7 gennaio 2013

Gomorra, non si butta via niente.

Caro Roberto,
sempre tanta stima e rispetto (puoi anche muoverti cit.), ma questa storia della serie TV, francamente, non l'ho capita. Non ho capito l'utilità e non ho capito perché gridi alla censura se il presidente della municipalità di Scampia ha vietato l'autorizzazione alle riprese.

Il tuo bellissimo libro, Gomorra, all'epoca ha avuto un impatto dirompente. E' stato un capatone assestato in pieno viso a tutti quelli che erano fermi alla Camorra di Cutolo, quella del "O-Malacarne-è-'nu-guapp-'e-cartone".
Hai raccontato, con dirompente capacità narrativa e analitica precisione, quello che adesso viene chiamato "Sistema"; spiegato che in Campania c'è un potere fortissimo, pericoloso e senza scrupoli.
La cosa che più ho apprezzato del tuo racconto è che sei partito da Scampia-Napoli-Campania, per dimostrare a chiare lettere che il fenomeno è internazionale. Tu stesso hai seguito le tracce fino ad arrivare in Scozia.
Dopo il libro c'è stato un film. Matteo Garrone e la sua troupe hanno portato le loro telecamere in giro per Scampia e per il casertano ricostruendo spaccati di quotidiana vita violenta nella terra campana. Un successone. Poi c'è stato il teatro. Altro successo.
Gomorra è diventato sinonimo di Camorra. E' diventato sinonimo di Scampia. E' diventato sinonimo di Male Assoluto.
Gomorra è diventato brand, buzzword, variabile metasintattica.
E' la parolina magica che ti da diritto alla medaglia sul campo.
"Siamo in collegamento da Scampia, la terra di Gomorra", "Non c'è solo Gomorra qui a Scampia".
Questi di solito gli incipit di tutti i giornalisti che ogni tanto vengono a Scampia (magari vestiti con tute mimetiche) con alle spalle le vele ben visibili e quell'espressione da reporter d'assalto che manco in Kazakistan.
Gomorra adesso è diventata addirittura una serie TV. Perché no. La trafila è identica a quella di "Romanzo Criminale": Libro-Film-SerieTV. Ha già funzionato, funzionerà ancora. Gomorra è diventato 'nu puorc'. Non si butta via niente.
Per fortuna non è una serie per bambini, altrimenti ci saremmo ritrovati zainetti, diari, quaderni di Gomorra e, perché no, le riproduzioni in miniatura di Ciruzzo 'o Milionario, Cicciotto 'e Mezzanotte e Sandokan. "Papà mi compri 'nu sciossionist'?" "'A papà, ce steven' sulament' 'e girat'".

Mo dico io, caro Roberto. Ma veramente questa serie TV era necessaria? Cos'altro bisogno ancora raccontare? Cos'altro c'è ancora da denunciare, narrare che non stia già nella cronaca quotidiana?
Perché ti indigni se, alla notizia dell'inizio delle riprese, molti abitanti di Scampia hanno vivamente protestato all'idea di essere nuovamente oggetto di curiosità nazionale, tipo Zoo?
(memori anche dell'ultimo fallimentare arrembaggio mediatico con #occupyScampia)
Ancora il loro quartiere portato agli onori nazionali in qualità di novello Averno.
Chi abita oggi quel quartiere porta un marchio. "Tu dove abiti?" "A Scampia". E le facce cambiano immediatamente. E' così.

«Non siamo contro nessuno ma la camorra va decontestualizzata dai luoghi e contestualizzata nei ragionamenti. Il racconto non deve legarsi a un posto specifico, perché oltre alla solita immagine negativa del quartiere il rischio è quello di ridurre anche la portata del problema che ormai non conosce più confini»
Queste parole sono di Mirella Pignataro del Gridas, io le rileggerei almeno 10 volte prima di gridare alla censura.
Pensaci.

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