29 marzo 2014

Gli affari di Zuck


Inoltre sulla nuova veste grafica di Facebook, vi consiglio la lettura di quest'articolo.



Inno a l'Innovazione

Giovedì, abbastanza impropriamente, ho partecipato alla presentazione napoletana del Corriere Innovazione, iniziativa editoriale del Corriere della Sera che si propone come hub tra tutti centri di eccellenza e di innovazione in Italia.
Ero presente in qualità di blogger ed ho assistito a tutto il dibattito seduto accanto a giovani startupper e giornalisti.
Per il resoconto della serata vi rimando qui.
Da parte mia, mentre ascoltavo i vari interventi di imprenditori e politici, ho preso vari appunti a tema.

#1 In tutti gli interventi nessuno ha menzionato il grosso problema (imho) del processo innovativo in questo paese. La tremenda lontananza tra i due driver principali dell'innovazione: L'idea e le Risorse Finanziarie.
Da queste parti accade spesso che chi detiene l'Idea non ha soldi, mentre chi ha i soldi non ha idee.
O ancora peggio, chi ha i soldi ha le idee molto confuse.
Ancora oggi, a dispetto di tutte le narrazioni e azioni sulle startup, nel nostro paese avere un'Idea e trovare qualcuno (banche, venture capital, imprenditori) che ti finanzi, è ancora molto, molto difficile.

#2 L'Innovazione non è un processo solipsistico. Anzi, è un frutto. E si realizza solo in sistemi prodomici.
Basta leggersi qualcosa sui distretti industriali del Centro Italia o dei cluster innovativi come la Silicon Valley per capire di cosa parlo.
Discutere di innovazione in una città "irrisolta" come Napoli, stona. Stona perché qui viviamo ancora come "innovativa" la normalità. Stona perché da qui si parte per andare ad innovare altrove. E nessuno viene qui ad innovare.

#3 Sergey Brin e Larry Page all'università ebbero "L'idea". L'università li aiutò a costituirsi azienda. Li ospitò per i primi anni e li aiutò con tutti gli adempimenti burocratici. Sergey Brin e Larry Page ebbero l'imbarazzo della scelta su quale finanziamento scegliere tra le tante venture capital firm che bussarono alla loro porta.
Sergey Brin e Larry Page si trovavano nella Silicon Valley. Hanno potuto circondarsi dei migliori ingegneri mondiali grazie alla qualità della vita offerta da quella zona.
Sergey Brin e Larry Page hanno creato Google.
Lo stesso Linus Torvlads appena avuto un'offerta da una società informatica della Silicon Valley, ha lasciato senza esitazione la Finlandia per la California.
Domandiamoci se Torvalds avesse lasciato altrettanto repentinamente la Finlandia per la Campania.

#4 Poi, senti parlare di innovazione e ti ritrovi davanti i soliti pinguini giacca, cravatta, le iniziali sulla camicia (che ancora oggi mi sfugge il senso delle iniziali sulla camicia) e il pizzico di lampada che fa tanto Briatore.
Significa che nel nostro paese sei ancora giudicato prima ancora che per le tue idee, per come sei vestito, per le tue scarpe, per come porti i capelli.
No, questa non è innovazione.

#5 Ho sentito ancora la solita manfrina de "L'innovazione nel solco della tradizione".
No. Sbagliato. E' una castroneria. L'innovazione è qualcosa di completamente nuovo, che cambia la nostra vita. In meglio. Per sempre. Google è innovazione, iPhone è innovazione, il PC è innovazione, il Telefono è innovazione, la Corrente Elettrica è innovazione.
Adottare nuovi procedimenti ad un processo già esistente si chiama "Rinnovazione", ed è altra cosa.
Cosa buona, sicuramente. Ma non è innovazione. Punto.

#6 Vi prego. Basta col citare ogni volta a sproposito Steve Jobs associato all'innovazione e alla genialità.
Il provincialismo italiano sta tutto qui. Pensiamo che Steve Jobs sia stato un grande genio.
No, non lo era. Era un mediocre informatico e sapeva poco di elettronica.
Ma sapeva realizzare bene le proprie idee. Ed è nato in California.
Se volete capire veramente chi ha fatto innovazione negli ultimi trent'anni, andatevi a leggere la storia del XEROX PARC.

11 marzo 2014

S'i' fosse donna


S'i' fosse donna, mi indignerei. Ma tanto.
E direi, senza alcun tentennamento, cari voi, le "quote rosa" ve le potete infilare in un vostro orifizio a piacere.

Perché noi non siamo minoranza, non siamo riserva indiana da tutelare né tanto meno il panda del WWF.
Noi siamo cittadine italiane in possesso di tutti i diritti. Così come i nostri amichetti batacchio-muniti.
Invece questa idea di preservarci con un meccanismo di rappresentanza obbligata, sarebbe come normalizzare una differenza.
Sarebbe come a dire che noi donne siamo cittadine "diversamente" abili. Che non possiamo essere e non siamo alla pari.

No cari. Noi donne ci siamo, siamo tante e siamo alla pari se non migliori di voi.
E non abbiamo bisogno di alcuna garanzia per esserci o di aiutini per farcela.
Vogliamo semplicemente riconosciuti i nostri diritti che sono quelli di tutti.
Abbiamo la nostra identità di genere, è vero. E ne andiamo fiere. Ed è la nostra forza non una debolezza.
Le quote rosa invece sono l'ammissione di una inferiorità di genere.
I colleghi maschietti che si vantano di avere delle donne nel Partito, mi ricordano tanto quelli che "ho anche io un amico gay, sai", a dimostrazione della loro finta tolleranza. Grazie, grazie tante per la concessione.

