30 novembre 2014

Re Criminazione

Dunque. Propongo una piccola revisione alla nostra Carta Costituzionale. Tanto ormai il lavoro ha assunto una varietà di sfumature (e di inculature) da far impallidire anche i libri porno-soft del momento.

Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sulla Recriminazione. Tutti i cittadini risponderanno ad accuse con altre accuse.
Lagnarsi, lamentarsi di ingiustizie subìte. Rancore. Quintali di rancore

Recriminazione che è la risposta più gettonata dei figli ad un cazziatone "Eh, però mia sorella questa cosa la fa sempre!". "Ma che fai? Stai recriminando?". Che poi questa nobile arte va sotto braccio con quella del lamento. E il lamento, come noto, è il sale della vita.

Recriminiamo come popolo unito dal 17 marzo 1861. Ancora oggi noi del Sud guardandoci attorno, vedendo il cesso che ci circonda e l'incapacità di rialzarci, cerchiamo un alibi. Mica è colpa nostra? Noi prima quando eravamo Regno delle Due Sicilie, eravamo fantastici (sic!). Poi sono arrivati i piemontesi puzzoni e ladroni ed è finito tutto. E ci raccontiamo questa storiella per non dover dire a noi stessi la verità.

Recrimina il Nord. Ché loro sono (o meglio, erano) la locomotiva del paese ed hanno questa zavorra di parassiti. Questi fannulloni a sud dell'Arno. Signora mia, per non parlare di questa invasione di stranieri che ci rubano il lavoro. Non me ne parli Sciura cara, l'altro giorno ho visto uno zincaro andare in mercedes. Sfido io, non pagano un centesimo di tasse!

Recrimina Landini della FIOM, dopo essere stati caricati dalla polizia, colpevoli di voler far sentire le ragioni di chi sta perdendo il lavoro. Landini allora grida ai microfoni "In questo paese di ladri, si manganella chi paga le tasse e lavora. E' una vergogna.". Ed ha ragione. Ha troppa ragione.

Recriminano i parenti di Stefano Cucchi. In appello, i giudici hanno dichiarato che non esiste colpevole. O meglio. In dubbio pro reo. Non ci sono prove. L'unica cosa certa è che Stefano Cucchi è entrato vivo in carcere e ne è uscito morto.

Recrimina il capitano della A.S.Roma dopo aver perso con la Juventus. Recrimina che nel campionato di calcio italiano giocare contro i bianconeri è impresa ardua causa favori arbitrali.

Recrimina il tizio sul treno della Circumvesuviana. L'altro giorno. "Biglietti, signori". "Nun 'o teng.". "Signore il biglietto va fatto". "Io il biglietto non me lo faccio perché questo servizio della Circumvesuviana fa veramente schifo!!".

P.S. Potete aggiornare l'elenco con le vostre. Di recriminazioni. Prego.


29 novembre 2014

Star Wars + Lego = IperNerd 100%

Con la pubblicazione del primo trailer (lo trovate qui spiegato bene), è iniziato il conto alla rovescia per il film che darà il via alla terza trilogia di Star Wars. Questa è la versione IperNerd, fatta con i Lego. Bellissima.
(via The Verge)


28 novembre 2014

25 novembre 2014

25 Novembre. Prevenzione.

Non tutte le donne sono mamme,
non tutte le mamme sono donne,
alcune, vengono uccise.
Femminicidio, settoriale,
ci facciamo una giornata,
per pensare, riflettere.
E io rifletto,
che tutti abbiamo una mamma,
anche il femminicida.
Riflettete, donne,
questi stronzi vigliacchi,
li allevate, li svezzate,
vi chiamano mamma.
Prevenzione, allora.
Facciamo una bella giornata.
Quella contro le madri
che allevano campioni
nonostante siano più prossimi
a delle forme di cojoni.

23 novembre 2014

Era dopo l'otto.

No, no. Me lo ricordo bene. Era dopo l'otto. Anche perché mia madre quel giorno festeggia l'onomastico. Quindi per me è una data di quelle importanti. Sì, ne sono certo. Era dopo l'otto.
Tipo il giorno dopo, o anche non proprio subito. Però dopo quel giorno si dava il via.
Il conto alla rovescia. Addirittura anticipato rispetto all'Avvento cattolico. Un poco in ritardo rispetto ai magnacrauti che cominciano a contare dal primo.
Insomma, era l'otto. Porco carpazio. L'otto di Dicembre! Era lo spartiacque. Da dopo l'otto si cominciava il rito di addobbamento. L'albero, il presepe e per le strade cominciavi a vedere luminarie e tappeti rossi.
Dicembre! Cribbio!
Vado invece al centro storico l'otto. Ma di Novembre. Ed è già tutto una festa per il Natale. Le luci, le palline. Che quasi mi è venuto un coccolone. Il mio vicino di casa la settimana scorsa ha già eretto un mega albero di Natale che fa capolino da dietro le finestre. Al Bar vicino casa ieri sono stato accolto dalle bariste con i cappellini da babbo natale e tutti gli addobbi pacchiani del caso. Su facebook ho poco fa intravisto una foto di due bambini sulle ginocchia di un babbo natale.
Cari, tutti. Vi informo che stiamo al giorno ventitré. Però di Novembre.
Ma tutta questa smania, questa ansia, cui prodest? Che poi arriviamo tra un mese che già ne abbiamo le palle piene di "palle", ginghebbé, aiuisciuamericrismass, astrodeccé (pargoldivì) e tutto il contorno.

