9 dicembre 2018

L'essenziale

Piede sinistro, poi piede destro. La mezza luna rotea verso sinistra. La tacca si ferma. Ridiscendo e poi risalgo. Confermato, ho perso un altro chilo. La bilancia conferma quello che vedo già allo specchio. Sto mangiando di meno. Sto mangiando meglio. Soprattutto mangio poco la sera.

L'inizio è stato anche abbastanza casuale. La Bionda che fa i compiti, scienze. Mi dice che sta studiando l'indice di massa corporea. Papà, lo vuoi fare? Certo. Altezza, peso, età. L'imbarazzo di risultare "al limite dell'obesità". Porca miseria, in effetti non è proprio un periodo di forma, ma leggere "obesità" mi ha allarmato. Da lì è partita la mia alimentazione all'insegna dell'essenziale. E devo ammettere di sentirmi anche molto meglio, nonostante il Censis nel suo rapporto annuale, ci abbia dipinti come un paese di sfigati e falliti.
Pressure pushing down on me
Pressing down on you no man ask for
Under pressure
That burns a building down
Splits a family in two
Puts people on streets
Che poi mica ci voleva il Censis per capirlo. Basta guardarci, vecchi, impauriti, disillusi e cinici. Mi capita spesso ultimamente di discutere con persone dichiaratamente cattoliche su temi quali l'uguaglianza, solidarietà e carità. Io che sono ateo ormai sembro il nuovo San Tommaso d'Aquino al cospetto del mio interlocutore cattolico che ha difficoltà nel contenere la bava dalla bocca quando si parla dei "marocchini" (variabile metasintattica che al Sud vale come identificativo univoco per tutte le genti che vengono dal continente africano).

Eppure io sono convinto che le nuove generazioni sono diverse, che il problema siamo noi, cioè il cordolo dei nati tra il 1970 e il 1990. Quelli che hanno visto passare davanti agli occhi il carrello con l'arrosto, hanno aspettato il turno, ma quando è toccato a loro il vassoio conteneva un poco di olio e un pisellino spiaccicato. Questa cosa in effetti può generare ampie rotazioni di palle.

Le nuove generazioni invece di quel vassoio non sapranno manco l'esistenza e questo mi induce a credere che questo periodo di merda in cui sto assistendo a cose veramente surreali sul piano politico ed umano, non è altro che il finale di un periodo, lungo e straordinario, iniziato a metà secolo scorso e ormai giunto al capolinea. L'essenziale, quello che ci porteremo dietro da questi tempi, è solo l'amore.
Cause love’s such an old fashioned word
And love dares you to care
for the people
on the edge of the night
And love dares to change
our way of caring about ourselves
This is our last dance
This is our last dance
This is ourselves
Under Pressure
Under Pressure
Pressure
Sì, sono andato a vedere il film Bohemian Rhapsody, mi è piaciuto e mi sono commosso. E anche perché quando cantavano i Queen io ero giovane, comunista e del carrello con l'arrosto non mi è mai fregato, stupidamente. O forse è la mia vera forza.

(il testo citato è "Under Pressure" dei Queen)




18 novembre 2018

Quelli di prima

Politicamente parlando, è proprio un periodo di merda.
Sono portato allo sconforto non appena inizio ad approfondire. a scorrere timeline sui social, discutere con colleghi di lavoro, clienti e amici.
L'altro giorno parlando con un dirigente di un'azienda pubblica, mio cliente, che in passato si era apertamente dichiarato contro quest'avanzata populista, adesso mi dice che la sola speranza per l'Italia è Luigi Di Maio. I dirigenti pubblici, si sa, fiutano la direzione del vento prima di chiunque. Io ho abbozzato, salutato e ho abbandonato la stanza avendo nella testa una di quelle scimmiette a carica con i piatti nelle mani che suonando gridava "La sola speranza per l'Italia è Luigi Di Maio!!".

Roba da farsi venire gli attacchi di panico. Come sabato scorso al banco carni del supermercato. Mentre sceglievo la tracchia per il sugo, odo un mugolio. Mi volto a sinistra e mi accorgo che la signora accanto a me è in lacrime e trema. Le chiedo se va tutto bene, domanda retorica del cazzo, è evidente che non va bene nulla. Infatti lei conferma, scuotendo il capo e iniziando a piagnucolare. Le prendo le mani e cerco di darle sostegno. Intanto chiedo aiuto al tizio della macelleria che mi dice di farla sedere su un bancale di tonno in scatola. La signora si siede e io accanto continuo a tenerle le mani. Signora, si sente male? Un calo di pressione? No, la signora mi sussurra che è un attacco di panico, di non preoccuparmi che tra poco passa e che ormai lei ci convive da più di dieci anni. In effetti dopo un paio di minuti in cui parliamo delle solite banalità e dell'importanza della respirazione diaframmatica, lei si alza dal "Tonno di Spade" (battutona) e riprende la spesa come se nulla fosse.

