31 maggio 2014

MammaRai non si attacca al Tubo

La notizia è ufficiale.
La Rai e Google sono giunti ad una serena separazione.
Google non ha accettato le condizioni di rinnovo contratto dettate dalla Rai.
Così la Rai entro i primi giorni di Giugno 2014, chiuderà il proprio canale su YouTube. Non solo.
Cancellerà tutti i video caricati sul canale e chiederà la rimozione a Google di tutto il materiale di sua proprietà caricato da utenti terzi.
E qui ci sono due piani di considerazioni:

Considerazione lato utente.
Scelta pessima. Lo standard de facto per l'embed (anche in virtù di una ottima disponibilità e qualità di API) è YouTube. In tutti i più affermati e moderni CRM, è disponibile un plugin per facilitare l'inclusione di video da YouTube.
YouTube è inoltre parte dell'ecosistema Google (mica cotiche) con possibilità per gli utenti di gestire propri canali, preferiti, commenti etc.

In questo momento il sito Rai.tv offre lo streaming tramite FlashPlayer, al netto di RaiOnDemand ancora su Silverlight  (nel Febbraio 2014 c'è stata una costosa migrazione da Silverlight a FlashPlayer, quando attualmente lo standard è l'embed di HTML5)
Ha sicuramente un ottimo sistema di highlight e anche la qualità dello streaming è ottima.
Peccato che l'embed dei video sia penoso e che l'ecosistema social faccia concorrenza per schifo a quello del Corriere.it
Non da ultimo, il website Rai.tv dovrebbe essere studiato da tutti i neo webdesigner come esempio di come NON realizzare un'impaginazione web.

Inoltre la decisione della Rai di rendere retroattivo l'abbandono del canale YouTube, cancellando così tutti i contenuti caricati propri o terzi di proprietà, equivale allo scrittore che richiede il rogo di tutti i libri in cui appaiono citazioni di sue opere non autorizzate.

Considerazioni lato azienda.
Allo stato attuale alla Rai veniva riconosciuta da parte di Google una misera percentuale per la pubblicità inserita nei contenuti di sua proprietà.
Stiamo parlando, tecnicamente, di 4,5 Euro CPM (costo per mille visualizzazioni) quando il valore medio del CPM di un inserto pubblicitario "pre roll" (pubblicità prima di un contenuto) è di 15 Euro.
Facciamo un esempio:
Puntata di Porta a Porta con l'intervista di Vespa a Beppe Grillo.
Sul canale Rai la registrazione della puntata conta attualmente 199.951 visualizzazioni.
Sul canale del M5S su YouTube lo stesso contenuto (attualmente rimosso proprio su richiesta Rai) ha totalizzato ben 749.208 visualizzazioni.
Il contenuto è di proprietà della Rai, ma quando questo è trasmesso su YouTube chi ci guadagna è solo Google.
Mettiamoci pure che Google opera in Italia senza pagare nulla al fisco nostrano (le sedi di Google in Europa sono in Olanda e Irlanda), ecco allora che la decisione presa da Viale Mazzini acquista un senso.

Insomma, economicamente, la decisione della Rai è saggia e tutela i propri contenuti e i possibili introiti da vendita di pubblicità sui canali on demand.
C'è però da dire che la strada per offrire a noi utenti, che paghiamo anche un cospicuo canone, un servizio in grado di non farci rimpiangere il Tubo di Mountain View, è ancora tutta da percorrere.



0 commenti:

Posta un commento