Diego Miedo |
«je so’ nato e so’ cresciuto dint’a nu quartiere addò o arruobb’ o spacci o te faje ‘na pera (*)»
Il Beverly nero inchioda a pochi centimetri dal marciapiede. Salvatore si trova stretto tra un montone di immondizia e lo sguardo di Danilo che continua a tenere il suo scooter minacciosamente su di giri.
Salvatore non ci ha dormito tutta la notte. Le scelte. Maledette scelte. Perché bisogna scegliere? E poi che scelta è?
Da una parte il muratore a 50 euro al giorno, a nero. Dall’altra Danilo. Vieni con me. Ma che ci fai c’ ‘a cardarella? Devi solo cacciare le palle e avrai soldi e rispetto.
«senza ‘na lira ‘nnanz’a televisione che te dice nun si ommo si nun tiene ‘o machinone»
Salvatore ci ha pensato. Ha fatto un piccolo riassunto delle puntate precedenti. Facilissimo. Papà al padiglione Torino, truffa aggravata. Pinuccio, fratello maggiore, poliomielitico, che sfila i soldi dal portafogli della madre per farsi di kobret. Mammà che lava i cessi di una pompa di benzina sulla tangenziale.
La sua promessa a Mammà. No, non faccio la fine di papà. Vado con Zio Vincenzo ‘o muratore e mi imparo il mestiere.
Danilo lo fissa, ha le scarpe bianche, nuove. Tutto vestito di marca. Danilo è più piccolo di due anni e già controlla una strada. Ha comprato pure il telefonino nuovo a sua madre.
«si voglio sta’ pur’je comm’e figli de’ signure co ‘e denare dint’a sacca ‘e co ‘e vestiti bbuoni»
Che scelta è? Salvatore non ci ha dormito tutta la notte. La felicità. Sì, la felicità. Quella che provava quando da bambino andava a pescare col padre al porto, o quando la mamma indossava il vestito giallo di cotone e si andava tutti in gita. Su a Montevergine. Ufficialmente a chiedere la grazia alla madonna per la gamba di Pinuccio.
Voglio essere felice! Voglio essere felice!
Salvatore ‘a mammà, mi devi promettere che starai lontano da quel Danilo e dai suoi amici. Sì, Mammà. Mo dormi però che domani mattina altrimenti non ti svegli e perdi il pullman delle sei.
« ‘a scola ll’aggio fatta mmiezo ‘a na via mmiezo ‘e mariuole e mmiezo ‘a polizia»
L’odore del caffè, la nottata bianca, la sagoma di Mammà dietro il vetro della porta della cucina.
Salvato’, ti ho preparato il caffè. Dopo cerca di svegliare pure a Pinuccio. Zio Vincenzo ha detto che ti aspetta giù all’incrocio per le sette. Io scendo che altrimenti perdo il pullman.
Mammà è triste. Si vede. Manco più lo smalto si mette. Dice che costa troppo. Non ce lo possiamo permettere.
Che scelta è?
Salvatore si lava la faccia, si ferma a guardarsi allo specchio. Quel che vede compreso di scenografia circostante gli provoca un senso di nausea. Passa davanti alla stanza di Pinuccio. Dorme, o forse è in down.
Veste i panni da lavoro lerci e logori che gli ha passato Zio Vincenzo, si aggiusta i capelli con la mano e si chiude la porta e gli incubi dietro le spalle.
«dint’a chistu munno ce sta chi arrobba legalmente e sfrutta tutt’e juorne’ a miseria ‘ell’ata gente»
Guarda Danilo negli occhi. Il motorino strepita e va avanti e indietro sotto le mandate di gas a intermittenza. Si volta in fondo alla strada. Il furgone di Zio Vincenzo è già lì. Ci ha pensato tutta la notte. Le scelte. Mammà, ma che scelta è?
Da quanto tempo non siamo felici? Da quanto tempo non sorridiamo?
Danilo abbozza un ghigno, fa un cenno con la testa. Vieni, sali.
Salvatore si guarda le scarpe. Chiazzate di calce. Sente l’odore acre di sudore stantio dei suoi vestiti.
Stringe i pugni. Fa un passo.
«allora pecchè pe’ tutta chesta ggente lloro so’ bbuone e je so’ malamente?»
(*) 'O bbuono e 'o malamente – Almamegretta – 1983 Anagrumba/CNI/BMG
Non son degna...
RispondiEliminaPotresti sorprenderti :-)
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