Ho divagato. Ero arrivato agli attacchi di panico. I miei, attacchi di panico, che non arrivo alle lacrime, ma la sensazione è di impotenza e di rabbia. Rabbia soprattutto per la consapevolezza di essere nato nel peggior periodo possibile. Di aver vissuto i miei trent'anni nel pieno di una crisi che manco il dopoguerra. E che il dopo crisi si sta rivelando un incubo che alle volte rivedo la Germania degli anni trenta.

Voi penserete che questo mio stato emotivo sia dovuto all'allegra armata brancaleone di quei cialtroni del Movimento 5 Stelle sommati alla Lega di Salvini. No, loro sono una conseguenza, fanno il loro lavoro di deficienti e di odiatori. E lo fanno bene. Molto bene.
Il mio problema è pensare a chi li fermerà e come. Con quale arma politica si potrà terminare questo incubo.

Uno dei ritornelli più gettonati e utilizzato per difendere gli attuali governanti dalle critiche è il seguente:

"Ma perché cosa hanno fatto di meglio Quelli-Di-Prima??".

Ed hanno proprio ragione. Perché se Quelli-Di-Prima (da adesso in poi QDP) fossero stati bravi, mica la maggioranza degli italiani era così stronza da non votarli più? Ed è proprio qui il punto. QDP stanno ancora lì. QDP sono quelli che pensano di poter offrire la soluzione al problema, quando il problema sono proprio loro. QDP non mollano. QDP invece di far avanzare i ventenni e trentenni di oggi, stanno ancora a chiedersi come sia stato mai possibile che la gente non li abbia votati.

Ecco, io ormai ho preso coscienza che alla soglia dei miei quarantacinque anni, la mia generazione è stata massacrata, umiliata e che non serve più ad un cazzo. Avanti i nuovi, vi prego fatevi avanti. Io per quanto è di mia competenza vi aiuterò in tutti i modi a venire fuori, sarò la vostra levatrice.
Ad un patto, però. Che vengano spazzati via QDP.
Vi aspetto ragazzi, seduto su bancale di tonno all'olio d'oliva.
Espira, inspira, espira, inspira...

4 novembre 2018

Cittadini


Non scrivo da molto tempo qui. Preso dall'ormai compulsione social, ho perso l'abitudine di raccogliere i pensieri e sistemarli in questo posto. Posto che è stato da sempre il luogo del ragionamento.
I blog sono morti, dicono. In parte è vero. Quindi se stai leggendo queste righe sei un abitante del cimitero delle tecnologie, guarda lì c'è la tomba di ICQ, accanto a quella di Windows Live Messenger. E tu stai davanti all'enorme tomba dei blog.
In verità quello che è morto è il seguito dei blog. I lettori adesso stanno altrove e non sono manco più lettori. E allora, forse, questa cosa un poco di nicchia, può tornare utile. Tipo stanzetta appartata durante le feste.
Insomma, nonostante l'hype vorrebbe di seguire i lettori, faccio spalluce e cercherò di rianimare questo cimitero.

Dal mio ultimo post datato Marzo 2018 con tema profetico, ne è passata di acqua sotto i ponti. Alcuni di questi ponti non ci sono più e l'acqua in questi giorni sta spazzando via tutto. Con violenza. Tanta violenza.

Da tempo, osservando le misere sorti del nostro paese, intravedo un tratto comune distintivo. La violenza. Dai rapporti sociali, sessuali, economici fino ad arrivare a quelli politici.
Ad esempio la comunicazione politica, estremamente polarizzata, riporta ormai un frasario ed una estetica di pura violenza. E quando parlo di violenza non mi riferisco di certo alle sfanculate o ai "me ne frego" o alle derisioni. No. Parlo proprio di parole entrate ormai nel lessico di tutte le forze politiche.

Quella che in particolare io personalmente odio e credo sia una fonte di pensiero violento è la parola "cittadino".
Cittadino nell'accezione odierna definisce uno status di diritto acquisito per nascita.

Cittadino ergo sum, verrebbe da dire.

Una prospettiva non più partecipativa, ma di rapporto giuridico tra cittadino e Stato. Sono cittadino italiano e in quanto tale lo Stato mi deve riconoscere le mie prerogative. Chi è fuori da questo status, semplicemente non esiste.
Che è poi sintetizzato nel mirabile (e violentissimo) "Prima gli italiani".

