23 maggio 2012

ll mio 23 Maggio 1992

Era il lunedì dopo quel sabato 23 Maggio. Ventitrèmaggio, 1992. Eravamo in 4a Superiore. Futuri periti informatici. Quel giorno arrivammo a scuola con ancora negli occhi quelle immagini dell'autostrada A29 tagliata in due da una voragine. Noi, brufolosi quasi maggiorenni, all'epoca forse non avevamo ben chiaro chi fosse Giovanni Falcone e cosa rappresentasse quell'attentato così spettacolare. Ma il clamore suscitato dalle televisioni e dai giornali ci fece subito capire la gravità del momento.


Arrivammo fuori scuola con i giornali. Da qualche tempo io e qualche altro compagno di classe ci atteggiavamo a "grandi" comprando Repubblica o Il Manifesto.
Girò subito voce di uno sciopero per solidarietà con le vittime della mafia. Ma era poco credibile e poi eravamo quasi a fine anno (e a fine anno la propensione allo sciopero/filone si assottigliava drasticamente).
Quel giorno entrammo a scuola e con le prime ore di lezione sembrò che tutto fosse normale. I professori si comportavano come se pochi giorni prima non fosse successo nulla.

Poi arrivò il momento delle ultime 3 ore. Laboratorio di Sistemi.
Uscimmo dalla nostra classe e con la tipica andatura da adolescenti debosciati, raggiungemmo l'aula del laboratorio al terzo piano.
Come sempre ad aspettarci il nostro professore. Un uomo longilineo, alto e con gli occhialini tondi. Era un professore molto esigente e temuto. Ma era anche un punto di riferimento, sempre pronto al dialogo con noi ragazzi che ormai lo chiamavamo "prof."
Quel lunedì, il nostro prof. era strano. Quasi insofferente. Vide spuntare dai nostri zaini i quotidiani.
Ci chiese se li avessimo letti. Stava per accennare a qualcosa, ma poi aprì il libro e cominciò la lezione.
Poi accadde l'inatteso.

Dopo pochi minuti il prof. chiuse di botto il libro, ci guardò tutti e disse: "Vi rendete conto quanti sono 500 kili di esplosivo?? Eh?? E' una cosa gravissima!". Noi tutti rimanemmo spiazzati e ci guardavamo come per dire "questo è matto".
Continuò: "Io oggi lezione non la voglio fare. Non ci riesco. Adesso ci mettiamo tutti in cerchio e per queste tre ore discuteremo della strage di Capaci, di Falcone e delle Mafie".

Ecco. Il mio ricordo a vent'anni dalla morte di Giovanni Falcone sta proprio in quell'aula di laboratorio dove per tre ore io e miei compagni di classe insieme al nostro prof. parlammo e ci confrontammo.
All'inizio era più la gioia per aver scansato la mega lezione del prof. Poi il dibattito si fece serrato e quasi non bastarono le tre ore.
Non ricordo cosa ci dicemmo di preciso. Ma ricordo che capimmo l'importanza di ciò che era accaduto e che come cittadini eravamo chiamati a fare la nostra parte contro la cultura mafiosa.
Quel giorno, forse, siamo diventati un poco più grandi e più liberi.

p.s. il prof. si chiama Massimo Lampa e spero che stia ancora insegnando a qualche mandria di brufolosi ragazzini i segreti dell'informatica e di come essere uomini liberi.



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