Accade quando la politica si sottrae alle proprie responsabilità, guardando alla ricerca contingente del consenso. Entrano tossine a inquinare e modificare pensiero, parole. Accade che la ragione si appanni.
Venticinque anni fa. Arriva la Lega e introduce nel sistema di pensiero il tema del federalismo. Una risposta errata alla domanda di maggior controllo sui soldi pubblici spesi (male). La Lega punta alto, fa 100 con la “secessione”, ottiene 30 con la riforma del Titolo V e col Federalismo Fiscale che nei fatti introduce in Italia una sorta di “egoismo” territoriale.
Oggi i danni di quella stagione sono visibili specialmente nel meridione d’Italia. Adesso è abbastanza chiaro a tutti (in special modo all’ENAC di Cantone) che la riforma del Titolo V è da ripensare se non da rigettare.
Rileviamo adesso che la Lega Nord non ha più il suo focus sul federalismo, oggi c’è l’immigrazione. Il collegamento di coerenza è sempre l’egoismo e la paura. “Prima gli italiani”, “Siamo invasi a casa nostra”.
In questo momento la Lega ha forte concorrenza nell’orticello di populismo e razzismo d’accatto. Ci sono anche i nuovi eroi del pensiero al ribasso capeggiati da un comico genovese.
Anche qui il giochetto del 100/30 ha dato i suoi frutti. Lega e M5S fanno 100 chiedendo chiusure di frontiere, rimpatri forzati e tolleranza zero. Puntuale arriva il 30.
È di questi giorni l’approvazione definitiva dei cosiddetti decreti Minniti-Orlando sul contrasto all’immigrazione illegale e sulla sicurezza urbana. Un governo di centro-sinistra che approva un dispositivo che prevede per gli stranieri una giustizia minore e diseguale, una sorta di «diritto etnico». Se affianchiamo questo dispositivo a quella sciagurata legge che sancisce il “reato di immigrazione clandestina” (cfr. Bossi-Fini), il quadro normativo italiano ma soprattutto il pensiero dominante, trasuda razzismo e xenofobia e incapacità nel saper gestire un fenomeno naturale e un’opportunità come l’immigrazione.
L’argine a questo inquinamento continuo del pensiero, a queste tossine che avvelenano le parole non può essere che il lavoro concreto con le persone, ragionare insieme e sfatare le molte costruzioni semplici utili solo ad aggregare consenso.
Ce la possiamo fare, non è mai troppo tardi.