25 ottobre 2014

De stercore scientes

Per gli storici del futuro. Che magari un giorno troveranno questo misero ammasso di bit e byte riuscendovi a leggerne il contenuto. La situazione è la seguente:

Anno 2014, Italia.
Un tifoso del Napoli viene ucciso, mentre va a vedersi una partita nella capitale, per mano di un tifoso della Roma (la partita non è contro la Roma ma contro la Fiorentina n.d.r.).
Qualche romano sui social network gioisce per la morte (e agonia) del tifoso napoletano e rende onore all'operato di chi lo ha ucciso.
Successivamente, un tifoso della Roma e suo figlio di otto anni, muoiono in un incidente stradale tornando a casa dopo aver visto una partita. Lo scooter su cui viaggiavano padre e figlio, viene falciato da un'auto guidata da un rumeno.
Qualche napoletano sui social network gioisce per la morte di padre e figlio e si congratula col rumeno.

Se riuscite a rileggere il paragrafo precedente senza avvertire il pesante tanfo di merda che emana, i casi sono due: o pippate cocaina e vi siete già fottuti il setto nasale o siete già assuefatti alla merda.
Potete anche prendere le distanze da queste cose. Dire io non centro con questi zotici subumani. Fare finta di nulla e tirare dritto.
Ma al netto di chi prende la decisione di fare vita eremitica, in questa merda ci stiamo tutti. Tutti.

E non è certo una questione di "voi romani" o "voi napoletani".
Chi comincia con questi giochetti fa parte del nobile casato dei Rimestatori di Merda. Arte nobile e antica, ci mancherebbe. Ma è noto a tutti che a rimestar' la merda prima o poi se ne diventa parte senza accorgersene.

Anche l'ignavia, signori miei, la nobile arte del vivere felici e del non avere cacamenti di cazzo, non vi salverà. Prima o poi la merda verrà a bussare alla vostra porta.
Ergo, mi pare abbastanza chiaro che qui c'è da spalare. Tutti insieme.
“Ognuno secondo le sue capacità, ognuno secondo le sue forze” volendo parafrasare ZioKarl.
Come? Non lo so.
Ma secondo me già prendere atto che c'è della merda da spalare, e farlo tutti, è un buon punto di partenza.
Ancora più importante, poi, è il non aggiungere altra merda a quella già in essere.

C'è questa metafora molto bella del grattacielo Jolly Hotel a Napoli. L'ha utilizzata Valeria Parrella nel suo romanzo "Lettera di dimissioni".
Questo palazzone alto 100 metri costruito durante la fine degli anni 50 a Napoli. Un orrendo e arrogante cumulo di cemento nel bel mezzo del cuore antico di Napoli.
Visibile in ogni belvedere a rovinare la magnifica e armoniosa veduta del più bel golfo del mondo.
Jolly Hotel come simbolo dei mostri che generano merda.
Ecco. L'unico posto in cui è possibile ammirare il golfo di Napoli senza vedere quel grattacielo, è proprio dal Jolly Hotel stesso.
Il pericolo di stare nella merda, insomma, è proprio quello di non vederla. Di non riconoscerla come tale. Di convincersi che tutto va bene.

p.s.
Gianni Morandi da Monghidoro (no, non lo sto citando per quella legenda metropolitana), ad esempio, a mio modesto parere, sta facendo un gran lavoro di spalatura sul suo profilo facebook. Paraculatelo quanto volete, ma il suo diario quotidiano esprime alcune cose di cui avrebbe bisogno oggi questo paese.


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