Nei primi giorni di Marzo del 2013, Mahmoud Ahmadinejad, il predecessore dell'attuale presidente dell'Iran Hassan Rouhan, viene ritratto in una foto mentre consola (con molta partecipazione) la madre dell'appena defunto presidente del Venezuela Hugo Chavez.
La foto, se guardata con i nostri occhi, rivela un momento molto commovente di un uomo che consola una madre anziana che ha avuto la sfortuna di sopravvivere al proprio figlio. Ahmadinejad, inoltre, ci rivela un lato della sua personalità molto tenero.
Riguardatela bene quella foto perché quello scatto ad Ahmadinejad è costato la non rielezione a Presidente dell'Iran. Motivo? Guardate le mani del leader sciita. Vengono strette da Angers Clerics, madre di Chavez, ma soprattutto "donna".
Quell'immagine in Iran ha fatto letteralmente infuriare i conservatori religiosi che hanno immediatamente abbandonato il loro leader dichiarandosi non più disposti ad appoggiare la ricandidatura di Ahmadinejad affinché si comprendesse meglio quel che le leggi dell’Islam vietano. "Noi sappiamo che nessuna donna può essere toccata a meno che non stia annegando in mare o che abbia bisogno di cure mediche” ha dichiarato un membro dell'Associazione dei Chierici Militanti.
(fonte: http://iranpulse.al-monitor.com/index.php/2013/03/1506/iranian-media-clash-over-ahmadinejads-embrace-of-chavezs-mother/ )
Insomma pare proprio che il popolo iraniano abbia ancora qualche problemino con il genere femminile. Capirete allora l'incubo di Hassan Rouhan di vedersi immortalato con in secondo piano sode chiappe marmoree femminili o con lo sguardo rivolto ad ammirare la perfetta tenuta gravitazionale di due seni con in bella mostra irti capezzoli.
Per lui significherebbe ripercorrere la stessa sorte toccata al suo predecessore.
Il metodo Boffo non è nostra esclusiva.
Adesso. Altra piccola nota a margine. L'Iran, con le dovute proporzioni (Castaldi docet), è una teocrazia così come lo è il Vaticano.
Ad esempio "Le donne che entrano nella Città del Vaticano sono tenute ad indossare gonne nere che non espongano la zona sopra al ginocchio ed abiti scuri; la lunghezza delle maniche delle camicie dev'essere sempre oltre il gomito. È invece proibito alle donne indossare pantaloni, e sono consentiti solo gioielli "semplici" e non troppo vistosi. Le scarpe devono essere scure e chiuse, mentre sono libere di indossare o meno un cappello o un velo nero che copra i capelli e la parte superiore del viso. Non possono in alcun caso indossare abiti che tengano braccia e ginocchia scoperte."
Insomma, voglio dire, non è che da queste parti ci sia tutta questa apertura mentale. E se e per un atto di cortesia e "tranquillità" assecondiamo una richiesta del nostro ormai amicone (oh, è venuto a proporci affari per 17 miliardi di euro, che famo? Lascio?) di oscurare momentaneamente quelle statue di "donne" nude per non avere rotture di palle a casa sua, io non ci trovo di nulla di "enormemente" scandaloso o clamoroso.
Come sempre la nostra presbiopia ci impedisce di vedere che stiamo additando una "momentanea" censura di cortesia dimenticando che nel nostro paese abbiamo dei medici fanatici che si rifiutano di far abortire le donne; che ad oggi non c'è una legge che riconosca le unioni tra persone dello stesso sesso perché il Vaticano non vuole; che se vuoi morire in pace senza accanimento terapeutico, non puoi perché contrario alla volontà di Nostro Signore; il crocifisso in classe è obbligatorio e l'ora di religione cattolica te la devi sciroppare comunque.
Allora. Vero, quelle statue coperte sono veramente brutte. Ma va capito, non dico giustificato, il motivo. Però, specularmente, mi aspetterei egual offesa quando è il Vaticano a comportarsi come e peggio dell'Ayatollah iraniano.
Ad esempio, per quanto mi riguarda, il Family Day di sabato prossimo è l'equivalente di un rullo di pittura rossa passato su "Le Sette opere di Misericordia" di Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Ad esempio, per quanto mi riguarda, il Family Day di sabato prossimo è l'equivalente di un rullo di pittura rossa passato su "Le Sette opere di Misericordia" di Michelangelo Merisi da Caravaggio.