9 maggio 2014

Song'e Napule: ManettiBros vs Gomorra

Festa del cinema, biglietti a tre euro. Massì. Moglie! Figlie! Si va al cinema!
"A vedere cosa?".
"Uhm, vediamo...".
Scartando GodzilloniUominiRagnoMarvelloni, evitando accuratamente l'ennesimo film in CGI, scartando a priori commedie cinepanettose italiote, resta veramente ben poco.

Tra questo ben poco mi è saltato all'occhio l'ultimo film dei ManettiBros. Girato a Napoli. "Song' e Napule".
Avevo anche letto una recensione non proprio benevola su NapoliMonitor.
Sono curioso. Andiamo. Vada per i ManettiBros.
Sala semi deserta. Soliti venti minuti di pubblicità. Via!

Non vi sto a raccontare tutta la trama. In rete troverete ampia documentazione al riguardo.
L'idea però è carina. Fermo restando che parliamo di un film che non ha alcuna pretesa pedagogica o documentarista. E' un film.
Un poliziesco in stile anni 70 ambientato però nella Napoli odierna.
C'è subito empatia con il protagonista, giovane napoletano frustrato dai tanti problemi e mal funzionamenti della città (tra cui il fallimento della raccolta differenziata nel suo condominio) che sogna un posto di lavoro per affrancarsi dai genitori. C'è il cantante neomelodico (tale Lollo Love, interpretato da un bravissimo Giampaolo Morelli). C'è il Boss spietato della Camorra e il classico Commissario duro e determinato (stile Commissario Betti) che gli da la caccia. E poi c'è il classico matrimonio napoletano (in stile Boss delle Cerimonie) con tanto di sposa "ciardona" strizzata in un improbabile abito nuziale.

Insomma. Il film è pensato bene e con scene a tratti esilaranti.
Le due ore (sic!) del film passano con leggerezza e il lieto fine ci riporta alla dimensione della classica commedia italiana con richiami alla sceneggiata Mariomeroliana.
Bravi i ManettiBros per essere riusciti (loro che sono romani) a cogliere molte sfumature della napoletanità e per aver messo insieme un cast di buon livello e credibile nei rispettivi ruoli.
E soprattutto un plauso per non aver portato sullo schermo, neanche per sbaglio, le Vele di Scampia.
(ogni riferimento a fiction satellitari o a scrittori pelati, è puramente casuale)

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