"Ma come mai voi da Napoli venite fin qui?".
E vaglielo a spiegare compiutamente che a me di condividere con i miei conterranei (e con le loro peculiarità) il tempo e lo spazio anche in vacanza, mi scassa un poco il cazzo.
No, vi voglio bene, cari conterranei, ma la "vacanza" significa essere vacuo, sgombro, libero. Da tutto. Da tutti. Dal quotidiano.
Poi è bello sentire altri dialetti e modi di pensare. Con tutto che a me pure il dialetto romano dopo un giorno ha già stufato. Quello toscano lo reggo meglio. Suvvìa.
E poi quest'anno, per fare un esempio, abbiamo avuto come vicini di tenda una famiglia di scassa cazzi. Però erano toscani. E vuoi mettere una famiglia scassa cazzi toscana con una famiglia scassa cazzi napoletana?
Noi meridionali urliamo. E' così. Parliamo ad alta voce.
I primi giorni di campeggio le nostre voci sono le uniche che si odono in pineta. Poi, accade che registriamo il nostro tono su quello degli altri.
L'ozio. E' una degli stati mentali che più amo. L'ozio e la relativa noia. Da questi momenti nascono di solito cose buone. Quest'anno ad esempio ho sfruttato il momento propizio per insegnare alle due figlie i segreti dello Scopone Scientifico (nella variante a 9 e 10 carte). Essendo in quattro, è il gioco perfetto.
Grande soddisfazione sentire la seienne, dopo aver calato un dieci con slancio di spalla, proferire "Gioco di palo!"
Avambraccio destro, nome del primo figlio tatuato. Avambraccio sinistro, l'altro figlio. Quest'anno sembrava una moda. Ed erano tutti del nord italia. Tanto che ad un certo punto mi è sorto il dubbio che ci fosse un pacchetto All-Inclusive (tipo quelli che trovi sui vari Groupon et similia). Una roba del tipo: Acquista adesso il pacchetto "Il sogno, la realtà" che comprende 23 ecografie 3d, 2 filmati ecografici, 12 visite ginecologiche ed avrai in regalo il nome di tuo figlio tatuato sull'avambraccio.
Il campeggio è ormai roba residuale. Siamo in pochissimi a praticarlo ancora. Con tenda. Ed è anche raro trovare campeggi che non abbiamo ceduto alla cementificazione e alla moda del bungalow.
Però il campeggio (in tenda) è come quando vai al cineforum a vedere un documentario sull'esodo dei curdi attraverso la Turchia. E' un filtro. Sai che ci troverai solo determinate persone. Che la pensano come te, e come te rispettano la natura e gli altri.
Sottolineo in tenda, perché molti giocano facile con roulotte e camper. La tenda è proprio uno stato mentale.
Per me è la vera vacanza. Stacco, totale, dalla quotidianità. Per non parlare della felicità per le bimbe di poter vivere giornate in piena libertà, sotto una splendida pineta, al contatto con la natura.
I condomini sul lungo mare e i quartieri villeggianti li lascio agli altri.
A Grosseto, complice un gelato colante e relativa ricerca di una fontanina, abbiamo scoperto il Parco di via Ximenes, lungo le mura della vecchia città. Per chi volesse prendere spunto su come dovrebbe essere un'area dedicata alle attività ludiche dei bambini da zero fino a dodici anni, si faccia una camminata in questo piccolo gioiello. Camminando lungo questo parco e osservando come le mie figlie si divertivano a correre a piedi nudi sull'erba dei prati, a cadere sui pavimenti soffici, a salire su altalene, castelletti e altre diavolerie, ho provato invidia. Invidia per una comunità che riesce a dotarsi di un piccolo spazio pensato per i bambini e a manutenerlo alla perfezione. E questa sensazione di terzomondismo per chi come il sottoscritto vive nella provincia di Napoli, francamente un poco mi ha stufato (considerando che da queste parti le tasse si pagano dal primo all'ultimo centesimo).
E alla fine anche questa estate ce la siam tolti dai cojoni.
Ecco, mentre scrivo questo post sul nostro (finalmente) terrazzo di casa, in lontananza si vedono nubi nere e lampi. Di questi tempi, il pensiero del futuro, per varie ragioni, un poco inquieta.
L'estate è il periodo in cui i figli crescono un sacco. Tu ti senti un poco più vecchio e fai qualche consuntivo della tua vita non "vacante".
Nella mia mente resterà l'immagine del sentiero tra le dune che dalla pineta del campeggio porta a mare. Noi quattro che di mattina percorriamo questo budello immerso in una rigogliosa vegetazione. Le bimbe che ad un certo punto si staccano da noi e corrono verso l'ultima curva del sentiero. Quella che ci separa dalla spiaggia. Scompaiono dietro questa curva per poi riapparire poco dopo gridando "Papà, Mamma, il mare è bellissimo, è una tavola!".
Che questo autunno a venire sia proprio come il mare visto con gli occhi di un bambino.
Bellissimo post Pinellus. E bellissima anche la foto! :)
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