La scansione del tempo, la cadenza delle ricorrenze, è importante. Chiedete a Zio Proust.
In tutto c'è un inizio e una fine. Ben definiti. C'è ritmo. L'attacco. Un-do-tré. E si parte tutti. Insieme.
E io, maledetti zombi affamati di celebrazioni e di shopping compulsivo a base si lucine, io vi meledico. Voi che stavate ancora a domandare retoricamente di scegliere tra un dolcetto o uno scherzetto e intanto avevate già il presepe in casa. Voi che avete già prenotato la gitarella in uno di questi orrendi e tristi luoghi denominati "Villaggio di BabboNatale", che avete già acquistato tutto il ciarpame coordinato perché quest'anno si porta l'addobbo color mostarda e verde cipresso, che state da Settembre facendo la zuppa di latte con il pandoro, voi che... già state organizzando (!!!).
Io vi ignoro. Tristi eiaculatori precoci emozionali. Vi oscuro dalla mia vista. Voi non esistete. Fino a dopo l'otto di Dicembre. S'intende.


17 novembre 2014

L'occasione persa

Cristiano de Majo ha scritto per Internazionale un bell'articolo su Napoli.

“Ma non può restare com’è?”.

“Scherziamo? Questa piazza è ormai in mano ai vandali, ci giocano a pallone, si vengono a drogare, imbrattano le statue, il colonnato…”.

“Qui però ci troviamo di fronte al solito problema dell’educazione al rispetto degli spazi comuni da parte delle classi disagiate…”.

“Non sono quelli del quartiere a fare queste cose, quelli del quartiere la considerano la loro piazza, questi vengono da fuori…”.

“Sul piano storico”, dice uno scrittore, “la piazza è un’invenzione relativamente recente e rappresenta un trauma, perché nasce dallo sventramento di un borgo”.

“Scusate”, dice un altro, “piazza del Plebiscito è sempre stato un luogo centrale ma in realtà esterno, quasi estraneo alla città, un posto per le manifestazioni, per i concerti, per gli eventi speciali”.

Una scrittrice che prende la parola descrive “oasi sceniche” sognando a occhi aperti. L’oasi della musica, l’oasi del teatro, l’oasi della poesia…

“Ma cosa sono praticamente queste oasi?”.

“Non vi interrompete, per favore, e non scendete nei particolari, noi vogliamo solo che liberiate la vostra immaginazione… la prego di continuare…”.

“Delle oasi sceniche come dei grandi contenitori di cultura al centro della piazza”.

“Vi ricordo che con la cultura non si mangia: ci vogliono le grandi firme, le pizzerie, i tavolini dei bar, i banchetti dove si possano vendere le erbe dei Camaldoli o le eccellenze dell’artigianato campano…”.

“Io dico no ai concerti di Elton John… se proprio dobbiamo farli, preferisco Massimo Ranieri…”.

“Vi scandalizzate se pronuncio la parola alberi? Una bella fila di alberi che delimita il perimetro della piazza…”.

Mi faccio ipnotizzare dalle proposte che si accavallano e libero del tutto la mia immaginazione: vedo un grattacielo, un lucido riflettente monolite di quaranta piani calato nel centro esatto della piazza, di fronte al Palazzo Reale.


The Impossible Orchestra

Una bella canzone, a me molto cara, cantata da un mucchio di gente.



Freddo. You're welcome.


(via Internazionale)

14 novembre 2014

Mashup Definitivo Totale

Quindi.
Il Mashup definitivo che potrebbe generare onde d'urto di indignazione (stimabile in circa 57 Megatoni) tali da poter ridurre in cenere un territorio grande quanto tutto l'Europa, sarebbe:

Un Rom (cfr. Zincaro) che, da un furgone bianco con targa rumena, grazie all'aiuto di immigrati indebitamente retribuiti con ben 30 Euro al giorno, ruba un bambino e contemporaneamente lancia una sonda spaziale costata milioni per un inutile accometaggio, quando qui c'è la gente che non arriva alla fine del mese. E poi nella fase di lancio ne approfitta pure per lasciare le scie chimiche.