La parità dei diritti non è un regalo, un'agevolazione. No!
Noi non vogliamo, non dobbiamo chiedere il permesso o l'autorizzazione a nessuno per esserci.
Vogliamo che la nostra presenza sia esclusivamente per nostro merito e non per concessione di "quota".
Rivendichiamo, questo sì, il nostro diritto ad essere donne, mamme, mogli, lavoratrici senza dover subire discriminazioni. Solo questo.
Il resto ce lo guadagneremo da sole.

9 marzo 2014

teDiegum

Paolo Sorrentino ritirando la statuetta dell'Oscar come miglior film straniero del 2014 con il suo film "La Grande Bellezza", ha ringraziato, tra gli altri, le sue fonti di ispirazioni elencandole nel seguente ordine:
Federico Fellini, Talking Heads, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona.
Sì. L'ha proprio detto e scandito. Diego Armando Maradona.
Zzzacc. Apriti cielo. E' partito il solito pistolotto moralizzatore sul Pibe de Oro che è un drogato, evasore, truffatore e fa pure il gol con la mano. Che fonte di ispirazione è mai questa? Come si è permesso Sorrentino di portalo agli onori dell'Academy Awards?
Per avere un'idea del dibattito riporto il post di Mantellini sull'argomento.
Personalmente io rispondo, da par mio, con un piccolo algoritmo Object Oriented (che è mestiere mio).

if (persona.getLuogoDiNascita() == Citta.getNapoli() && persona.getAnnoDiNascita() <= 1978) then {

AmoreIncondizionato teDiegum = new AmoreIncondizionato('PerSempre');


} else {


throw new NonSapeteDiCosaStateParlandoException();


}



Prequel o Sequel?

"Papà chi è questa Francesca?"
"Eh, è la sua fidanzata, credo."
In auto verso Napoli. Lo stereo ci fa compagnia. Il sole ci mette di buon umore.

"E perché dice che non è Francesca?"
"Perché Francesca lo ha tradito, un suo amico l'ha vista con un altro ed è andato a sfruculiare la mazzarella a questo povero cristo"
"Ma poverino!"
[...] Francesca non ha mai chiesto di più
Chi sta sbagliando son certo sei tu
Francesca non ha mai chiesto di più
Perché, lei vive per me [...]
"Sì...sì...vive per lui, illuso..."
"Ma papà!! Lascialo stare!"

Seduto in quel caffe' io non pensavo a te.
Guardavo il mondo che girava intorno a me [...]

"Eccolo qua, adesso il tizio ti faccio vedere come si fa giustizia"
"Ma perché è quello di prima?"
[...] Poi d'improvviso lei sorrise e ancora prima di capire
mi trovai sottobraccio a lei stretto come se non ci fosse che lei [...]

"Vendetta, tremenda vendetta!"
"E chi è lei?"
"E' una che ha incontrato. Precisamente il 29 Settembre. E lui non pensava a l'altra"
"...Papà...non è vero!"
"Dipende dall'ordine in cui ascolti queste due canzoni. Diventano un prequel o un sequel"
"Dai, metti Acquazzurracquachiara!"

3 marzo 2014

Le cose fatte bene

Complimenti, caro Paolo Sorrentino.
Con tutto che io il tuo film "La Grande Bellezza" l'ho visto e, ti devo confessare, non mi ha convinto e sul finale mi sono pure addormentato.
No, non è stato amore a prima vista. E sinceramente non mi è venuta manco la voglia di una seconda.
Però una cosa è stata chiara fin dall'inizio del tuo film. Adesso ti spiego.
Devi sapere che io e la mia Nina vediamo tanti film italiani. Evitiamo accuratamente tutti i filmoni "blockbuster" ammerigani infarciti di esplosioni, inseguimenti e pallottole al rallentatore.
Ebbene, fatto zero i "cinepanettoni" e dieci "Otto e mezzo" di Fellini, quasi tutti i film italiani degli ultimi dieci anni si attestano, a mio modesto parere, su un sei.
Sono film generalmente girati male, senza cura per l'inquadratura, dialoghi spesso non udibili, location scontate e sequenze monotone se non banali. Anche se la sceneggiatura è ottima e gli attori bravi.
Anche i tuoi primi film, fino a This must be the place, sono da sufficienza.
Sufficienza che, ad esempio, da qualche anno io e Nina non abbiamo più visto nei film francesi. La Francia ha capito come fare film girati bene. Anche la stronzata più stronzata, oh, i francesi te la girano bene.
Ecco, allora, dicevo prima, una cosa invece del tuo film mi è stata chiara dall'inizio.
Da quel piano sequenza iniziale.
Il tuo film è stato girato bene. E' stato fatto bene. E' evidente il tocco della regia. La narrazione per immagini che arriva allo stato maniacale.
Con la cura e la passione di chi ama il proprio lavoro.

Allora, se vi state domandando perché Paolo Sorrentino abbia vinto l'Oscar, la risposta non è perché il regista ha mostrato la decadenza dell'Italia e bla, bla, bla...
No. Sorrentino ha vinto perché il suo film è girato bene, costruito bene con gli attori giusti (i primi piani a Servillo valgono da soli tutto il film) e le cose fatte bene prima o poi hanno un riconoscimento.
E la valenza pedagogica di questo riconoscimento nel nostro paese può solo fare del bene.