Lontana è in questa prospettiva, l'idea della cittadinanza attiva, ovvero del valore e dell’importanza dell’impegno civico e della deliberazione collettiva riguardo a tutte le questioni che concernono la comunità politica, che definisce, questo sì, uno status di diritto.
E badate che non sto parlando di quella buffonata di democrazia diretta messa su con un sistema bacato con consultazioni clownesche. Intendo la cura, signori miei.

La durissima opposizione sulla proposta, per me sacrosanta, dello Ius Soli, fa capire quanta violenza oggi c'è nel concetto di cittadinanza. L'odio contro gli immigrati, non cittadini, e per questo privi di ogni diritto di dimora. I bambini di Lodi, figli di non cittadini e quindi non meritevoli di sedersi alla mensa con gli altri compagni di classe figli di "cittadini italiani".

Per finire, approdiamo al Reddito di Cittadinanza. Anche qui, un diritto acquisito e non estendibile ad altri, arma politica di contrapposizione ai soldi stanziati per organizzare l'accoglienza degli "altri".
Aiutiamo chi fa parte della bottega. Che gli altri si freghino.
 
In uno scenario di sempre maggiore alienazione dalla partecipazione e dalla cura della cosa pubblica, quale sarebbe questo diritto. Chi è il cittadino?


6 febbraio 2018

Il Cliente, fino al 4 Marzo, ha sempre ragione


Ancora devo capire qual è il merito di tanti nel professarsi italiani e, di più, esasperati tanto da auto giustificarsi per atti di violenza contro altre persone che non sono italiane.
Ed è tutto un comprendere, un si-ma-però, un giustificare. E nessun personaggio istituzionale che dica con fermezza che quello che è accaduto a Macerata, ma più in generale quello che sta accadendo in questo paese da qualche anno, è una deriva fascista. Esiste la parola, usiamola. Fascismo.

Stiamo rivivendo quella stagione di mollezza intellettuale, affaticamento della ragione che può 
permettere a qualcuno di giustificare un ragazzo che va in strada a sparare a degli africani.
Ma cosa siamo diventati? E' mai possibile che ormai l'unica azione politica dei partiti e movimenti in Italia è di assecondare il proprio elettorato?

"La gente è esasperata", "gli italiani non ne possono più" e così si giustifica tutto e arrivano ministri di partiti sedicenti di sinistra che aprono Lager (sì, come quelli tedeschi che tanto fanno impressionare i vostri figli in film con pigiami a strisce visti e rivisti nelle scuole) sulle coste libiche.

Vogliamo dire senza più timore che la Lega è un partito fascista? Che il M5S è un magma di intolleranza e violenza incanalato verso le istituzione ma che ammicca pesantemente alla xenofobia dilagante? O dobbiamo continuare a citare Voltaire a capocchia e fregiarci di essere sinceri democratici quando qui ci sono partiti paramilitari organizzati che cavalcano quest'ondata di intolleranza e razzismo?

Dire "si però la gente è esasperata" ha la stessa valenza di quelli che "aveva la minigonna, ora si lamenta pure dello stupro?".
Il Cliente non ha sempre ragione. La politica non ha il compito di essere il genio della lampada con "ogni tuo desiderio è un ordine", abbiamo una base fondante come comunità che parte da eventi tragici e queste basi devono essere inamovibili e non negoziabili.

Gli atti fascisti sono da condannare senza alcuna esitazione. Il ragazzo di Macerata è un fascista. I partiti e i politici che inneggiano al nazionalismo, alla xenofobia e giustificano la violenza, sono fascisti.

E in quanto tali vanno denunciati, depotenziati ed eliminati.
Sempre se ne abbiamo ancora la forza (o voglia?)


19 gennaio 2018

Scusami, Stephen


Faccio pubblica ammenda. Avevo sempre considerato Stephen King uno scrittore commerciale, roba di genere alla stregua dei romanzi Harmony. Poi un giorno un collega di ufficio (Dario, grazie) mi passa un ebook, Cujo dicendomi di fidarmi di lui, che è un gran libro.
Con quintali di scetticismo inizio la lettura e già dopo le prime trenta pagine devo ricredermi. Il libro mi prende subito, scritto sapientemente e verso la fine ho le palpitazioni.
Va bene, forse sarà stato un caso. Allora verso fine ottobre del 2017 decido di levarmi ogni dubbio su King. Inizio la lettura di It. Non facile, un libro enorme (e con i miei ritmi di lettura l'ho finito a metà gennaio 2018).
Credo che sia stata una delle esperienze più emozionante e coinvolgente. Difficilmente potrò dimenticare i personaggi, le atmosfere e il paesaggio. Io i "Barren"li ho visti, ho sentito l'odore degli scarichi, il rumore del Kenduskeag, ho visto le strade di Derry e le sue case. Perché It è un libro sull'età più bella della nostra vita e sull'amicizia. Ed è stato come rivivere le mie estati dopo i dieci anni, piene di giochi, avventure e di cose mai dette ai genitori.
Bill, Ben, Bev, Eddie, Richie, Stan e Mike, il "Club dei perdenti" contro la banda di Bowers. Il mio preferito, il giovane nerd Ben "Covone" Hanscom, grassoccio e segretamente innamorato di Beverly. Poi, sì, c'è It, il mostro che si ridesta ogni 27 anni e che uccide i giovani di Derry. Ma il bello di questo romanzo è che anche senza il "mostro", il tutto resta in piedi.
It è alla stregua di film come i Goonies o di Stand By Me (di cui proprio King ne è stato l'autore).