Intanto il nostro giornalismo fa sempre la sua porca figura. Compreso questo mirabile servizio del TG4.


Scienza, questa sconosciuta... Il TG4 e Rosetta di f702851680


12 novembre 2014

Spirografo On Line

http://nathanfriend.com/inspirograph/




28 minutes and 20 seconds

Separation will occur in space at 08:35 GMT / 09:35 CET, but it will take the radio signals from the transmitter on Rosetta 28 minutes and 20 seconds to reach Earth and be transferred to the Rosetta Mission Control Centre at ESA’s Space Operations Centre in Darmstadt, Germany.
http://blogs.esa.int/rosetta/2014/11/12/rosetta-and-philae-go-for-separation/


Per seguire l'evento:
http://rosetta.esa.int/
https://twitter.com/ESA_Rosetta
https://www.flickr.com/photos/europeanspaceagency/sets/72157638315605535/

11 novembre 2014

Le palline di merda.


Come sempre, il problema non è certo il personaggio. Che si fa portatore di una istanza che a quanto pare in questo momento rappresenterebbe addirittura circa il dieci per cento dei nostri concittadini con diritto di voto.
Certo, il tizio in questione, in passato, si è distinto per acume e sensibilità che hanno riportato alla memoria i fasti del nazionalsocialismo tedesco. Ma, come dicevo, lui è solo un piazzista. Il cucuzzolo della montagna (come cantava la nostra Rita). 
Fiuta la rabbia nell'aria e subito se ne fa portavoce. Un marchettaro, opportunista, che se non avesse scelto la politica come attività, avrebbe investito nei franchising di sigarette elettroniche.
Non è il primo, non è il peggiore, non sarà l'ultimo.

Però lasciatemi anche dire che difronte a questi personaggi, il vostro politically correct potrebbe ben figurare come turacciolo infilato a giusta guisa a serrare la via anale.
La democrazia è bella perché tutti possono esprimere la propria opinione. Certo. Ma è bella anche perché c'è chi ha difeso e difende questo diritto. Per tutti, anche per voi (citazione dotta di Riccardino)
E cosa accade allora quando arriva qualcuno che, approfittando di questo bellissimo dono della libertà di pensiero, ciarla di razzismo e xenofobia? (roba in palese antitesi con la libertà e la democrazia)
Personalmente? Credo che vada zittito. Anche in modo veemente.

Perché se la calunnia è un venticello, il fascismo è una bufera capace di spazzar via nell'attimo di un assopimento generale della ragione, democrazia e libertà. E non crediate che la natura umana non ne sia capace. Tutt'altro. Barattare la propria libertà, sottomettendosi ad un'autorità per scongiurare ataviche paure, pare sia lo sport in cui l'umanità riesca meglio.
(Alle falde del Vesuvio, ancora abbiamo lo scorno per come ci vendemmo al Cardinale Ruffo e ai suoi sanfedisti.)

Insomma. No, non puoi andare a fare professione di xenofobia in un campo Sinti o Rom a Bologna o a Roma e aspettarti applausi. Perché altrimenti sarebbe veramente preoccupante.
Invece hai trovato, come giusto che sia, un muro di persone non assopite che ti hanno ricordato cosa rappresenti e dove devi andare.
"O tutti, senza se e senza ma, condannano e rifiutano qualsiasi tipo di violenza, oppure io mi fermo".
Ha detto proprio così. Lui, vaneggiando di violenza.

No, non puoi parlare. Non puoi. Punto. 
Il relativismo in questo caso non funziona. Se le tue idee negano la libertà e l'uguaglianza, non hai la libertà di esprimerle. Semplice. 
"Oppure io mi fermo". Ecco, bravo. Fermati e rimani così.

Però, tornando all'introduzione, il personaggio è solo un megafono. Il cucuzzolo della montagna, si diceva. Un montagna di merda fumante. Montagna che però, guardata bene da vicino, è composta da tante piccole palline di merda.
Ecco. Il problema a mio avviso, sono queste piccole palline di merda. Palline che quotidianamente abbiamo attorno. In famiglia, in ufficio, al bar, sui treni, a scuola. Queste palline non perdono mai occasione per ribadire le loro idee contro i diversi attribuendo la causa di ogni loro sventura a quest'ultimi: neri, gay, rom, zingari, rumeni, albanesi, polacchi, ucraini, marocchini, cinesi, trans, lesbiche, meridionali, terroni e napoletani.
A queste palline di merda, grazie alla NOSTRA idea di libertà e democrazia, è permesso di esprimersi in libertà.
Ma, proprio per questo, alle tante palline di merda va fatta opera pedagogica ricordando loro non solo la propria morfologia e il tanfo pesante che si propaga dalla loro mente, ma anche che questa libertà per cui è permesso loro di esprimersi, è presidiata e difesa. E che da questo stato copro-antropomorfo è possibile guarire. Regalategli libri, fateli viaggiare, fateli incontrare con i "diversi".

