16 giugno 2014

Gattini, coniglietti e cagnolini

Allora.
Cari giornalisti. Tutti. Mettiamola così. In modo semplice.
Ravanare (cfr. rovistare, frugare) sugli account Facebook, Twitter (già più complicato) o G+ (sì, esiste anche un altro social) di una persona morta, indagata, ferita, scomparsa o comunque protagonista di un qualsiasi altro accadimento di cronaca, è semplicemente un atto di mediocre giornalismo d'accatto.

In queste ore tutti i giornali hanno l'adrenalina a mille per il fermo del presunto assassino di Yara Gambirasio.
Quindi, una volta conosciuti Nome e Cognome dell'indagato, ecco che scatta la caccia al tesoro su Facebook.
Con questi esiti:


Il resto lo travate qui:
Continua a sfuggirmi l'apporto che delle immagini di gattini, conigli e cani pubblicate da una persona su un social network, tra un cazzeggio e l'altro, possano dare ad una notizia.
Io ci vedo solo una bassissima curiosità pruriginosa di provincia. Il voler trovare conferme del profilo psicologico del "Mostro di turno" in quattro immagini idiote e banali di cui i social network abbondano quotidianamente.
Sarò sicuramente io stantio, ma questo non è giornalismo.

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