3 marzo 2014

Le cose fatte bene

Complimenti, caro Paolo Sorrentino.
Con tutto che io il tuo film "La Grande Bellezza" l'ho visto e, ti devo confessare, non mi ha convinto e sul finale mi sono pure addormentato.
No, non è stato amore a prima vista. E sinceramente non mi è venuta manco la voglia di una seconda.
Però una cosa è stata chiara fin dall'inizio del tuo film. Adesso ti spiego.
Devi sapere che io e la mia Nina vediamo tanti film italiani. Evitiamo accuratamente tutti i filmoni "blockbuster" ammerigani infarciti di esplosioni, inseguimenti e pallottole al rallentatore.
Ebbene, fatto zero i "cinepanettoni" e dieci "Otto e mezzo" di Fellini, quasi tutti i film italiani degli ultimi dieci anni si attestano, a mio modesto parere, su un sei.
Sono film generalmente girati male, senza cura per l'inquadratura, dialoghi spesso non udibili, location scontate e sequenze monotone se non banali. Anche se la sceneggiatura è ottima e gli attori bravi.
Anche i tuoi primi film, fino a This must be the place, sono da sufficienza.
Sufficienza che, ad esempio, da qualche anno io e Nina non abbiamo più visto nei film francesi. La Francia ha capito come fare film girati bene. Anche la stronzata più stronzata, oh, i francesi te la girano bene.
Ecco, allora, dicevo prima, una cosa invece del tuo film mi è stata chiara dall'inizio.
Da quel piano sequenza iniziale.
Il tuo film è stato girato bene. E' stato fatto bene. E' evidente il tocco della regia. La narrazione per immagini che arriva allo stato maniacale.
Con la cura e la passione di chi ama il proprio lavoro.

Allora, se vi state domandando perché Paolo Sorrentino abbia vinto l'Oscar, la risposta non è perché il regista ha mostrato la decadenza dell'Italia e bla, bla, bla...
No. Sorrentino ha vinto perché il suo film è girato bene, costruito bene con gli attori giusti (i primi piani a Servillo valgono da soli tutto il film) e le cose fatte bene prima o poi hanno un riconoscimento.
E la valenza pedagogica di questo riconoscimento nel nostro paese può solo fare del bene.

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