Come sempre, il problema non è certo il personaggio. Che si fa portatore di una istanza che a quanto pare in questo momento rappresenterebbe addirittura circa il dieci per cento dei nostri concittadini con diritto di voto.
Certo, il tizio in questione, in passato, si è distinto per acume e sensibilità che hanno riportato alla memoria i fasti del nazionalsocialismo tedesco. Ma, come dicevo, lui è solo un piazzista. Il cucuzzolo della montagna (come cantava la nostra Rita).
Fiuta la rabbia nell'aria e subito se ne fa portavoce. Un marchettaro, opportunista, che se non avesse scelto la politica come attività, avrebbe investito nei franchising di sigarette elettroniche.
Non è il primo, non è il peggiore, non sarà l'ultimo.
Però lasciatemi anche dire che difronte a questi personaggi, il vostro politically correct potrebbe ben figurare come turacciolo infilato a giusta guisa a serrare la via anale.
La democrazia è bella perché tutti possono esprimere la propria opinione. Certo. Ma è bella anche perché c'è chi ha difeso e difende questo diritto. Per tutti, anche per voi (citazione dotta di Riccardino)
E cosa accade allora quando arriva qualcuno che, approfittando di questo bellissimo dono della libertà di pensiero, ciarla di razzismo e xenofobia? (roba in palese antitesi con la libertà e la democrazia)
Personalmente? Credo che vada zittito. Anche in modo veemente.
Perché se la calunnia è un venticello, il fascismo è una bufera capace di spazzar via nell'attimo di un assopimento generale della ragione, democrazia e libertà. E non crediate che la natura umana non ne sia capace. Tutt'altro. Barattare la propria libertà, sottomettendosi ad un'autorità per scongiurare ataviche paure, pare sia lo sport in cui l'umanità riesca meglio.
(Alle falde del Vesuvio, ancora abbiamo lo scorno per come ci vendemmo al Cardinale Ruffo e ai suoi sanfedisti.)
Insomma. No, non puoi andare a fare professione di xenofobia in un campo Sinti o Rom a Bologna o a Roma e aspettarti applausi. Perché altrimenti sarebbe veramente preoccupante.
Invece hai trovato, come giusto che sia, un muro di persone non assopite che ti hanno ricordato cosa rappresenti e dove devi andare.
"O tutti, senza se e senza ma, condannano e rifiutano qualsiasi tipo di violenza, oppure io mi fermo".
Ha detto proprio così. Lui, vaneggiando di violenza.
No, non puoi parlare. Non puoi. Punto.
Il relativismo in questo caso non funziona. Se le tue idee negano la libertà e l'uguaglianza, non hai la libertà di esprimerle. Semplice.
"Oppure io mi fermo". Ecco, bravo. Fermati e rimani così.
Però, tornando all'introduzione, il personaggio è solo un megafono. Il cucuzzolo della montagna, si diceva. Un montagna di merda fumante. Montagna che però, guardata bene da vicino, è composta da tante piccole palline di merda.
Ecco. Il problema a mio avviso, sono queste piccole palline di merda. Palline che quotidianamente abbiamo attorno. In famiglia, in ufficio, al bar, sui treni, a scuola. Queste palline non perdono mai occasione per ribadire le loro idee contro i diversi attribuendo la causa di ogni loro sventura a quest'ultimi: neri, gay, rom, zingari, rumeni, albanesi, polacchi, ucraini, marocchini, cinesi, trans, lesbiche, meridionali, terroni e napoletani.
A queste palline di merda, grazie alla NOSTRA idea di libertà e democrazia, è permesso di esprimersi in libertà.
Ma, proprio per questo, alle tante palline di merda va fatta opera pedagogica ricordando loro non solo la propria morfologia e il tanfo pesante che si propaga dalla loro mente, ma anche che questa libertà per cui è permesso loro di esprimersi, è presidiata e difesa. E che da questo stato copro-antropomorfo è possibile guarire. Regalategli libri, fateli viaggiare, fateli incontrare con i "diversi".
Se ognuno di noi da oggi adottasse una pallina di merda facendole capire che il diverso non fa paura, che il maggior responsabile delle proprie sventure è la propria ignoranza, da una stima sommaria credo che nel giro di un anno la montagna di merda di cui sopra, comincerebbe a sgretolarsi e il tizio in cima al cucuzzolo magari finirebbe a tagliare la porchetta alla Sagra Del Fungo Porcino di Motta Visconti in compagnia di quest'altro fenomeno di sterco appallottolato.
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