Mentre scorri la tua timeline su facebook o twitter di imbatterti in una foto con bambini ricoperti di sangue, occhi sbarrati nel vuoto, magari qualche arto maciullato o mancante. Teste semi spappolate. Sangue. Tanto.
E te la ritrovi mischiata tra un link sul calciomercato, un meme esilarante o un selfie della tua amica delle superiori (ora quarantenne) che commenta "Sole Time!! Ke bellooooo!!".
Perché? Perché buttare un'immagine così in uno spazio eterogeneo? Volete sensibilizzare? Chi, cosa, quando?
L'unica cosa che avrete ottenuto è di far sapere non che stanno morendo bambini a Gaza, ma "come" stanno morendo questi bambini. State suscitando solo curiosità morbosa. E' il YouPorn della guerra.
Come se non bastassero più le parole "morto" e "bambino" nella stessa frase a suscitare in noi attenzione.
Si banalizza il tutto. E' analfabetismo dei sentimenti.
Ditemi. Ma per sensibilizzarvi contro la pedofilia vi serve una foto in cui un bambino viene sodomizzato da un vescovo? O per capire che picchiare un bambino è sbagliato dovete prima guardare una foto di un visino angelico col naso fratturato da un cazzotto del padre?
I motivi della guerra non interessano. L’attenzione è attratta da questioni emotive che esaltano la proiezione narcisistica. Stanno morendo dei bambini! Guardate come mi indigno e come sono sensibile. Perché voi merde non vi indignate e continuate a vedere e commentare i mondiali di calcio? Perché continuate a pubblicare le foto dei vostri lauti pranzi, colazioni e cene? Stanno morendo dei bambini! Sveglia! (111!!!!11!)
Questa enfasi sui bambini è veramente borghese (nel senso più spregevole del termine). Fa il paio con il disumano amore per gli animali, in particolare i cuccioli di animali.
Ma fatemi capire. Se quindi io postassi una foto di un 52enne morto accidentalmente per un bombardamento, vi lascerebbe indifferenti? Devono essere bambini per forza?
Da queste parti la vita umana è sacra, sempre, anche a 90 anni.
Però le uniche foto che vale la pena di condividere sono quelle dei bambini morti. E così facendo ecco che ci sentiamo apposto con la nostra coscienza. Abbiamo alimentato la nostra SuperSensibilità e fatto vedere al mondo intero che noi siamo per la causa giusta e voi, voi beceri cazzari insensibili, siete solo pieni di contraddizioni.
E non conta che tutto questa avvenga stando seduti comodamente sul divano di casa vostra in WiFi sorseggiando dell'ottimo caffè e fumando una bella sigaretta. Utilizzando uno strumento (facebook) di proprietà di un ragazzo americano miliardario che fa lobbing e che è molto vicino al governo americano. Governo americano che appoggia (e finanzia) la politica militare di Israele. Magari abbiamo postato il tutto grazie ai nostri stupendi Smartphone realizzati da multinazionali che sfruttano lavoro sottopagato, anche minorile (i bambini!!!), utilizzando minerali grezzi contenenti tantalio, tungsteno, stagno e oro acquistati dai signori della guerra in Congo.
"Voglio urtare la vostra sensibilità. Se pubblico foto di bambini morti accenderò l'interesse mediatico sull'ennesimo attacco di Israele contro l'indifeso e martoriato popolo palestinese".
E' così, vero? E' questo il vostro scopo?
Poco importa se poi alcune delle foto che girano siano di bambini siriani morti l'anno scorso. Sì, ci sono anche i bambini siriani. Come ci sono quelli in Angola. In Ucraina. In Repubblica Centroafricana.
Perché non è che Israele sia particolarmente crudele rispetto al resto dell'umanità. E' la guerra che è crudele. E ovunque oggi ci sia una guerra, ci sono bambini che muoiono.
Però, per ragioni storiche tutte italiane e di dinamiche politiche nostre interne, il conflitto israelo-palestinese suscita nelle varie fazioni riflessi pavloviani con conseguenti chiamate alle armi e messa in scena dell'ennesimo teatrino tra guelfi e ghibellini.
(scanso equivoci il sottoscritto da anni perora la causa del popolo palestinese contro lo strapotere e l'arroganza di Israele. Ci tengo però a sottolineare che per quanto mi riguarda Hamas sta facendo più danni alla causa palestinese di Israele)
Basta. Basta con queste foto di bambini morti. Rispettiamoli, almeno da morti.
Possiamo, anzi, dobbiamo sensibilizzare l'opinione pubblica con la forze delle nostre idee. Informiamoci, informiamo. Le idee valgono più di cento foto truculente.
Restiamo umani. Come diceva spesso Vittorio Arrigoni, che in Palestina ci ha lavorato come reporter e attivista per la pace (salvo poi poi trovarci la morte).
Restiamo umani. Come diceva spesso Vittorio Arrigoni, che in Palestina ci ha lavorato come reporter e attivista per la pace (salvo poi poi trovarci la morte).
Vittorio nel un suo libro "Gaza. Restiamo umani" scriveva:
Ieri ho scattato alcune fotografie in bianco e nero alle carovane di carretti trascinati dai muli, carichi all'inverosimile di bambini sventolanti un drappo bianco rivolto verso il cielo, i volti pallidi, terrorizzati. Riguardando oggi quegli scatti di profughi in fuga, mi sono corsi i brividi lungo la schiena. [...] Ho una videocamera con me ma ho scoperto oggi di essere un pessimo cameraman, non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perché piango anche io.
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