Faccio pubblica ammenda. Avevo sempre considerato Stephen King uno scrittore commerciale, roba di genere alla stregua dei romanzi Harmony. Poi un giorno un collega di ufficio (Dario, grazie) mi passa un ebook, Cujo dicendomi di fidarmi di lui, che è un gran libro.
Con quintali di scetticismo inizio la lettura e già dopo le prime trenta pagine devo ricredermi. Il libro mi prende subito, scritto sapientemente e verso la fine ho le palpitazioni.
Va bene, forse sarà stato un caso. Allora verso fine ottobre del 2017 decido di levarmi ogni dubbio su King. Inizio la lettura di It. Non facile, un libro enorme (e con i miei ritmi di lettura l'ho finito a metà gennaio 2018).
Credo che sia stata una delle esperienze più emozionante e coinvolgente. Difficilmente potrò dimenticare i personaggi, le atmosfere e il paesaggio. Io i "Barren"li ho visti, ho sentito l'odore degli scarichi, il rumore del Kenduskeag, ho visto le strade di Derry e le sue case. Perché It è un libro sull'età più bella della nostra vita e sull'amicizia. Ed è stato come rivivere le mie estati dopo i dieci anni, piene di giochi, avventure e di cose mai dette ai genitori.
Bill, Ben, Bev, Eddie, Richie, Stan e Mike, il "Club dei perdenti" contro la banda di Bowers. Il mio preferito, il giovane nerd Ben "Covone" Hanscom, grassoccio e segretamente innamorato di Beverly. Poi, sì, c'è It, il mostro che si ridesta ogni 27 anni e che uccide i giovani di Derry. Ma il bello di questo romanzo è che anche senza il "mostro", il tutto resta in piedi.
It è alla stregua di film come i Goonies o di Stand By Me (di cui proprio King ne è stato l'autore).
Quindi scusami Stephen, e grazie per questo romanzo che è prima di tutto un atto d'amore.
Adesso, avanti il prossimo libro.