Io quest'anno gli auguri e l'incoraggiamento non li voglio fare agli studenti.
Io quest'anno voglio incoraggiare e stimolare (gasare!) la categoria degli insegnanti.
Ehi, sì, proprio voi!
No, non voi già motivati e con la vocazione.
Quelli lì...voi, voi.
Vi ho visti, non vi nascondete.
Avanti, non mentite. Vi conosco. Siete scojonati, demotivati e frustrati, nei casi migliori.
Alcuni di voi la mattina quando varcano la soglia dell'aula hanno un rigurgito gastrico acido.
Sono anni che manco voi ci credete più alle stronzate che cercate di inculcare ai vostri alunni.
Sono anni che anche voi sotto sotto sapete bene che tutto quello sbattimento a studiare e a cercare di prendere buoni voti non servirà a nulla.
Sappiamo bene, io e voi, che questa verità è veramente insopportabile.
E vogliamo parlare dello sguardo di sufficienza col quale venite esaminati ogni giorno dai vostri studenti?
Ai loro occhi smaliziati e crudeli apparite nudi, senza scampo, per quello che siete.
Dei falliti. Senza talento, senza fascino, senza iPhone, senza BMW X5.
Lo avvertite chiaro da quelle espressioni che vi fanno quando cercate di mortificarli.
E fa tanto male. Lo so.
Se poi vogliamo essere del tutto onesti, diciamocelo francamente. La maggior parte di voi questo lavoro lo fa non per passione. Come dire, senza vocazione.
Altri la vocazione l'hanno persa per strada, mortificata da strutture fatiscenti, colleghi strafottenti, presidi ignoranti. E poi, a fine mese, quello stipendio. Una fame.
C'hanno ragione i vostri alunni a guardarvi come un branco di sfigati.
Diploma, Laurea, Concorso. Studiare, studiare, studiare.
Poi arriva la mamma di quel somaro del Di Meo (che avete bocciato) che a stento mette insieme due parole di senso compiuto (sia lui che la mamma, eh!) e vi denuncia al TAR se siete al Centro/Nord. Al Sud magari vi bruciano l'auto o vi gonfiano come una zampogna.
Ma cosa è successo? Quando?
Io faccio risalire agli anni '80 l'inizio della fine.
Il momento in cui il Maestro, da autorevole soggetto, stimato e rispettato, si è trasformato agli occhi della gente in un mero dipendente statale.
Stima e rispetto si sono trasferite sul numero di cifre del conto in banca.
L'ossessiva centralizzazione e attenzione delle famiglie sui propri figli hanno fatto il resto.
Oggi avete a che fare con orde di genitori che straparlano di diritti, che i loro figli sono perfetti, che se il profitto di questi piccoli Einstein non è alto, la colpa è solo ed esclusivamente vostra. Degli insegnanti.
Genitori dalle vie legali facili. Genitori che una volta ascoltavano e che adesso non vogliono sentir ragioni.
Mio figlio mi ha detto, sa, di come lo tratta in classe.
Io non le permetto di usare quel tono di voce con mio figlio.
Vogliono parlare con il Preside. Vogliono denunciare.
Che vita di merda. C'avete ragione.
Anche io al vostro posto, a quest'altro giro di boa, avrei una nausea da vomitarmi addosso anche le budella.
Figuriamoci quelli di voi che "tra poco vado in pensione e vi mando a fare in culo tutti".
Sì. Le cose non stanno proprio bene.
Però, vedete. C'è un problema. Anzi, "abbiamo" un problema.
Ci serve un Futuro. E' urgente.
Ci serve un Futuro nuovo, però. Un Futuro fatto bene.
Un Futuro per dimenticare questi bruttissimi e volgari ultimi 20 anni di storia del nostro Paese.
Il nostro Futuro passa nelle vostre aule. E' seduto in quei banchi con le sedie rivolte verso la vostra cattedra.
Quel Futuro ha bisogno di credere di essere un Futuro. Altrimenti si convince di essere l'ennesimo Passato riscaldato che ritorna. E quindi non è più Futuro.
Capite? Voi avete un grande onore, un grande privilegio. Voi il Futuro lo vedete, ci parlate, lo educate, lo scolarizzate. Lo chiamate alla lavagna, gli date i compiti per casa.
Voi a questo Futuro insegnate tante cose. Lo vedete crescere, siete parte della loro famiglia.
E ci dovete credere prima voi nel Futuro e nelle cose che raccontate a questo Futuro.
Aggiornatevi, capite come il mondo sta girando. Senza aspettare "Il Ministero". Internet, Tablet, Hyperlink, Wikipedia, Lavagna Multimediale. Entrate nel mondo dei vostri alunni, musica, serie tv, linguaggi, balli.
Riprendetevi quell'autorità, quel rispetto, la stima.
Dovete riconquistare il terreno perso con le famiglie di questo Futuro.
Non c'è altra strada. Adesso tocca a voi.
Forza, Maestri! In bocca al lupo!
(poi magari dopo andiamo insieme a bussare la porta del "Ministero" per quella faccenda dello stipendio...)
P.S.
Chi vi scrive ha due "Futuri" alle scuole elementari.
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