Ci ho provato. Giuro.
Mi son vestito di umiltà. Dai Pinellus, non fare lo spocchioso. Tutta questa gente che cita a memoria i vari tormentoni, non può sbagliarsi. Sei tu che non ti sei calato nello spirito giusto.
Sì, è colpa mia. Dai, guardiamoci una puntata:
"E' uscito un nuovo rapper, che ha cantato 'Nu Juorno duro'". Rocco Hunt? No, Rocco Siffredi.
(Pasquale Palma)
"E' 'n'abbigliamento trendy? Eh, hai già fatto trend' figur'e'mmerd!"
(Enzo&Sal)
"Ho una visione! Vedo un santo tagliato fine fine! E' San Daniele!"
"L'ultima volta che mi sono fumato uno spinello, mi è esploso in mano" "Perché?" "Eh, si vede che avevo il colpo in canna!"
(i Ditelovoi)
"Odio l'ordine dorico, odio l'ordine corinzio, odio l'ordino ionico. Il brano si intotola 'Mannaggia 'a culonna!"
"Il mio macellaio non tiene la carne, tiene solo la marjiuana". La canzone si chiama "Tutto fumo e niente arrosto"
(Gino Fastidio)
"Nessuno mi vuole. Una volta mi sono fatta una settimana bianca. Poi l'ha scoperto il marito di Bianca e a me mi ha fatto il mazzo nero. E' vero Titì? Saluta Titì"
(Mino Abbacuccio)
"Amò, ma perché imbarcano i bagagli?" "Perché noi andiamo con l'aereo, i bagagli in barca!".
(Arteteka)
"Il telefono è blu perché è bluetooth...e questo ci si sa."
"Ahh! Cett Cett!!"
(Mariano Bruno)
"Ho vinto un premio per il miglior montaggio a un festival di Cinema. E io ringrazio tutti i miei montatori..."
(Valeria Graci)
“Non ha paura di nessuno. E’ andato a prendere il pizzo al sexy shop. Indovinate quanto gli hanno dato? Un cazzo”
(Matranga & Minafò)
E queste sono le migliori.
Tutta la comicità del programma basata sugli equivoci, i fraintendimenti lessicali, allusioni manco tanto velate a culi, tette e falli.
Ma c'è di più. Il tutto è "seriale". Ogni puntata ha la stessa e identica liturgia di tormentoni e battute scontate.
Poi ogni tanto esce il monologhista di turno che cerca di risollevare le sorti ma con esiti deludenti (primo tra tutti Paolo Caiazzo con dei monologhi seriosi che sembrano la riedizione delle banalità che si leggono sui social network. Lui però si crede il Beppe Grillo di Napoli e si prende molto/troppo sul serio...)
No. Non sono io spocchioso. Mi dispiace.
Ma Made in Sud non mi fa ridere. Anzi. Mi deprime.
Battute in stile film di Pierino, comici che ridono delle loro battute (!!), tormentoni riproposti alla nausea. Volete la scureggia? Eccola! Volete il rutto? Eccolo!
Come quando ai bambini per farli ridere basta pronunciare parole come "mutanda", "calzino", "puzzetta".
Tutto in Made in Sud è scritto e interpretato per assecondare il ventre dei telespettatori.
(tanto da far sembrare il Bagaglino un Letterman Show denoantri)
Capitolo a parte merita il capo scuola del genere. Alessandro Siani. Il comico che sui monologhi volgari e urlati infarciti di parolacce ci ha costruito una fortuna. Salvo poi ultimamente chiudere i suoi monologhi attesissimi (anche a Made in Sud) con un musichetta romantica in sottofondo. E allora lui si fa serio. Ci crede (anche lui, come Caiazzo) e comincia a inanellare una quantità mostruosa di luoghi comuni e frasi ad affetto che manco sui muri dei bagni delle scuole medie, con l'occhio lucido di chi si sta emozionando.
Roba che quasi lo preferisci quando interpreta Tatore con Checco Lecco (eh..)
Non mi piace sparare a zero sul lavoro altrui. So bene che dietro questa trasmissione c'è il lavoro di tanti.
Ma oggettivamente c'è anche da prendersi delle responsabilità. "Da un grande potere derivano grandi responsabilità", lo dice pure l'Uomo Ragno.
E allora, cari autori e comici di Made in Sud, sapete bene che i vostri tormentoni in prima serata poi il giorno dopo diventano intercalare e citazioni diffusi, specie tra le nuove generazioni. Sapete bene che, come da titolo del programma, rappresentate la comicità del Sud.
Si può, si deve fare di meglio.
Anche De André lo diceva: "dal letame nascono i fiori". E data la quantità proposta, si può auspicare di vedere presto fiorire qualcosa di buono.
(giusto per esempio, a me questa cosa mi ha fatto ridere tanto, ma tanto...)
Tutta la comicità del programma basata sugli equivoci, i fraintendimenti lessicali, allusioni manco tanto velate a culi, tette e falli.
Ma c'è di più. Il tutto è "seriale". Ogni puntata ha la stessa e identica liturgia di tormentoni e battute scontate.
Poi ogni tanto esce il monologhista di turno che cerca di risollevare le sorti ma con esiti deludenti (primo tra tutti Paolo Caiazzo con dei monologhi seriosi che sembrano la riedizione delle banalità che si leggono sui social network. Lui però si crede il Beppe Grillo di Napoli e si prende molto/troppo sul serio...)
No. Non sono io spocchioso. Mi dispiace.
Ma Made in Sud non mi fa ridere. Anzi. Mi deprime.
Battute in stile film di Pierino, comici che ridono delle loro battute (!!), tormentoni riproposti alla nausea. Volete la scureggia? Eccola! Volete il rutto? Eccolo!
Come quando ai bambini per farli ridere basta pronunciare parole come "mutanda", "calzino", "puzzetta".
Tutto in Made in Sud è scritto e interpretato per assecondare il ventre dei telespettatori.
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Capitolo a parte merita il capo scuola del genere. Alessandro Siani. Il comico che sui monologhi volgari e urlati infarciti di parolacce ci ha costruito una fortuna. Salvo poi ultimamente chiudere i suoi monologhi attesissimi (anche a Made in Sud) con un musichetta romantica in sottofondo. E allora lui si fa serio. Ci crede (anche lui, come Caiazzo) e comincia a inanellare una quantità mostruosa di luoghi comuni e frasi ad affetto che manco sui muri dei bagni delle scuole medie, con l'occhio lucido di chi si sta emozionando.
Roba che quasi lo preferisci quando interpreta Tatore con Checco Lecco (eh..)
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Ma oggettivamente c'è anche da prendersi delle responsabilità. "Da un grande potere derivano grandi responsabilità", lo dice pure l'Uomo Ragno.
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