" assecondiamo una richiesta del nostro ormai amicone (oh, è venuto a proporci affari per 17 miliardi di euro, che famo? Lascio?) di oscurare momentaneamente quelle statue di "donne" nude per non avere rotture di palle a casa sua, io non ci trovo di nulla di "enormemente" scandaloso o clamoroso. 

Come sempre la nostra presbiopia ci impedisce di vedere che stiamo additando una "momentanea" censura di cortesia dimenticando che nel nostro paese abbiamo dei medici fanatici che si rifiutano di far abortire le donne; che ad oggi non c'è una legge che riconosca le unioni tra persone dello stesso sesso perché il Vaticano non vuole; che se vuoi morire in pace senza accanimento terapeutico, non puoi perché contrario alla volontà di Nostro Signore; il crocifisso in classe è obbligatorio e l'ora di religione cattolica te la devi sciroppare comunque. 

Allora. Vero, quelle statue coperte sono veramente brutte. Ma va capito, non dico giustificato, il motivo. Però, specularmente, mi aspetterei egual offesa quando è il Vaticano a comportarsi come e peggio dell'Ayatollah iraniano.
Ad esempio, per quanto mi riguarda, il Family Day di sabato prossimo è l'equivalente di un rullo di pittura rossa passato su "Le Sette opere di Misericordia" di Michelangelo Merisi da Caravaggio.


26 gennaio 2016

Nola, le SmartCity e la Macchina Finale

18 Gennaio 2016. Il Comune di Nola si autoproclama prima Smart City dell'area nolana. Caspiterina. Addirittura "Città intelligente"?
Vado a leggere la motivazione e si parla della presentazione di un'applicazione per smartphone, detta volgarmente "App". Ma quindi, mi domando da profano, cosa c'entra un'App con una città intelligente? Amico Wikipedia, tu cosa mi dici?
La città intelligente (dall'inglese smart city) in urbanistica e architettura è un insieme di strategie di pianificazione urbanistica tese all'ottimizzazione e all'innovazione dei servizi pubblici così da mettere in relazione le infrastrutture materiali delle città «con il capitale umano, intellettuale e sociale di chi le abita» grazie all'impiego diffuso delle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell'ambiente e dell'efficienza energetica, al fine di migliorare la qualità della vita e soddisfare le esigenze di cittadini, imprese e istituzioni.
Oh, ecco. Quindi questa App dovrebbe "migliorare la qualità della vita". Bene. Proviamo.
Passo 1, scarichiamo l'App. Cerco "Comune di Nola" sul PlayStore di Google. Nulla. Ma come? Ah, ecco svelato l'arcano. Il Comune di Nola ha pensato bene di utilizzare un'applicazione preesistente, tale FlagMii che sul sito si presenta come "l'app per farti trovare subito dal 118".
Sono confuso.
Approfondisco e scopro che questa App rivende un servizio di "Avvisi e allerta ai cittadini". Scarichiamo. Installiamo. Mi si chiede una conferma del mio numero tramite SMS. Fatto.
Vado nei canali di notifica. Tra i tanti comuni (quindi siamo in buona compagnia) trovo anche Nola.
Mi iscrivo. Dai, mi dico, non è stato tanto difficile. Ok. E adesso?


Mi sento Smart! Smart ai massimi livelli. C'è un link. Clicco.


Ricapitolando. L'App del Comune di Nola in realtà non è un'App. E' un canale di un'applicazione che fa tutt'altro.

Volendo chiamare le cose con il loro nome, mi verrebbe da dire che questo canale "monodirezionale" di comunicazione aperto dal Comune di Nola è semplicemente un modo per fare pubblicità e propaganda delle iniziative comunali. Ad oggi mi son arrivate un paio di notifiche di eventi e mostre.
Al contrario, io non posso comunicare nulla all'amministrazione. Non posso ricercare numeri utili, segnalare guasti o problemi, fissare un appuntamento. Nulla. Dici, ma perché cosa vorresti fare? Una cosa tipo questa: https://sensor.comune.bolzano.it/

Allora mi è ritornata in mente questa storia. Nel 1952 il noto matematico e ingegnere statunitense, Claude Shannon, sulla base dei suggerimenti dello scienziato Marvin Minsky, realizzò una cassettina di legno con un interruttore su una faccia. La chiamò la "Macchina Finale".
Se si azionava l’interruttore partiva un insistente e fastidioso ronzio. Lentamente il coperchio si alzava e ne veniva fuori una mano meccanica che disattivava l’interruttore e si ritirava nella cassettina.
Arthur Clarke al riguardo scrisse: "C’è qualcosa di indicibilmente sinistro in una macchina che non fa nulla, assolutamente nulla, eccetto spegnersi".