Se ognuno di noi da oggi adottasse una pallina di merda facendole capire che il diverso non fa paura, che il maggior responsabile delle proprie sventure è la propria ignoranza, da una stima sommaria credo che nel giro di un anno la montagna di merda di cui sopra, comincerebbe a sgretolarsi e il tizio in cima al cucuzzolo magari finirebbe a tagliare la porchetta alla Sagra Del Fungo Porcino di Motta Visconti in compagnia di quest'altro fenomeno di sterco appallottolato.


8 novembre 2014

L'ha detto Report.

"In questa puntata di Report ci occuperemo di..."
Via. Si parte.
"Stammerda!"
"Ma chi?"
"Boh, ma se Report se ne sta occupando, è 'na merda sicuro!"
"Vabbè, ma prenditi la pillola epatoprotettiva e il maalox che poi stanotte non dormi..."

La messa laica officiata da Milena Gabanelli, sacerdotessa del rito di moralizzazione collettiva, in onda la domenica sera su RaiTre, ha inizio.
Verrebbe da chiedersi: ma il tema della puntata chi lo decide?
Se lo scopo di Report, manco tanto velato, è di farci indignare per aver un sussulto morale, sarebbe interessante capire come viene deciso, e da chi, da quale parte puntare la telecamera.
Metti che da domani tu cominci a stare sulla palle a Milena&Co. Cosa accade?
Accade una cosa tipo questa:

"Per quanto riguarda i ricarichi, si evince dai fatturati e dai costi della materia prima e di confezione che Moncler potrebbe produrre comunque in Italia, tanto più quando è entrato il fondo Carlyle, invece ha preferito chiudere i laboratori nel sud Italia." (fonte: ansa)

Ok. Tutto vero. Nessuno lo nega. Ma è una verità più ampia di una nazione in estrema difficoltà nel settore produttivo. Ma perché proprio Moncler? 
Perché fare le pulci, tanto da andarsi a vedere i fatturati, ad un soggetto privato (Moncler non è azienda pubblica).
Soggetto privato e, in quanto tale, in concorrenza (e il marchio Patagonia in questa cosa ci ha guadagnato tantissimo). Sappiano che non è l'unica azienda ad aver delocalizzato. E allora perché tanto zelo sulle piume d'oca?
E domani? Su quale azienda si scaglierà il Sacro Fuoco Giornalistico di Report? 

Come se domani la Gabanelli arrivasse a casa mia. Videocamera accesa di nascosto (cosa che fanno sempre e che a mio modesto parere è molto meschina) e cominciasse ad indagare su come io faccio la spesa, quali prodotti compro e mostrasse al mondo intero che io nel ragù domenicale ci metto la cotica di un povero maiale scuoiato.
"In questa puntata di Report ci occuperemo di un meridionale terrone barbuto, consumatore di suini che risparmia miseramente sul prezzo del burro comprando quello prodotto in Germania..."
"Stammerda!"

In Tomorrow's Land (di Andrea Paco Mariani e Nicola Zambelli. SMK Videofactory. Palestina, 2011. 84'), documentario sui territori occupati da Israele in Palestina, proiettato al Cineforum del Gridas, ad un certo punto i palestinesi capiscono come fronteggiare l'arroganza dei coloni ebrei che invadono, illegalmente, le loro terre con la protezione dell'esercito israeliano.
Una videocamera. Basta impugnare una videocamera e filmare.
E' un'arma. A tutti gli effetti. La videocamera oggi è forse la più potente arma nelle mani dei popoli. Un'arma capace di accendere e indirizzare la maggiore potenza dell'occidente: l'opinione pubblica.

Se la telecamera è un'arma, la video inchiesta di Report è la bomba a grappolo, nuovo Moloch idolatrato da telespettatori assetati di giustizia, al quale Dio va dato in sacrificio il proprio fegato la domenica sera. La cui narrazione, la costruzione dell'inchiesta sono decisi a tavolino dalla redazione di Report (4 gatti) diventando un'arma di distruzione di massa, capace di distruggere chiunque (chiedere ad Antonio Di Pietro per referenze).
E quindi torna la domanda. Chi decide gli obiettivi strategici di questa battaglia della domenica sera?
Chi gestisce questo enorme potere?
Report (merito suo, sicuramente) negli anni è stata capace di costruirsi una reputazione e di conseguenza un piccolo ma agguerrito esercito personale di indignati che il lunedì mattina sono pronti ad evangelizzare il prossimo sull'ultimo tema trattato da Gabanelli&Co.
"Ma chi te l'ha detto?"
"L'ha detto Report!"
"Ah."

p.s.
personalmente preferisco le videoinchieste fatte da Diego Bianchi e il suo Gazebo.