Quindi scusami Stephen, e grazie per questo romanzo che è prima di tutto un atto d'amore.
Adesso, avanti il prossimo libro.


18 gennaio 2018

Lettera aperta ad un BabyGanghista

Caro BabyGanghista,
eh tu, sì sì, proprio tu. Come dici? Che cazzo voglio? Ti voglio scrivere una lettera aperta, una di quelle cose belle da intellettuale impegnato. Come, che ne devi fare? La leggi e poi rifletti. Ah, dici che vuoi 50 euro e il mio telefonino altrimenti mi intommi di mazzate? Mi sembra equo. Ok. Però poi mi devi ascoltare. Sì, faccio presto che già ti ho scassato la guallera, ho capito.

Dicevo, caro ragazzo BabyGanghista, oggi tutti parlano di te. Non lo sai, ma tu e i tuoi amici siete diventati "Baby Gang" che si legge "bebigheng", prima eravate "bande di ragazzini" poi per far vedere che il fenomeno è nuovo hanno trovato la definizione americana. Hai presente, no? Come per le "Fake News" che una volta si chiamavano "stronzate".
Comunque, bando alle ciance, avete esagerato! Oh! Tutti questi ragazzi accoltellati, pestati, derubati, milze spappolate, occhi tumefatti. La dovete smettere.
Noi, borghesia illuminata e perbene, però, vi perdoniamo, nella nostra immensa cultura, sappiamo bene che la responsabilità è nostra. E allora vi offriamo da oggi un'alternativa. La nostra.
Lasciate questa vita di strada ed abbracciate il nostro stile di vita.

Vi offriamo di vivere così come facciamo noi. Nel rispetto delle regole democratiche, con la giustizia sociale che ci contraddistingue. Caro ragazzo, invece di fare il criminale, pensa che invece potresti diventare un onesto lavoratore, magari i primi tempi precario o con partita iva, però con la prospettiva di poter comprarti i meglio cellulari in comode rate e iscriverti ai più frequentati social network per poter seguire e commentare i personaggi pubblici di spicco (magari quelli ti rispondono pure!)
Come dici? In un giorno se ti metti alzi duemila euro? Azz!

E invece dovresti andare a scuola! Quella bella scuola statale, orgoglio di noi tutti, piena di docenti ultra contenti di fare quel lavoro e che sono i primi motivatori e sponsor del sistema scolastico.
Se studi tanto e prendi tanti voti alti, se leggi tanto e sei acculturato, vedrai che un posto di prestigio in questa società lo troverai sicuramente. Perché dalla nostra parte, le regole sono rispettate. Chi sbaglia paga! 
Eh? Che significa che secondo te in galera ci stanno solo i puzzafame?? Ma che dici!

Ho capito, te ne vuoi andare e hai già perso troppo tempo col sottoscritto.
Però volevo solo ultimare il ragionamento con...sì, va bene, ti do i 50 Euro e il telefonino ma tu abbassa quel coltello.
Senti, ma poi quando hai tempo vogliamo approfondire quel fatto dei duemila euro al giorno? No, perché mi potrebbe interessare...


10 gennaio 2018

Record di occupati. Sicuri?


È iniziata la campagna elettorale. Ed ecco puntuale arrivare la propaganda, amica intima di tutti gli schieramenti politici. È la ricerca del consenso, baby.

La sintesi da titoloni è stata molto semplice "Record di occupati, mai così tanti da 40 anni", che di rimando, adottando una semplice consecutio mentale, attribuisce tale dato all'opera del governante di turno.
Ma andando poi a vedere questi dati nel dettaglio, si legge qualcosa di diverso.

In totale l'occupazione è aumentata. Ma quale?
La spinta forte è tutta concentrata nei contratti determinati, ovvero precari. Si definisce, questo, un aumento non strutturale. Oggi c'è. Domani, boh.

Il segmento maggiormente interessato da questo aumento di occupazione è quello degli over 50.
Ricapitolando:
Sono aumentati gli occupati, vero. Sono però in maggioranza precari e pure vecchi.

Io onestamente in questi dati non ci vedo nulla per cui esaltarsi o gioire. Tutt'altro.